Giunti a metà stagione, si possono tirare le prime somme sulla riuscita di Vikings: Valhalla.
Considerate le ultime stagioni della serie madre Vikings, con tutti i problemi a livello narrativo che uno show così longevo si portava dietro, le premesse per questo spin-off non erano altissime. Dopo quattro episodi, però, ci si può abbastanza ricredere e considerare questo sequel come un buon prodotto e un piacevole intrattenimento.
Ovviamente vanno tenuti in considerazione svariati elementi, a partire dalla rete di distribuzione. Netflix non è History Channel e questo influisce in alcune scelte: la piattaforma streaming deve sottostare a regole interne che tengono conto del target, mirando al più alto riscontro possibile. Di conseguenza, è facile allontanarsi dalla realtà in alcune scelte, soprattutto per quanto riguarda i personaggi, per far si che questi colpiscano subito l’attenzione del pubblico. Tuttavia, quanto visto finora è riuscito ben ad amalgamare le scelte di produzione con una storia che si lascia guardare e apprezzare.
SUSPENSE SUL PONTE
“The Bridge” segna il passaggio di Vikings: Valhalla da una prima fase di presentazione/preparazione all’azione vera e propria. Ciò che colpisce maggiormente è la modalità d’esecuzione scelta. Nelle scorse recensioni si è già sottolineato come una descrizione più moderna dei Vichinghi abbia portato la serie ad alcune scelte diverse dal passato. Questo discorso può essere ripreso anche per quanto riguarda la battaglia del Ponte. Senza mai mettere da parte la loro tipica conquista fatta di pura violenza e razzie, il modo in cui si arriva a sconfiggere Re Edmund mostra una maturazione dei piani bellici Vichinghi, una modalità molto più vicina a quello studio della battaglia a cui era già arrivato Ivar ai suoi tempi.
Ma oltre la funzionalità del piano, da apprezzare è anche la resa scenica con cui viene mostrato il tutto. A partire dai primi flashforward che mostrano Leif o Re Canute nel post battaglia, per poi tornare al giorno prima durante la messa a punto di strategia e preparazione. Di rilievo, poi, risultano sia la battaglia in sé avvenuta sul ponte che la caduta dello stesso: dal punto di vista visivo non c’è davvero niente da appuntare alla serie.
Oltre i Vichinghi, però, conquistano sempre più interesse anche i protagonisti del fronte inglese. Oltre Re Edmund, pomposo e ingenuo ragazzino, sono la Regina Emma e Godwin a mantenere alto l’interesse per ciò che la vittoria Vichinga riserverà loro.
INTRIGHI A PALAZZO
Sulla stessa visione in chiave moderna si sviluppa “Miracle”. La battaglia, infatti, viene conclusa nel giro di un unico episodio per lasciare spazio a intrighi di palazzo articolati tra vincitori e vinti, o anche tra vincitori stessi.
Da questo punto di vista, la divisione degli obiettivi dei vari personaggi dipinge un quadro interessante per il prosieguo della storia. Con Re Canute in Inghilterra, ad esempio, la storyline sembra intraprendere una strada molto più stimolante, dato che la figura intrigante della Regina Emma aveva sicuramente bisogno di una spalla più consistente rispetto a Edmund. Allo stesso tempo, lo scontro per la corona di Norvegia tra Harald e Olaf prepara il terreno per la storyline da riportare in patria.
Parallelamente alle questioni di palazzo, uno degli elementi primari sin dall’inizio della serie è sicuramente quello religioso. Da questo punto di vista risulta funzionale come i tre protagonisti principali si ritrovano ognuno con una scelta di Credo diversa: Freydis pagana fortemente legata ai propri Dei, Harald cristiano ma tollerante verso le scelte altrui, mentre nel mezzo sembra porsi Leif, nel pieno di una possibile crisi religiosa. Tre percorsi diversi che sembrano il modo migliore per raccontare quello che sarà il passaggio definitivo dei Vichinghi verso la loro conversione.
MISTICISMO NEI BOSCHI
Ed è proprio in ambito religioso che si sviluppa invece la stoyline di Freydis. La ragazza torna protagonista nel quinto episodio con una trama totalmente incentrata sul misticismo. Un elemento, questo, che ha sempre caratterizzato Vikings e, infatti, lo spettatore di lunga data non può che apprezzare la ricomparsa del Veggente e delle sue sempre criptiche risposte. Il personaggio di Freydis sembra estremamente collegato al legame che ancora sopravvive in alcuni Vichinghi con gli Dei, destinata forse a mantenere viva questa strada all’interno della serie. Il tutto mentre l’inseguimento di Kare nei suoi confronti riesce anche ad aggiungere un po’ più di verve alla sua parte di trama.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Vikings: Valhalla confeziona altri due episodi piacevoli da seguire e guardare dando una prima accelerata alla trama. La storia procede nel verso giusto, i personaggi iniziano a rubare la scena e la curiosità di arrivare al finale cresce di puntata in puntata. Elementi non sempre così scontati ultimamente.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.