Unorthodox 1×04 – Part 4TEMPO DI LETTURA 4 min

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Terminata la visione anche di questa quarta ed ultima parte, si possono fare le prime considerazioni di questo libero adattamento dell’autobiografia Unorthodox: The Scandalous Rejection Of My Hasidic Roots, nonchè della storia di Deborah Feldman. Specie guardando la miniserie tutta d’un fiato, non si può non scorgere qua e là delle differenze nella scrittura e nel realismo di certe scene, in particolare paragonando la prima metà con la seconda. E sapendo che, in fin dei conti, si tratta di un adattamento, e quindi non una trasposizione, si può capire il perchè di alcune scelte fatte.
Nelle recensioni di “Part 1” e “Part 2” si lodava il modo in cui Anna Winger e Alexa Karolinski erano riuscite, anche grazie alla regia molto delicata di Maria Schrader (e non è un caso che ci siano solo donne dietro questo progetto), a ricreare l’ambiente ultraortodosso in cui Esty è cresciuta, facendo proprio capire lo status quasi da prigioniera della giovane ragazza e mettendolo in contrapposizione con il presente e la libertà parzialmente acquisita a Berlino.
In “Part 4”, nonostante i sempre ottimi flashback che permettono finalmente di collegare passato e presente, qualcosa nella storyline ambientata nel presente comincia a sgretolarsi nella sceneggiatura e quel qualcosa è, verosimilmente, la mancanza di un testo scritto su cui basarsi. Esther Shapiro non è Deborah Feldman, è un character costruito sulla base della scrittrice ma non è esattamente lo stesso e, pertanto, ci sono diversi elementi nella trama che vengono ampiamente romanzati per dare una sorta di ritmo alla storia. Giusto per avere qualche riferimento a portata di mano, ne riportiamo qualcuno qui di seguito:
  • Il rapimento in pieno giorno, con tanto di inseguimento, è un qualcosa di esagerato e fuori luogo;
  • L’esame per accedere al conservatorio, all’improvviso, diventa una prova di canto
  • Moishe partecipa ad un torneo di poker solo per enfatizzare la libertà maschile rispetto alle limitazioni femminili
  • La pistola, sbandierata in vari momenti, porta la serie in un ambiente grottesco

Il bisogno di portare a termine la storia, costringe le due sceneggiatrici a ricorrere ad escamotage abbastanza puerili che sembrano usciti più da soap-opera che da un’autobiografia sulla mancanza di libertà. E questo è, purtroppo, l’elemento più negativo sia di “Part 3” che di “Part 4”, entrambe ampiamente affossate nella narrazione da elementi frivoli ed altisonanti ma in senso negativo, come poteva essere la tresca consumatasi con Robert nel club nella scorsa puntata, decisamente troppo veloce ed in netto contrasto con una vita ed un’educazione (anche sessuale) fatta di limitazioni e sofferenza.
Rimangono comunque molto vividi nella memoria diversi momenti, specie il confronto più “umano” tra Yanky ed Esty in hotel o dietro l’Isola dei Musei della capitale tedesca o quello tra madre e figlia, anche se, bisogna ammettere, il fastidio provato in certi momenti allontana il pubblico da quel realismo sciorinato con tanta facilità. Senza le scene grossolane, già descritte sopra, questa miniserie poteva ambire facilmente ad un riconoscimento internazionale che ora, probabilmente, verrà a mancare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • I flashback sono sempre uno degli elementi cardine della puntata
  • Shira Haas si riconferma veramente brava nel recitare, ora anche con doti canore annesse
  • Confronto madre-figlia, con tanto di spiegazione razionale che fa rivalutare la figura di Leah
  • Confronto marito-moglie
  • Il messaggio di fondo viene comunque portato a destinazione nonostante diverse uscite fuori luogo
  • La mancanza di una base da cui attingere porta a scelte di scrittura parzialmente discutibili ma sicuramente più superficiali considerando il tema trattato
  • Troppo focus su Moishe e sulle sue scene eccentriche
  • Rapimento in pieno giorno e nessuno dice niente?
  • Leah che mostra la pistola: un po’ troppo irreale
  • Yanky all’improvviso capisce Esty e, presumibilmente, abbandona la rivendicazione “territoriale” su suo figlio: seriously?
  • L’esame al conservatorio si trasforma in una prova di canto: completamente irreale, purtroppo

 

Unorthodox si conclude dando un segnale forte, purtroppo viziato da alcune scelte narrative decisamente grossolane che sviliscono, solo parzialmente per fortuna, parte degli sforzi fatti per raccontare questa storia. La miniserie si conferma un’ottima visione, specie nel suo modo di raccontare la vita di una donna ultraortodossa, limitata e controllata da una società maschilista che, chiaramente, prova a controllare la donna tenendola chiusa in una “bolla” in cui la cultura, l’educazione ed il mondo esterno non possono interferire con la realtà quotidiana.

 

Part 3 1×03 ND milioni – ND rating
Part 4 1×04 ND milioni – ND rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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