This Is Us 6×18 – UsTEMPO DI LETTURA 6 min

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This Is Us 6x18 recensione series finaleCosa rende una serie degna di essere ricordata? Sicuramente una sequela di elementi che vanno dall’incisività della storia alla caratterizzazione dei personaggi, senza dimenticare l’estrema importanza del fattore empatico. Ma come ogni buon progetto che si rispetti, anche una buona serie ha bisogno di essere costruita con cognizione di causa, seguendo un disegno ben preciso e senza improvvisazioni nonsense dell’ultimo momento. La riuscita di This Is Us sta tutta qui.
Il family drama di Dan Fogelman ha seguito un percorso coerente sin dal principio che ha sempre compreso sei stagioni totali, con l’ideatore che aveva già in mente il grande disegno di This Is Us ben prima di giungere al series finale. Come affermato dallo stesso Fogelman, infatti, il piano conclusivo ha iniziato a prendere forma addirittura tre o quattro anni fa. Un progetto a lungo termine che ha addirittura portato gli attori a girare alcune scene mostrate in “Us” durante le prime stagioni, per una continuità minuziosa e un’attenzione narrativa decisamente lodevole.

IL GIUSTO EPILOGO


La sesta stagione di This Is Us è stata una delle più pregevoli dell’intero show, collezionando episodi magistrali che oltre a raccontare in maniera impeccabile l’ultimo capitolo della famiglia Pearson, hanno messo a dura prova lo stato emotivo dello spettatore. Così, dopo una puntata del calibro di “The Train” era impossibile raggiungere un livello strutturale ed emozionale simile. Il merito di This Is Us è di non provarci nemmeno.
“Us” è una puntata totalmente diversa dalle precedenti che, dal canto loro, avevano ancora una storia da narrare. Qui, invece, la storia va semplicemente chiusa e, ancora una volta, gli autori si rendono protagonisti di una scelta efficace ed estremamente funzionale. Il series finale si pone così come un commiato delicato ed elegante, che non aggiunge molto altro ma vuole semplicemente continuare a raccontare lo scorrere della vita. Fedele alla sua caratterizzazione, quindi, This Is Us va in scena con un ultimo atto che non raggiunge i livelli dei precedenti perché non ne ha bisogno. L’unica cosa da fare era mettere la parola fine ad una storia iniziata sei anni fa e che ha saputo sfruttare al meglio ogni opportunità per raccontare il viaggio che si era prefissato.
A tal proposito, la descrizione migliore di cosa “Us” ha voluto rappresentare arriva direttamente dalla regina indiscussa di questa serie, e ancora di più di questa stagione, Mandy Moore: “I felt like last week was the finale and this one feels more like an epilogue in a way”.

THE LITTLE MOMENTS


“Well, when you’re young, you’re always trying to be older. Then, when you get old, you’re always trying to go back, be back. Try and appreciate the moments, you know? I mean, that’s what we’re doing, just collecting these little moments. We don’t recognize them when we’re in ‘em because… well, we’re too busy looking forward. But then we spend the rest of our lives looking back. Trying to, trying to remember them. Trying to be back inside ‘em. It’s strange, the things you remember.”

La particolare caratterizzazione che “Us” era pronta ad intraprendere è emersa sin da subito nell’episodio, durante il funerale di Rebecca. Una cerimonia che non è avvenuta in scena, così come Kevin, Kate e soprattutto Randall (sempre il più efficace ed eloquente quando si tratta di discorsi), non hanno avuto modo di sciorinare il loro elogio funebre. La motivazione è presto detta e, a posteriori, decisamente apprezzabile nell’economia dell’episodio. Questo finale, infatti, non voleva porre l’attenzione sull’evento in sé della morte di Rebecca (già affrontata in maniera completa ed eccelsa nella scorsa puntata), voleva semplicemente creare quell’aurea di tristezza nostalgica per favorirne il ricordo. E per farlo, è bastato porre l’attenzione sulle piccole cose.
Come al solito, il parallelo con il passato ha creato quella giusta atmosfera per rendere ancora più profondo il senso del messaggio. Un lazy saturday si collega così facilmente alle piccole cose, rendendole protagoniste dell’ultimo capitolo e mostrandole sotto le più svariate forme. Dalla prima “rasatura” di Kevin e Randall, al gioco “attacca la coda all’asino”, fino al meraviglioso parallelo dell’altalena che ha viaggiato con la stessa formula di generazione in generazione. Piccoli sprazzi di vita che caratterizzano ogni famiglia e che rimangono l’eredità morale e affettiva più importante. Elementi che This Is Us è sempre riuscita a cogliere e mettere in scena nel modo più efficace ed emozionale possibile.

IL CERCHIO DELLA VITA


A conti fatti, This Is Us ha voluto raccontare il puro e semplice procedere della vita attraverso le vicende della famiglia Pearson. Si è partiti omaggiando la figura leggendaria di Jack per poi continuare il viaggio seguendo Rebecca, e nel mezzo si sono susseguite tutte le vicissitudini più o meno quotidiane di questa sempre più grande famiglia allargata. Esperienze contornate da drama e ironia ovviamente enfatizzate per una rappresentazione televisiva, ma sempre con quell’essenza così reale che ha coinvolto lo spettatore in ogni sua fase.
Oltre le tragedie e le gioie che si sono avvicendate, This Is Us durante il suo percorso lungo sei anni ha anche lasciato spazio e momenti di quiete. Svariati sono stati gli episodi filler o anche ripetitivi che al momento della messa in onda frenavano decisamente la narrazione. A posteriori risulta facile apprezzare anche quei momenti che hanno reso lo show ancora più reale.
Uno dei grandi pregi della serie di Dan Fogelman è stato, quindi, quello di saper raccontare ogni fase con estremo coinvolgimento: è facile rimanere colpiti dalla morte di Rebecca, meno riuscire a mettere in scena situazioni come il divorzio di Kate e Toby con tale cura e intensità.
This Is Us è stato dunque un viaggio generazionale partito con Jack e Rebecca che nel tempo ha aumentato le sue ramificazioni. Con l’ausilio dei Pearson lo show ha messo in scena il percorso di vita di ogni famiglia e non è un caso che l’ultimo momento in assoluto mostri un parallelo tra Jack e Randall intenti ad osservare i propri cari. Il primo dei Big Three a diventare nonno, il primo ad intraprendere la strada verso il futuro, con il ricordo dei vecchi e l’arrivo dei nuovi membri ma sempre della stessa famiglia. Come sottolineato dallo stesso Randall nello scorso episodio: “so strange, the dichotomy, you know?”. 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Un episodio più delicato dei precedenti ma che si presenta come un perfetto finale 
  • Series finale ben studiato che ha iniziato a prendere forma anni fa
  • L’importanze dei “little moments”
  • Fino alla fine, una serie che ha sempre raccontato gioie, dolori e quotidianità con la stessa intensità narrativa ed emotiva
  • La scena dell’altalena tra le diverse generazioni 
  • Il resto della vita dei Pearson
  • Nonno Randall: è una giostra che va… 
  • Dopo il viaggio che ha regalato e il modo in cui lo ha concluso, impossibile trovare dei difetti

 

“Quite a thing, isn’t? Us…”

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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