Wilfred 4×05 – 4×06 – Forward – PatternsTEMPO DI LETTURA 6 min

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There are many ways of going forward, but only one way of standing still.
Franklin D. Roosevelt

Truth is outside of all patterns.
Bruce Lee

Per quali motivi Wilfred è una serie che funziona e a questo punto è impossibile che cada? Intanto è corta. 4 stagioni per 49 episodi totali non sono tantissime, forse pure troppo poche, e quindi il brodo non potrà mai essere allungato più di tanto. Poi la demenzialità che ci viene elargita è unica anche grazie alla base totalmente assurda del telefilm. Wilfred, come vedremo, sa anche essere emozionante. Infine tutti gli elementi presentatici nei 4 anni hanno avuto modo di ripresentarsi e di essere tenuti più volte in considerazione. Questi ingredienti hanno creato una serie difficilmente attaccabile (a parte inevitabili varietà di gusti) per la sua coerenza, linearità e intimismo. Quest’ultimo elemento è la carta vincente che assorbe le due storture di Wilfred: l’eccessiva assurdità della situazione (che a molti, non a me, potrebbe disturbare) e della sua soluzione (per cui molti inevitabilmente saranno delusi), e la riflessività di ogni episodio a discapito di grossi colpi di scena e repentini cambi di gioco.
Questo preambolo altro non è che un’accurata descrizione degli episodi “Forward” e “Patterns”. Entrambi sono delle circonferenze: partono da un punto, percorrono un tracciato perfetto per ritornare da dove erano partite. Quando siamo convinti di vedere la storia sbloccarsi verso determinate strade, veniamo riportati prepotentemente al punto di partenza (considerazione che metaforicamente e meta-televisivamente fa lo stesso Ryan in “Patterns”). Di fatto quindi questi due episodi dicono poco. Ma forse è meglio così. La natura riflessiva ed allegorica di Wilfred ha sempre avuto la meglio sul lato mistery. E’ più bello, ad esempio, che ci venga lasciato il dubbio sul fatto che Bruce (ripresentato con un diverso attore) sia Krungel, piuttosto che spiattellarci la rivelazione nuda e cruda così come sembrava principalmente. L’ambiguità è stata sempre l’arma più potente di questa strana comedy ed è giusto che rimanga tale. Anche perché ci vengono elargite due grandi verità, esclusivamente “umane”. La prima la troviamo su “Forward”: occorre guardare sempre avanti. Ryan impara questa lezione a sue spese venendo a contatto con la dura realtà di Amanda, rivangata nel tentativo di elencare le probabili colpe di Wilfred. Esageratamente toccante il momento del suo (probabile) saluto dallo show, sebbene non fosse un personaggio amatissimo. La donna che rappresentava l’illusione di una stabilità, rivelatasi poi l’esatto contrario, si erge a metafora di un passato da cui occorre immediatamente distaccarsi. In questo Wilfred ne esce molto positivamente, e in tutta risposta subisce un repentino allontanamento da parte di Ryan, il quale è pienamente cosciente dell’ambiguità costante da cui è circondato.

Nello stile conservativo e circolare di cui si è parlato precedentemente, ecco la seconda grande morale presente questa volta in “Patterns”. Come ogni buona comedy che si rispetti, è presente anche in Wilfred una storia sentimentale nello sfondo, per quanto disturbata e bizzarra. Ecco quindi Jenna ripresentarsi dopo essere stata momentaneamente in panchina. E’ una Jenna fragile, senza Drew (probabilmente anche il suo personaggio saluta lo show, e me ne dispiace) che capisce, finalmente, la mancanza di colpe di Ryan nei recenti trascorsi. E proprio quando è lei ad avvicinarsi, Ryan capisce che in quel momento deve iniziare a rompere degli schemi (dei patterns, appunto). Non sappiamo come finirà la storia tra i due, ma è giusto darle la sua relativa importanza. Se andiamo infatti a sintetizzare il soggetto generale della serie possiamo dire: Ryan in seguito ad un tentato suicidio inizia a vedere in forma umana il cane della vicina per cui ha una cotta. Jenna è quindi presente nel tratteggio dell’essenzialità dello show. E gran parte delle azioni del protagonista, nello scorrere della serie, sono derivate da questa cotta per la vicina. Ed ecco Ryan che quindi rompe gli schemi, capendo che la costante di tutta l’assurda storia in cui si trova, è appunto Jenna. Si butta così esclusivamente a capofitto nella risoluzione del mistero riguardante il padre.
Ad una parte della storia così recente viene attribuito un ruolo apparentemente fondamentale. Infatti se ci si riflette, ci si rende conto di come su “Patterns” la vicenda del ricatto (presentataci su “Consequences“) rimanga sempre sullo sfondo, presentandosi con uno schema (pattern) costante utile solo a presentarsi come una base per le vicende di Bruce VS Wilfred e Ryan VS Jenna. Possiamo dire tranquillamente che in 20 minuti gli elementi si mescolano con un equilibrio invidiabile, lasciandoci sempre più curiosi sulla piega che andrà a prendere il finale.
Ovviamente non mancano momenti estremamente esilaranti e geniali. Si era parlato di Wilfred come di una serie troll, e niente è più troll che mostrarci più volte la stessa cosa in un episodio di 20 minuti. Su “Forward”, il doppio racconto di Ryan e Wilfred raggiunge apici di brillantezza senza eguali. E non tanto per la visione in bianco e nero del cane (ricordo già una brillante descrizione dell’arcobaleno da parte del quadrupede), quanto perché viene rotto un altro tabù: dopo aver visto Wilfred senza costume in “Answers“, ecco la versione animata di Bear. Uno dei personaggi più riusciti dello show si presenta in tutta la sua complessità e profondità. Come poi può essere soltanto un peluche alcolizzato, amante di un cane e con evidenti problemi di droga. Chapeau.  
Tutto sommato Wilfred è una serie che sarebbe potuta andare avanti ancora per un paio di stagioni secondo me. Tuttavia, le alte pretese del pubblico nei confronti del mistero principale, gli ascolti molto bassi e il conseguente rischio di una cancellazione a partire dalla scorsa stagione hanno portato a questo rapido percorso verso la chiusura. Permane la sensazione che ci sarebbero potute essere tante nuove idee. Eppure in questo modo avremo un finale asciutto, coerente, lucido e, perché no, profondo. Il tutto, lo ricordo, con protagonisti un uomo e il cane umanizzato della vicina, compagno di lunghe chiacchierate, bevute e fumate.

PRO:

  • Il doppio racconto di “Forward” con la visione in bianco e nero
  • Bear visto da Wilfred
  • Il gerbillo, il lubrificante, l’alcol e gli occhiali da sci
  • Un nuovo Bruce
  • Bruce cane
  • I misteri si infittiscono senza essere invadenti e lasciando spazio a narrazioni più intime
  • Il momento toccante e anche abbastanza crudo con Amanda
  • Ambiguità, marchio di fabbrica della serie, sempre presente
CONTRO:
  • Episodi a loro modo ancora autoconclusivi
  • La chiusura con Amanda e quella in contumacia di Drew fanno pensare ad un finale “imposto” quando forse lo show avrebbe avuto ancora qualcosa da dire
  • Ryan che rifiuta Jenna vestita in quel modo
L’opinione per la direzione presa dalla serie è indubbiamente molto positiva. Tuttavia i due episodi, nel loro insieme, mancano di qualcosa. Forse un episodio come “Answers” ci ha viziati, o forse, come già detto, ci sarebbe dovuto essere lo spazio per raccontare le cose con più calma. La sensazione è quella di una persona che durante un discorso pubblico avrebbe tanto da dire ma a cui vengono concessi solo 10 minuti.
Answers 4×04 ND milioni – ND rating
Forward 4×05 ND milioni – ND rating
Patterns 4×06 ND milioni – ND rating
VOTO EMMY 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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