Downton Abbey 4×07 – Episode SevenTEMPO DI LETTURA 5 min

/
0
(0)
Prima di addentrarci nel settimo episodio mi preme fare una breve
premessa: Downton Abbey non è una soap opera e non lo è diventata a partire da questa stagione. Downton Abbey è una serie con elementi soapoperistici che fungono da espedienti narrativi, espedienti che sono sempre stati presenti fin dalla prima stagione, non sono certo una novità dell’ultimo minuto. La bellezza di Downton non è mai stata ricercata in potenti trame, in una fine narrazione e in un racconto storico, ma in ben altro, in cose più apparentemente superficiali che in realtà sono il cuore della storia dei Crawley, a loro volta testimoni inconsapevoli ed estranei di una ben più grande Storia.
Cerchi concentrici: downstairs, upstairs, la Abbey, Londra, l’Inghilterra e l’Irlanda, l’Europa e l’America di Cora, dove si dirige Robert. Dall’ape operaia più piccola fino all’alveare più grande, Downton ci ha sempre mostrato con una certa raffinatezza gli aspetti dell’Inghilterra del ‘900, così fieramente attaccata al secolo scorso, ma così incapace di restare inerme alle novità del nuovo secolo. Detto questo, la debolezza della quarta stagione è cosa assodata, ma va ravvisata, a mio avviso, in un fattore esterno che nessuno avrebbe potuto controllare: Downton Abbey ha sofferto in maniera innegabile la morte di Matthew, non prevedibile per i telespettatori e non premeditata dagli autori visto i velenosi battibecchi tra Fellowes e Dan Stevens. Non mi sento di incolpare Fellowes per la poco riuscita della quarta stagione perché è un duro colpo rimanere orfani di uno dei protagonisti (il quale aveva acquisito un ruolo ancora più centrale con l’imprenditoria di Downton). Non è certo la prima serie e non sarà l’ultima che dovrà andare avanti senza personaggi cardine, ma un’impostazione diversa della trama, riferendomi soprattutto alla storyline di Mary, non sarebbe stata possibile, o meglio non vedo un’altra valida alternativa alla strada intrapresa. Un amore riparatore sarebbe stato out of character per una Mary così devota al marito e dall’altra parte un uomo doveva pur introdursi per una giovane donna aristocratica ed ho trovato molto riuscita la strategia degli autori di introdurre Lord Gillingham, escludendolo subito per l’ovvia condizione di lutto di Mary, facendo strada così a Mr Blake con cui poco e niente Mary avrebbe voluto a che fare (esattamente come con Matthew) per metterle poi davanti entrambi. Mai avremmo pensato di vedere Mary buttarsi nel fango e riderci di gusto, ma il fatto che sia avvenuto in maniera così spontanea e naturale per il personaggio vuol dire che qualcosa è cambiato, o che è tornato a funzionare.
Certo è che Downton Abbey si è macchiato di gravi colpe: i personaggi di Tom, Thomas (fermo in un percorso dallo scorso Christmas Special) ed Edith che avrebbe dovuto condurci attraverso l’emancipazione femminile. Dopo Sybil e la condizione di vedovanza
di Mary, questa sarebbe dovuta essere la stagione di Edith, la sua rivincita sulle sue sorelle, che sono state sempre una spanna sopra di lei. Invece non è accaduto nulla, se non nelle ultime puntate e pur apprezzando il momento in cui Edith si trova di fronte alla scelta di abortire o meno, non si può nascondere la terribile cura di questo personaggio. Una piccola noticina va poi a Rose: superficiale e inutile, vero, ma è esattamente questo il ruolo che le si richiedeva, alcuni hanno voluto vederci una sostituzione di Sybil, niente di più sbagliato (nessuno potrà mai sostituire Sybil nei nostri cuori), Rose è molto più semplicemente la responsabile del divertimento.
Scendendo nei downstairs, chi spicca sicuramente è Mrs Hughes che si dimostra ancora una volta una donna forte, caparbia e di polso, poco soggetta a raggiri di bassa leva del viscido Mr Green, storyline riservata sicuramente per il finale di stagione, così come quella di Edith e lo scomparso Mr Gregson.
Ultima, ma non per importanza, la trappola tesaci su Lady Violet. Per tutto l’episodio la sensazione è quella di deviare il telespettatore dal reale personaggio destinato a morte certa e il dito viene puntato proprio su Isobel Crawley, anche lei ormai vuota di una vera e propria funzione nella storia, che ha risentito più di Mary (e più di Molesley che alla fine un posto nel mondo e di lavoro l’ha trovato) della perdita di Matthew. Peccato però se dovesse venire meno perché l’accoppiata con Lady Violet era un’alternativa molto più che piacevole, rendendo le scene tra le due le più attese da tutti gli amanti di Downton.

 

PRO:

  • La gestione del personaggio di Mary in questo episodio e nell’intera stagione.
  • “Cousin Robert did leave me in charge of fun!”
  • Edith e l’aborto: un momento molto toccante.
  • “Sybil might have brought it off, but not me.”
  • Tom torna nel suo ambiente: l’aspetto politico di Tom è stato quello che da sempre l’ha caratterizzato, farlo tornare un po’ alle origini gioverebbe ad un personaggio che ha visto ben poco in questa stagione (La storyline con Edna è stata improponibile).
  • Forte e caparbia Mrs Hughes (“Don’t you dare thank me!”).
  • Lady Violet e Lady Crawley, un’accoppiata invincibile.
  • Lady Violet moribonda che non perde la sua verve (“I want another nurse! I insist! This, this one talks too much! She’s like a drunken vicar”).
  • Vedere Lady Violet totalmente ripresa esclamare con vigore “Oh, goody, goody” non ha prezzo. Dobbiamo ancora temere per la sorte della Contessa madre?
CONTRO:
  • Mala gestione di personaggi quali Thomas, Tom ed Edith, anche se gli ultimi due in quest’episodio compiono piccoli passi, ma comunque troppo piccoli paragonati a sei puntate di totale inesistenza.
  • Dinamiche poco interessanti nei downstairs.

Episodio che sicuramente spicca in una media stagione, attualmente e in attesa del gran finale, il migliore.

VOTO EMMY

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Precedente

The Blacklist 1×07 – Frederick Barnes (No. 47)

Prossima

The Walking Dead 4×05 – Interment – L’Inferno

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.