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Diciamolo subito: se non fosse stato per la sequenza finale, alquanto cruda e intensa, il giudizio sull’episodio sarebbe stato molto più negativo. Questo non perché questa serie sia brutta, ma perché sta soffrendo molto in questa stagione di un andamento altalenante con digressioni inutili e una chiusura di trame troppo sbrigativa.
Un esempio eclatante è il percorso di Jamie. Più volte ci si trova a dover capire le motivazioni dei continui alterchi tra lui, da una parte, e sua sorella e suo padre dall’altra. Per carità, ha venduto alcune notizie compromettenti alla giornalista poi uccisa (di cui tra l’altro non sappiamo il contenuto di queste notizie e l’omicidio viene “risolto” praticamente al telegiornale) ma questo continuo considerarlo inferiore rispetto a Kayce e al resto della famiglia rimane un qualcosa di troppo macchiettistico senza reale riscontro nei fatti. Anche Kayce ha ucciso molte persone e Beth non è esattamente un esempio in termini morali quindi l’unica vera colpa di Jamie, più dell’omicidio, rimane la morte della madre. Peccato che tutto venga gestito senza reale empatia dello spettatore.
Meglio sorvolare anche su Monica e Kayce, tornati insieme al ranch, addirittura spodestando John da casa. Tra l’altro dopo molti episodi si ricorda di aver perso un figlio per le sue faide territoriali.
Cosa rimane quindi da salvare?
Avendo avuto cuore di non parlarci anche delle storie dei cowboy del ranch in questo episodio, le sequenze che hanno come protagonista Beth risultano sempre molto ben riuscite ed intense, nonostante il personaggio sia già molto “carico” di suo.
In particolare il dialogo con Rip sul tetto riesce ad esplorare meglio il loro rapporto e a raccontare quale mondo si nasconda dietro quello della ricca figlia del proprietario terriero e il mandriano selvaggio. Sono forse gli unici due personaggi con cui si riesce a stabilire un certo grado di empatia. La brutale scena dell’aggressione permette anche di ricordare che Yellowstone non è una serie rassicurante come si stava trasformando e che i suoi personaggi tutto sono meno che stinchi di santo.
Nell’altra sequenza potenzialmente intensa dell’episodio, quella del quasi suicidio di Jamie, purtroppo perde molto in termini di intensità proprio perché non si riesce ad entrare in sintonia coi suoi sentimenti e quelli John. Quest’ultimo non risulta credibile nel suo atto misericordioso poiché non viene mostrato il percorso che lo porta ad avere una qualche forma di affetto per Jamie.
Non può bastare che veda la mancanza di un fucile per scattare impaurito dal figlio quando poco prima lui, e Beth in maniera più crudele, lo avevano caldamente invitato a farlo.
La questione morale che sta dietro a tutti i personaggi della serie sembra non essere sempre a fuoco ma vive di continue fluttuazioni dovute alle esigenze di trama. Peccato, poiché nella prima stagione tutto procedeva secondo un piano molto più preciso.
Nei tre episodi mancanti vedremo dove porterà questa guerra territoriale ai confini del parco, di cui in questo episodio si vede forse lo sviluppo più violento, tra mani tagliate, persone uccise a bruciapelo o impiccate nella veranda.
Sperando che non sia solo un espediente per tenere alta l’attenzione e nascondere le incongruenze sopra elencate.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Purtroppo il giudizio è condizionato da troppe cose che non vanno rispetto a quelle che sembrano funzionare. Rimane una serie godibile, ma soffre troppo di incongruenze mal risolte. Mancano tre episodi per poter fare il bilancio e magari rialzare un po’ il giudizio, attualmente sulla sufficienza.
Blood The Boy 2×06 | 2.27 milioni – 0.6 rating |
Resurrection Day 2×07 | 2.31 milioni – 0.7 rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.