“Yes, although it’s probably better translated as a leap into faith.”
La possibilità – che fortunatamente resterà tale – di poter incominciare una recensione di un episodio comedy trasmesso da una trasmittente generalista americana con una potenziale disquisizione filosofica sulla sottile distinzione tra “Leap of faith” e “Leap to faith” nelle opere di Søren Kierkegaard è emblematica del livello raggiunto da The Good Place in questo anno e mezzo.
La premiere della seconda metà di stagione che si ha davanti è la conferma dell’eccezionalità che Schur ha finora messo in gioco con un prodotto che miscela sapientemente demenzialità, serietà, candida autoironia e spunti di riflessione; il tutto condito da un tempismo più che ottimo nella gestione delle narrative per arrivare sempre a stupire lo spettatore che deve, incredulo, chiedersi ancora una volta quando il serbatoio delle idee geniali e stravaganti del creatore di Parks And Recreation potrà mai svuotarsi. Le avventure di Eleanor e compagni si sono d’altronde costantemente rinnovate per lasciare sempre più spazio al personaggio di Michael.
Di colpo di scena in colpo di scena Ted Danson ha dimostrato che, nonostante i suoi settant’anni da poco compiuti, è sempre lui a sorreggere le fondamenta narrative e comiche su cui si basa l’intero progetto, sia per l’istrionismo meraviglioso dell’attore sia perché, ultimamente, è lui il personaggio più originale e caratterizzato – soprattutto in questa seconda stagione dove è diventato a tutti gli effetti uno dei buoni. “Per correr miglior acque alza le vele
ormai la navicella del mio ingegno
che lascia dietro a sé mar sì crudele;e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.”
[Dante, Commedia – Purgatorio, Canto I, vv. 1-6]
Proprio il percorso di redenzione di Michael, che oramai si è sovrapposto in toto al percorso parallelo di redenzione dei quattro umani, permette di gettare uno sguardo al futuro della serie che, sebbene il rinnovo già in tasca, è altrettanto vero che la struttura della serie ha nel suo stesso DNA una data di scadenza imminente: è naturale desiderio di tutti quanti si siano affezionati a The Good Place sperare che possa concludere degnamente il suo percorso e assurgere alla storia delle comedy. In questo senso e nell’ottica di una terza stagione, è possibile vedere quanto scritto da Schur fino a questo momento come un tentativo di ricalcare un’altra opera ambientata nell’aldilà, un po’ più remota e un po’ più conosciuta.
D’altronde se in questi primi nove episodi quello che è stato continuamente messo sotto i riflettori è il tentativo dei quattro cinque di redimersi dal proprio comportamento egocentrico, altrettanto vero è che per tutta la prima stagione gli stessi sono stati torturati in un continuo limbo temporale. Come a dire che dopo aver attraversato l’inferno, ora lo spettatore sta navigando insieme ai personaggi nelle acque del purgatorio. Che sia mai che l’anno prossimo ci aspetti per davvero l’arrivo nel paradiso, ovvero nel The Good Place così spesso lasciato solo all’immaginazione del pubblico? La fiducia, o per meglio dire la fede, perché Michael Schur compia questa pazzia narrativa è più ragionevole di quel che potrebbe sembrare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Derek 2×08 | 3.06 milioni – 1.0 rating |
Leap To Faith 2×09 | 3.08 milioni – 1.0 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.