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Capita spesso, perlopiù in serie prolungate, che ad un certo punto gli autori decidano di cambiare le carte in tavola e, almeno per un episodio, far immaginare agli spettatori scenari diversi secondo la regola del “what if”. Cosa sarebbe successo se Ryan Atwood non fosse mai arrivato ad Orange County? O ancora, come sarebbe stata la vita di Meredith Grey se avesse avuto un’infanzia più spensierata?
Seguendo questa scia, appare quasi scontato che This Is Us avrebbe dato vita ad un episodio del genere dato che l’intera serie si basa sin dall’inizio su un evento che ne ha caratterizzato l’intera storia. Cosa sarebbe successo se Jack Pearson non fosse morto durante l’incendio della sua casa? La domanda è delle più interessanti e apriva davanti a sé numerose alternative per quanto riguarda la vita degli altri membri della sua famiglia, da meritarne la visione. E come dimostra l’impennata di ascolti rispetto allo scorso episodio, numerosi sono gli spettatori che, entusiasmati dall’idea dopo aver visto il promo, si sono sintonizzati per assistere alla versione what if della vita della famiglia Pearson.
Purtroppo però, la versione che ha scelto di regalare This Is Us è stata un po’ diversa da quel che ci si poteva aspettare, preferendo dar vita ad un universo alternativo decisamente di parte. E la parte in questione non poteva che essere il personaggio preferito dello show, Randall. Naturalmente, l’assoluta bravura e l’alta presenza scenica che riesce a mettere in mostra Sterling K. Brown favoriscono la percentuale di materiale che gli autori concentrano sul suo personaggio, tuttavia, la ripetitività di alcune scelte inizia ormai a sembrare un po’ troppo pedante.
La scelta di Randall di andare in terapia sarà sicuramente stata giusta per il personaggio, ma dal punto di vista del pubblico non si può non sottolineare come la trama si ritrovi in questo modo ad affrontare per l’ennesima volta i turbamenti dell’uomo. La sessione di questa settimana incentrata appunto sul come sarebbe stata la sua vita se Jack fosse ancora vivo, ha fatto perdere quel qualcosa in più che poteva invece regalare l’episodio se fosse stato un what if più corale. Con Kevin e Kate solo accennati, certo si è avuta una panoramica un po’ più ampia di Rebecca, oltre che del marito, ma anche questa rientrava comunque nella visione costruita unicamente da Randall, secondo le proprie problematiche, idee e desideri.
Seguendo questa scia, appare quasi scontato che This Is Us avrebbe dato vita ad un episodio del genere dato che l’intera serie si basa sin dall’inizio su un evento che ne ha caratterizzato l’intera storia. Cosa sarebbe successo se Jack Pearson non fosse morto durante l’incendio della sua casa? La domanda è delle più interessanti e apriva davanti a sé numerose alternative per quanto riguarda la vita degli altri membri della sua famiglia, da meritarne la visione. E come dimostra l’impennata di ascolti rispetto allo scorso episodio, numerosi sono gli spettatori che, entusiasmati dall’idea dopo aver visto il promo, si sono sintonizzati per assistere alla versione what if della vita della famiglia Pearson.
Purtroppo però, la versione che ha scelto di regalare This Is Us è stata un po’ diversa da quel che ci si poteva aspettare, preferendo dar vita ad un universo alternativo decisamente di parte. E la parte in questione non poteva che essere il personaggio preferito dello show, Randall. Naturalmente, l’assoluta bravura e l’alta presenza scenica che riesce a mettere in mostra Sterling K. Brown favoriscono la percentuale di materiale che gli autori concentrano sul suo personaggio, tuttavia, la ripetitività di alcune scelte inizia ormai a sembrare un po’ troppo pedante.
La scelta di Randall di andare in terapia sarà sicuramente stata giusta per il personaggio, ma dal punto di vista del pubblico non si può non sottolineare come la trama si ritrovi in questo modo ad affrontare per l’ennesima volta i turbamenti dell’uomo. La sessione di questa settimana incentrata appunto sul come sarebbe stata la sua vita se Jack fosse ancora vivo, ha fatto perdere quel qualcosa in più che poteva invece regalare l’episodio se fosse stato un what if più corale. Con Kevin e Kate solo accennati, certo si è avuta una panoramica un po’ più ampia di Rebecca, oltre che del marito, ma anche questa rientrava comunque nella visione costruita unicamente da Randall, secondo le proprie problematiche, idee e desideri.
“I have never asked you anything, mom. Not in my entire life. But I’m gonna ask you for something now. Mom, you have to do this clinical trial. And I know you don’t want to, but you have to. ‘Cause I don’t want to be in a therapy session 20 years from now, playing out scenarios, wishing that I had pushed harder, wishing that I had done more, ‘cause maybe if I had, you would still be alive. I can’t live with that, even if you can.”
Le due visioni alternative si sono distinte in un what if dai risvolti positivi e uno dai risvolti più negativi. Tuttavia, il fattore che è emerso da entrambe le versioni ha messo in luce come, alla fine dei conti, non fosse davvero Jack la variabile da tenere in considerazione, bensì Rebecca. Randall ha posto la madre come fulcro dell’intera problematica, riconducendo il tutto al presente e alla sua decisione di non partecipare al trial clinico. E la decisione finale di Rebecca, di assecondare Randall nonostante la sua richiesta questa volta appaia quasi sotto forma di ricatto emotivo, non fa altro che aprire scenari forti per il season finale: dopotutto il litigio tra Randall e Kevin anticipato dal flashforward in “So Long, Marianne” pende ancora sulle teste dei protagonisti.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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This Is Us arriva a meno uno dal season finale di una stagione che ha preferito prediligere il solito drama familiare quotidiano invece di dare maggiore spazio alla parte più entusiasmante ed interessante scaturita dai flashforward. Si spera che l’ultimo episodio regali qualcosa in più da questo punto d vista.
New York, New York, New York 4×16 | 5.62 milioni – 1.1 rating |
After The Fire 4×17 | 7.07 milioni – 1.4 rating |
Sponsored by This is Us – Italia
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.