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Nel mondo del piccolo e grande schermo, il gradimento dei film e telefilm è influenzato spesso e volentieri da un fattore umano decisamente non trascurabile ma, al contempo, del tutto imprevedibile: il mood emotivo dello spettatore. A volte, grandi pezzi da novanta delle cinematografia possono risultare agli occhi dello spettatore delle
schifezze di più bassa lega, così come terribili e pezzentissime pellicole possono presentarsi a lui come assoluti capolavori, se guardate con il sentimento sbagliato (magari pure influenzato da qualche fatto personale); altre volte invece, bisogna addirittura “settare” il proprio cervello per un mood apposito, cercando di mettersi nell’ottica giusta e indovinare quale sarà il tenore e la serietà (o non serietà) di quello che andremo a vedere. Anche se Under The Dome rientra nella seconda categoria, il nostro subconscio rifiuta categoricamente di farsi ingabbiare da una cupola che azzera le proprie facoltà intellettive, costringendolo a sorbirsi quaranta minuti all’insegna di un blando teatrino: ci mancano solo le risate registrate per renderlo ancora più stupido. Eppure, nonostante tutto, questo è uno degli episodi più decenti dell’intera seconda stagione, dove qualcuna la imbroccano anche quelli di Chester’s Mill.
schifezze di più bassa lega, così come terribili e pezzentissime pellicole possono presentarsi a lui come assoluti capolavori, se guardate con il sentimento sbagliato (magari pure influenzato da qualche fatto personale); altre volte invece, bisogna addirittura “settare” il proprio cervello per un mood apposito, cercando di mettersi nell’ottica giusta e indovinare quale sarà il tenore e la serietà (o non serietà) di quello che andremo a vedere. Anche se Under The Dome rientra nella seconda categoria, il nostro subconscio rifiuta categoricamente di farsi ingabbiare da una cupola che azzera le proprie facoltà intellettive, costringendolo a sorbirsi quaranta minuti all’insegna di un blando teatrino: ci mancano solo le risate registrate per renderlo ancora più stupido. Eppure, nonostante tutto, questo è uno degli episodi più decenti dell’intera seconda stagione, dove qualcuna la imbroccano anche quelli di Chester’s Mill.
Oltre al comparto mystery del serial (che, ripetiamo, continua ad essere gestito in maniera splendida e accattivante, riconfermandosi l’aspetto migliore di tutto il telefilm) Under The Dome riesce, pure con nonchalance, a confezionare con un bel fiocco sgargiante un paio di scene che possono essere tranquillamente ricordate non solo come il punto più alto di “In The Dark”, ma anche dell’intera serie; quando una storia si regge su solide colonne fatte da misteri e segreti, possono avvenire solo due cose: 1) La soluzione di tutto è una spiegazione così brutta da far crollare la storia su sè stessa e, di conseguenza, macchiare la reputazione del telefilm; 2) La soluzione di tutto si rivela essere la spiegazione più rivelatrice e calzante della Terra, permettendo allo show di continuare la sua ascesa verso una sempre maggior qualità. Nel mentre che gli sceneggiatori svelano i tasselli di questo mistero (così che gli spettatori possano decidere in quale dei due scenari descritti sopra dovranno infilare la serie) è importante disseminare nella trama generale alcuni momenti dove i nodi vengano al pettine e mostrino le parti interessate venire a contatto; questo è quello che fa questo sesto episodio della serie tratta dall’omonimo libro di Stephen King che, grazie alla conversazione/conflitto tra Barbie e Sam, non solo ci regala qualche momento intimo e di introspezione sui sentimenti che provano gli “accupolati” ma anche la soluzione di qualche mistero. Ovviamente, come da tradizione Kingiana (e delle mystery story) le risposte sollevano poi più domande di quante ce ne erano prima, ma poco importa: l’importante e che vengano tutte risolte in un modo analogo a questo. Sopratutto è importante spiegare bene cosa ci faccia quella sottospecie di Batcaverna sotto una dannata scuola pubblica (che Robin ne avesse disperato bisogno?).
Tuttavia, questo non vuole automaticamente dire che adesso lo show stia migliorando o che sia migliorato. Questo assolutamente no: Under The Dome ha ancora passi da gigante prima di diventare uno show digeribile e che intrattenga perchè prodotto di qualità, e non perchè forte esponente della categoria “serie tv trash”. Anche questa volta, si riconferma quanto già affermato nello scorso episodio: il serial è d’un idiozia disarmante, pensata male e recitata peggio; se fino ad esso nessuno ci credeva e voleva ancora dare fiducia ai Domers di Chester’s Mill e chiamava noi di RecenSerie “brutti e cattivi” per le nostre recensioni fin troppo critiche… beh, vi invitiamo a rivedervi tutta la diatriba che ha portato alla costruzione dell’invenzione della settimana al fine di scacciare la minaccia giornaliera della Cupola: un fottutissimo mulino costruito più velocemente di un giocattolino trovato nell’Ovetto Kinder. Dobbiamo poi aggiungerci il giochetto m’ama/non m’ama di Joe e Norrie? Che, con scadenza giornaliera e/o settimanale, gli abitanti della Cupola debbano affrontare una calamità naturale che risolvono con soluzioni trovabili nel libro delle Giovani Marmotte? I Quattro tutt’altro che Fantastici che recuperano l’uovo a modi Power Rangers, con tanto di mano una sopra l’altra? Ben che, nonostante tut… no beh, di Ben (l’amigo skater di Joe) si sapeva già dalla prima puntata che era psicologicamente svantaggiato: su di lui sorvoliamo, la vita gliene ha già fatte fin troppe. Ma forse, è meglio sorvolare anche su tutto il resto: avete già fatto troppo male al vostro cervello, sottoponendolo a quaranta minuti di Under The Dumb Dome.
PRO:
- Il mistero continua a tener botta
- Barbie VS Sam
CONTRO:
- Tutto ciò che riguarda il mulino.
- Tutto il resto.
Se dovessimo fare un paragone per descrivere Under The Dome finora: il serial è come un’arciere mezzo cieco. Se si concentra e s’impegna, qualche freccia la manda pure a segno, beccandosi addirittura qualche applauso. Ma rimaniamo coi piedi per terra e nel più puro dei realismi: è comunque un’arciere mezzo cieco, quando ricapiterà? Bravo quanto vuoi, ma la vista è essenziale. “In The Dark” non va troppo lontano da questo paragone: nonostante i suoi siparietti che l’hanno reso l’episodio più decente della season two, rimane comunque fedele alla bassa fatture dello show.
Reconciliation 2×05 | 6.57 milioni – 1.5 rating |
In The Dark 2×06 | 6.83 milioni – 1.6 rating |
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