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Doctor Who – 50th Anniversary Special: The Day Of The DoctorTEMPO DI LETTURA 6 min

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Non è facile. Non è facile parlare, da appassionato, di un qualcosa di così intenso. L’attesa era diventata straziante. Le notizie, le indiscrezioni, le supposizioni dei fan si rincorrevano tra di loro. Solo a due-tre giorni dalla messa in onda ho avuto seriamente paura di rimanere deluso.



La storia.
Gallifrey. La Time-War. Le precedenti rigenerazioni. Billie Piper. David Tennant. La sciarpa. Elementi, questi ed altri, utili per creare una miscela perfetta tra Trama (con la T maiuscola) e “fan-service”. E’ proprio sul dualismo che è strutturato questo gioiello di episodio. C’è l’atmosfera seriale (Zygons) e c’è la mitologia più profonda (Gallifrey, Time War); c’è azione (fomento assoluto delle scene di battaglia) e ci sono momenti riflessivi e “lirici” (su tutti spicca il dialogo tra i tre dottori sulla torre); ci sono altissimi momenti emotivi e ci sono momenti comici. Sarò banale: c’era tutta l’essenza di Doctor Who.
Le scelte di Moffat e soci sono state impeccabili. Il rischio di stravolgere tutto c’era e, benchè io sia un fan di Moffat, ho seriamente tremato quando ho saputo della sua dichiarazione su un radicale cambio di rotta. Mi sono aspettato, non so, che il Tardis diventasse una cabina da spiaggia. Il cambio di rotta annunciato invece è un affettuosissimo “ritorno al futuro”. In tutta la serie classica Gallifrey era presente. Da questo punto di vista, chi ha stravolto (giustamente) il tutto è stato Russell T. Davies introducendo, brillantemente, l’elemento del “last of the time lords” con i nuovi episodi. Si ritorna quindi all’origine, con una precisa missione: ritrovare Gallifrey nascosto in un “pocket universe”. Tornare a casa.
Tutto torna, i vecchi dottori non ricorderanno niente di tutto questo. Il dottore impersonato da Hurt si rigenera in Eccleston (avrebbero dovuto minacciarlo a mano armata per farlo partecipare) e inizia a vivere la sua nuova vita da senza-patria, facendolo diventare l’uomo (anzi, l’alieno) che conosciamo. L’arco narrativo conferma una sua logica perfetta: il nono dottore (o decima reincarnazione, come vi pare) è ancora sconvolto da ciò che ha dovuto fare. Incomincia il suo processo di ringiovanimento, in rifiuto della sua versione più anziana. E’ però una figura intensa, spesso arrabbiata e rancorosa. Rimprovera Rose in maniera spietata quando lei salva il padre, senza però aver fatto nulla per impedirle il gesto. Sfodera un sadismo irriconoscibile di fronte all'”unico” Dalek rimasto in vita. Si esalta come non mai quando “Everybody lives!”. E’ pronto di nuovo a compiere uno sterminio per salvare l’universo dai ritrovati Dalek. E’ lì che appare la variabile. Rose compie il gesto che noi tutti conosciamo (e che, come apprendiamo, ha delle ripercussioni anche sul passato del dottore, impersonandosi nell’interfaccia dell’arma), portando così il dottore ad una prima “redenzione” e presentandoci David Tennant. Il suo dottore amplifica le caratteristiche del predecessore. E’ intenso, Casanova, comico, forse più sicuro di sè. Forse troppo, visto che arriva a considerarsi il padrone del tempo, non più come “Last of the time lords” ma come “The winner”. Il tempo diventa argilla nelle sue mani. Più sicurezza ma anche più sofferenza, quindi. E arriva Matt Smith, il più “giovane” di tutti, che rinnega, anzi dimentica il suo passato. Scappa dalla sofferenza rifugiandosi in un atteggiamento bambinesco e giovanile. Salvo rivelare in alcuni momenti chiave tutta la sua storia, la sua sofferenza e apparire in tutta la sua vecchiaia. Tutto per giungere a quel punto. Quel punto che per un attimo stranamente egli ricorda. Quando si apre la porta spazio-temporale e viene costretto a fronteggiare e rivivere il suo passato. Superandolo, andando avanti, perdonandosi e iniziando a cercare la via di casa.



Gli attori.
Che bei momenti che ci hanno regalato queste persone. Un conto è la buona recitazione, ma qui abbiamo la sublimazione dell’interpretazione. Tennant è come se non se ne fosse mai andato, riuscendo persino a scendere verso il gradino del comprimario. Matt Smith fa la parte del leone. Considerate il ruolo difficile che ha dovuto sostenere questo giovane attore. Era praticamente uno sconosciuto quando è subentrato ed è riuscito a fare sua la parte in maniera sapiente e particolare. Vorrei spendere però delle belle parole per John Hurt. Probabilmente (mia ipotesi) la sua presenza è dovuta al rifiuto di Eccleston, costringendo così gli autori a creare un’altra incarnazione. E’ degno di nota come un così navigato attore si sia calato nei panni della figura televisiva più longeva di sempre. Alzi la mano chi non immaginava un dottore tenebroso, spigoloso e cattivo. Invece ci troviamo davanti questo anziano signore (tra l’altro ringiovanito nel mini-episodio The Night of the Doctor) vestito in maniera stranamente punk. Il più “giovane” tra i tre dottori, inizialmente emarginato, quasi un bambino sperduto, un reietto. Nella sua faccia si può riconoscere pienamente lo sguardo di colui che deve “appiccare le fiamme” da cui “forgiare i grandi uomini”. E alla fine non viene lasciato solo. Strappalacrime il suo sguardo quando viene ufficialmente riconosciuto come “Doctor”. Time lords of Gallifrey/ Daleks of Skaro/ I say notice all you warn./ Too long I restrained my hand./ No more.
E alla fine viene Tom Baker che introduce un misteriosissimo elemento futuro del dottore, che avrebbe deciso di ripercorrere i suoi vecchi volti. Simbolico il dialogo tra lui e Smith, i due dottori forse più clowneschi. Quanto avrei voluto essere in un cinema qualsiasi a vedere la reazione del pubblico alla sua apparizione.


Strategie mediatiche.
Ripensandoci, che senso aveva annunciare Capaldi così presto? Forse è una speculazione esagerata, ma io vedo Moffat e co. addirittura capaci di creare le giuste aspettative per poi piazzare, anche solo per pochi secondi, un tale colpo di scena. Effettivamente, se il dottore si muove in tutto il tempo e lo spazio, perchè incontra sempre delle sue versioni passate (almeno dal nostro punto di vista)? Naturalmente è impossibile il contrario per ovvi motivi, eppure questa volta sono riusciti nell’intento. Creando così una grandissima aspettativa per l’episodio natalizio.
Infine, quanto sono grato per il fatto che la (graditissima) presenza di Billie Piper non sia coincisa con la presenza di Rose, a dimostrazione che prima è venuta la trama nella sua logica, poi i contentini per i fan. Piccola postilla finale sulla grandezza del personaggio di Clara. Mai sopra le righe, con la giusta intensità nei giusti momenti. Forse sulla carta la “companion” perfetta.

PRO:

  • Tutto.
  • Tutto.
  • E tutto.
CONTRO:
  • Dopo aver visto l’episodio, per un certo lasso di tempo, ho annullato nel mio cervello tutte le altre serie televisive che sto seguendo. Persino i precedenti episodi di Doctor Who. E’ stato troppo.
Non è stato facile scrivere tutto ciò e soprattutto mettere nero su bianco le infinite sensazioni che questo episodio mi ha lasciato. Segnalo, se non li avete ancora visti, di guardare assolutamente “An Adventure In Space And Time” e “The five(ish) Doctors”.

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

2 Comments

  1. Concordo in pieno con la recensione (di cui ti faccio i complimenti, era un compito arduo), come tributo è stato perfetto e come al solito nulla è lasciato al caso (quindi nemmeno Capaldi, concordo con la tua ipotesi). Tuttavia la scelta di ribaltare l'oscuro passato del Dottore nella distruzione di Gallifrey non l'ho particolarmente apprezzata. Vero è che Hurt e Ten dimenticheranno tutto (che poi, Ten in realtà ricorderà del matrimonio con Elizabeth I) e quindi le stagioni di Davies non vengono cancellate in teoria, ma di fatto sì! Tutte le vicende del dottore fino ad oggi a questo punto non hanno più il significato di prima. Ottima scelta per far avanzare la trama verso nuovi orizzonti ma mi ha lasciato un pò perplessa.

  2. Mah, sai, sicuramente è stato un cambio di rotta abbastanza radicale. C'è però da dire che, sicuramente in maniera involontaria, non ci sono mai stati flashback sulla time war nè riferimenti precisi alla distruzione di Gallifrey, a parte ripetere "sono morti tutti" ecc, quindi forse involontariamente hanno fatto una genialata ancora maggiore. Come se ci fosse un enorme perception filter applicato al dottore sulla distruzione di Gallifrey. Mi piace vederla così 🙂
    (grazie per i complimenti)

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