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In questi giorni di quarantena forzata, si ha anche il tempo di dare una possibilità a show che, al primo impatto, non avrebbero di certo attirato troppo la curiosità del pubblico. È questo il caso di Unorthodox, nuova miniserie originale Netflix, composta da quattro episodi interamente girati a Berlino e creata da Anna Winger ed Alexa Karolinski. La storia è liberamente tratta dall’autobiografia di Deborah Feldman, intitolata, appunto, “Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots”, pubblicato nel 2012 e racconta il travagliato percorso della scrittrice, costretta ad abbandonare la sua comunità di Williamsburg (Brooklyn, New York City) a causa della rigidità ed intransigenza. Quella di Williamsburg è, infatti, una delle più grandi comunità del movimento chassidico Satmar, fondato principalmente da ebrei ungheresi e rumeni, sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale e noto come l’ala fondamentalista dell’ebraismo.
Netflix si era già occupata, in passato, di questa realtà, con il lungometraggio documentaristico del 2017, One Of Us, che narrava la vicenda di tre ebrei ultra ortodossi che dovevano combattere ogni giorno con l’ostracizzazione della loro ex-comunità, dopo la decisione di questi ultimi di andarsene.
Il pilot di Unorthodox porta sul piccolo schermo il ritratto di una ragazza completamente infelice delle proprie scelte di vita (anche se sarebbe meglio parlare di scelte forzate) e desiderosa di evadere per riappropriarsi della propria dignità e coscienza di donna libera. Esther, detta Esty, vive una realtà fatta di regole ferree, di imposizioni, di sacrificio personale, ma soprattutto vive in un ambiente in cui la donna è considerata solo un mero angelo del focolare, senza la possibilità di far sentire la propria voce. Esty non proviene da un contesto familiare semplice, in quanto la madre decise di lasciare la comunità molto tempo addietro, segnando la ragazza nel profondo e marchiandola a fuoco agli occhi degli altri membri.
Il padre, invece, sembra non occuparsi minimamente della figlia, provando quasi una sorta di indifferenza nei suoi confronti, come se Esther non esistesse. Il matrimonio combinato con un ricco ebreo sembra esserel’unica via di fuga l’unico futuro per Esther, ma la ragazza finirà per ritrovarsi intrappolata in una gabbia ancora più opprimente. Stanca di non aver diritto a nulla, dall’istruzione ad una semplice opinione personale, Esty decide di abbandonare il marito e fuggire a Berlino. La capitale europea viene vista dalla giovane donna come un’occasione per sperimentare un mondo libero, dove poter essere se stessa, senza vergogna e paura. E chi è stato a Berlino almeno una volta sà che questo è vero. Bellissima e toccante è la scena in cui Esther si immerge nelle acque di Wannsee, togliendosi la parrucca e spogliandosi, fisicamente e mentalmente, delle ultime costrizioni.
Ad impersonare Esther c’è Shira Haas, giovane attrice israeliana, che da sola riesce ad elevare il prodotto, creando, da subito, un legame di profonda empatia con il pubblico. Il suo corpo esile, i lineamenti delicati ed i grandi occhi a tratti curiosi e a tratti spaventati, riflettono in maniera perfetta la condizione di subordinarietà di Esther e la sua voglia di riscatto.
Unorthodox è, inoltre, una storia di una donna narrata da due donne visto che al timone dello show ci sono Alexa Karolinski ed Anna Winger. La Karolinski, nata proprio a Berlino, è cresciuta in una piccola comunità ebraica, mentre Anna Winger, fotografa e scrittrice statunitense, è nota al pubblico per aver ideato, assieme al marito Joerg, Deutchland 83, un’altra miniserie televisiva tedesca, ambientata ai tempi della Guerra Fredda.
Il pilot di Unorthodox porta sul piccolo schermo il ritratto di una ragazza completamente infelice delle proprie scelte di vita (anche se sarebbe meglio parlare di scelte forzate) e desiderosa di evadere per riappropriarsi della propria dignità e coscienza di donna libera. Esther, detta Esty, vive una realtà fatta di regole ferree, di imposizioni, di sacrificio personale, ma soprattutto vive in un ambiente in cui la donna è considerata solo un mero angelo del focolare, senza la possibilità di far sentire la propria voce. Esty non proviene da un contesto familiare semplice, in quanto la madre decise di lasciare la comunità molto tempo addietro, segnando la ragazza nel profondo e marchiandola a fuoco agli occhi degli altri membri.
Il padre, invece, sembra non occuparsi minimamente della figlia, provando quasi una sorta di indifferenza nei suoi confronti, come se Esther non esistesse. Il matrimonio combinato con un ricco ebreo sembra essere
Ad impersonare Esther c’è Shira Haas, giovane attrice israeliana, che da sola riesce ad elevare il prodotto, creando, da subito, un legame di profonda empatia con il pubblico. Il suo corpo esile, i lineamenti delicati ed i grandi occhi a tratti curiosi e a tratti spaventati, riflettono in maniera perfetta la condizione di subordinarietà di Esther e la sua voglia di riscatto.
Unorthodox è, inoltre, una storia di una donna narrata da due donne visto che al timone dello show ci sono Alexa Karolinski ed Anna Winger. La Karolinski, nata proprio a Berlino, è cresciuta in una piccola comunità ebraica, mentre Anna Winger, fotografa e scrittrice statunitense, è nota al pubblico per aver ideato, assieme al marito Joerg, Deutchland 83, un’altra miniserie televisiva tedesca, ambientata ai tempi della Guerra Fredda.
Le due autrici riescono, almeno nel pilot, a creare una bella sinergia tra regia, fotografia e scenografia, sebbene, in alcuni momenti, il ritmo della storia perda un po’ di mordente. Unorthodox è una vicenda che fa riflettere e smuove le coscienze, portando a galla una condizione delle donne ancora troppo attuale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La giovane Shira Haas svolge un ottimo lavoro, interpretando una donna imprigionata in una realtà difficile da digerire. Nonostante la sua stazza minuta, il personaggio di Esty è potente e riesce a portare avanti, da sola, l’intero episodio.
Part 1 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.