Nei meandri inaccessibili del “secondo” catalogo di Netflix, quello in cui approdano serie e film a cui non è stato concesso un minimo di promozione e completamente scollegate dalla home del servizio on-demand, il 9 Maggio è stato rilasciato interamente uno show che, conosciuti nome e luogo in cui è stato realizzato, si può intuirne facilmente la caratura.
K-DRAMA E STAR
Vincenzo, comedy k-drama coreano, distribuito nella terra di origine ad inizio anno da tvN per poi essere diffuso nel resto del mondo da Netflix, è una delle serie coreane più di successo di sempre, consolidandosi sempre di più durante l’uscita settimanale aumentando, ad ogni episodio, i ratings, raggiugendo picchi da record.
Visto l’incredibile successo sarebbe stato logico aspettarsi una pubblicità degna di nota, invece nel belpaese non è nemmeno arrivato un trailer in italiano. L’unica spiegazione plausibile pare essere quella di una precisa scelta di marketing in quanto in Italia i K-Drama non hanno ancora raggiunto i livelli di popolarità del k-pop, nonostante gli interpreti estremamente popolari in madre patria, come il protagonista Song Joong-ki.
L’attore sudcoreano appena citato, uomo copertina indiscusso del k-drama, è infatti tra gli attori più amati e pagati della Corea Del Sud, tanto da essere continuamente definito all’interno dell’episodio pilota come “bel ragazzo”. Una sorta di meta-venerazione dell’attore/personaggio che sicuramente ha fatto piacere ai suoi fan.
DALL’ITALIA CON FURORE
Il successo raggiunto dallo show coreano in casa è dovuto a molteplici fattori, uno su tutti la presenza di Joong-ki, come accennato in precedenza, ma anche il plot non è da meno essendo quanto mai peculiare, anche se assume ulteriore interesse visto soprattutto dal punto di vista degli spettatori nostrani.
Difatti Vincenzo Cassano è un avvocato/consigliere italo-coreano che da bambino è stato adottato, cresciuto ed educato da Don Fabio Cassano, un importante mafioso per cui, Vincenzo, ha lavorato e rispettato fino alla morte. Dopo questo avvenimento il consigliere malavitoso è tornato in Korea per riuscire a recuperare dei lingotti d’oro che aveva nascosto cinque anni prima, durante un breve ritorno nella sua terra natia, in un caveau nascosto in un palazzetto.
Sarà proprio questa ricerca il vero motore della serie che porterà il belloccio mafioso solo alla fine, teoricamente, ad agguantare ciò che desidera, riuscendo a superare brillantemente tutte le due prove che gli capiteranno. Sfide che sono iniziate fin da subito dato che la palazzina nel corso degli anni ha dato dimora a personaggi di ogni tipo e che probabilmente diverranno character secondari e terziari.
NOMEN EST OMEN
I primi episodi degli show televisivi sono indubbiamente funzionali alla presentazione della trama e dei protagonisti. Oltre a quanto appena scritto è importante far comprendere al potenziale fan l’atmosfera che lo accompagnerà nel corso delle puntate, per potergli far comprendere se il prodotto faccia al suo caso. Questo lavoro è fondamentale ma, se il pilot si rivela estremamente confusionario nelle emozioni che vuole trasmettere, vi è un grave problema di fondo.
“Episodio 1”, infatti, risulta essere tremendamente caotico, sia negli intenti che nel risultato. Nel primo quarto d’ora i toni sembrano essere alquanto seri, nonostante il livello di tamarraggine pari ai film di Michael Bay, eppure poco dopo vengono presentati altri personaggi in modo totalmente opposto, forzando (senza successo) lo spettatore a ridere con effetti sonori dozzinali e fastidiosi. L’altalena di toni dello show continua per tutta la durata della puntata come se gli autori abbiano affrontato il genere dramedy non creando un perfetto equilibrio tra i due poli, bensì alternando a casaccio i due generi nel corso della puntata. Grazie a questo approccio i tratti comici interrompono senza senso le parti drammatiche e viceversa, mentre la colonna sonora è onnipresente e spesso non segue la narrazione, risultando molte volte fuori contesto.
L’inizio di Vincenzo non poteva essere più inconcludente di così, nonostante il grande cast svolto e un incipit pressoché geniale per un dramedy che non si prende sul serio, il risultato è insapore. In ogni caso il tempo per migliorare è decisamente molto visto che la prima stagione sarà composta da altre diciannove puntate.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il nuovo k-drama approdato su Netflix sa solo cosa non vuole essere. Nel corso degli esageratissimi ottanta minuti di puntata lo spettatore viene sballottolato tra il drama e il comedy senza ritegno fino allo sfinimento, arrivando a provare alla fine del pilota un forte mal di testa e una sensazione di smarrimento.
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.