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E’ una strana creatura questa “Council Of Dads”. Esce in un periodo storico particolare, non sicuramente preventivato dagli autori (Joan Rater & Tony Phelan, coppia anche nella vita e sceneggiatori della signora Shonda Rhimes per Grey’s Anatomy, e fa leva su quei sentimenti che facilmente possono scivolare nel melenso.
In breve la sinossi: un padre di famiglia (allargata) scopre di avere un cancro, tenta una cura che sembra risolvere la situazione ma, temendo una ricaduta a breve, chiede a tre amici di essere come dei padri per i suoi figli se lui eventualmente verrà a mancare. La sua famiglia intanto affronta il forte stress di avere una persona in casa che potrebbe morire in tempi brevissimi. Purtroppo dopo un anno dalla prima diagnosi, i timori del padre di famiglia si dimostrano veritieri. Scott, il padre anche di una nuova nata, perde la vita per un cancro recidivo. L’episodio si conclude con il matrimonio della primogenita, Luly, accompagnata all’altare dei tre nuovi padri, facenti parti del concilio dei padri voluto da Scott.
Quindi, in questo pilot, vengono presentati tutti i personaggi che saranno protagonisti nella serie e anche l’assetto che seguirà nei prossimi episodi.
Per essere un pilot di 41 minuti, le cose girano tutte per il verso giusto.
Ogni personaggio ha il suo spazio e la sua caratterizzazione, considerando che ci sono un padre, una madre, quattro figli (più una bebè in corso d’opera) e tre padri adottivi. E’ evidente come la NBC voglia seguire la scia di This is Us, la serie ammiraglia della rete dal grande successo. Anche qui si ha la storia di una famiglia dove il dramma è dietro l’angolo e la volontà di unire i sentimenti con gli affreschi sul mondo contemporaneo è palese.
Infatti, oltre ai sempre dovuti rapporti famigliari conflittuali, si aggiungono innesti di richiamo all’attualità, come per esempio il primo bambino transgender (JJ, interpretato dell’attore transgender Blue Chapman), dando allo show possibilità di ampliare lo spettro di aree tematiche di dramma famigliare.
Andando a sezionare tutti i protagonisti, si vede come la produzione (con la presenza anche di Bruckheimer) cerchi di raccogliere personaggi che offrano sempre più spunti tematici e che illustrino aspetti caratteriali soprattutto del padre, motivo scatenante che da il là alla storia della serie.
Per esempio, Scott è stato un alcolista. Ha partecipato ai programmi di riabilitazione degli AA, diventando anche sponsor di uno dei “padri del consiglio”, Larry (il sempre ottimo caratterista Michael O’Neill).
La vita di Scott quindi, prima di incontrare la sua attuale moglie Robin, non deve essere stata delle migliori, visto che si ritrova già da giovane a dover rinunciare ai suoi sogni di gloria perché diventato ragazzo padre di Luly, visto che la madre di lei li abbandona perché incapace di crescere una figlia. Solo grazie all’altro padre del concilio, Anthony, riesce a superare il momento difficile aprendo un ristorante per coltivare la sua passione di cuoco che condivide con l’amico.
Infine, il terzo padre del concilio, il dottor Oliver Post, l’amico gay di Robin, verrà scelto come parte degli “eletti”, formando un terzetto di personaggio molto diversi tra loro ma con una grande ammirazione per l’ormai defunto amico.
Se Robin rappresenta la moglie e madre quasi perfetta, vittima dell’autocontrollo, i figli per il momento non differiscono da tante situazioni simili già visti in altri contesti. Non ha senso pretendere dal pilot grandi personalità ma c’è da ben sperare per il futuro.
La regia è volutamente in single camera così da dare l’impressione di essere lì presenti e seguire le vicende con la tensione necessaria al caso. Insomma un prodotto che vuole prendere il pubblico per le emozioni cercando di essere il meno smielato possibile. La grande sfida che questa serie sembra volere provare a tutti i costi è quella di essere il nuovo dramma famigliare che tutti seguono.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si può dire che il pilot è buon episodio. Non particolarmente originale ma organico nella sua struttura, con un inizio e una fine. Qualche sgrammatura verso il sentimentalismo di troppo ma niente di intollerabile. Sicuramente questa serie si può vedere senza problemi, godendosela. Chissà che poi non cresca e diventi qualcosa di più.
Pilot 1×01 | 3.95 milioni – 0.7 rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.