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American Crime Story: The Assassination Of Gianni Versace 2×06 – DescentTEMPO DI LETTURA 5 min

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Il grande sociologo tedesco Max Weber, quando parlava della politica, evidenziava la presenza di due significati diversi: il primo, quello in senso largo, comprende ogni sorta di attività direttiva autonoma (ad esempio, politica valutaria delle banche, politica scolastica in un comune o politica di un sindacato). Il secondo, invece, è in senso stretto, e riguarda la direzione o l’attività che influisce sulla direzione di un’associazione politica, cioè di uno Stato. Allo stesso modo, anche la seconda parte del titolo di questa stagione contiene al suo interno due valenze.
The Assassination of Gianni Versace, infatti, in senso stretto riguarda l’uccisione del famoso stilista e la fuga, durata otto giorni, di Andrew Cunanan, conclusasi con il suo suicidio; in senso largo, invece, si riferisce ad un universo narrativo più vasto, non si limita alla parte crime vera e propria (quantomeno, non solo la parte crime relativa a Versace), ma esplora le motivazioni dell’assassinio, riconosce la sua storia, le sue avventure e l’evoluzione della sua psicologia. In entrambi i casi si parla dell’assassinio del famoso stilista italiano, ma  in uno si mostrerebbero solo i fatti strettamente collegati mentre, nell’altro, si traccerebbe un affresco di più ampio respiro. Giunti al sesto episodio (e, quindi, a soli tre episodi dal termine), si può affermare senza dubbio che la strada scelta da Ryan Murphy sia stata la seconda, ossia quella basatasi sull’interpretazione in senso largo della vicenda.
Dopo due episodi durante i quali era stato comunque dato spazio a Versace, non si è potuto non notare come il character di Edgar Ramirez fosse del tutto assente dalla terza e dalla quarta puntata; questa scelta, senz’altro atipica, aveva fatto inarcare più di qualche sopracciglio, e anche noi di Recenserie non avevamo lodato particolarmente l’idea di uno show senza Versace. Negli ultimi due episodi, la situazione è rimasta pressoché invariata, permettendoci di dire con certezza che Andrew Cunanan è il vero protagonista.

“What a volatile mix you are.
Too lazy to work and too proud to be kept”

Rispetto a “A Random Killing”, però, la situazione non è rimasta immutata, anzi, si è evoluta in modo significativo, rendendo il quadro generale e gli obiettivi di Murphy molto più chiari e comprensibili. Di conseguenza, anche il nostro giudizio si è modificato. La scelta di elevare Cunanan a pilastro della narrazione ha un suo senso ed una sua coerenza; innanzitutto, il giovane ragazzo era caratterizzato da una psicologia molto interessante, e meritevole di un approfondimento che sarebbe stato impossibile se si fosse deciso di rappresentare solo i fatti intercorsi tra  il 15 e il 23 luglio 1997. Inoltre, una narrazione che parte da abbastanza lontano (fino ad adesso si è arrivati al 1996, e non è detto che non si torni ancora più indietro) permette di tracciare un’evoluzione del personaggio, che si rivela essere di andamento assolutamente discendente: prendendo in considerazione i due estremi temporali fino ad ora più importanti, ossia quello della sua festa di compleanno e quello del 15 luglio, si può vedere come la differenza tra i due Andrew Cunanan sia significativa, nonostante la presenza di qualche somiglianza. L’Andrew che celebrava allegramente una ricorrenza nella grande villa di Norman Blachford è un giovane bello, sofisticato, intelligente e benestante; in poche parole, viveva una vita apparentemente perfetta. L’Andrew disperato e stralunato che, nei primi minuti del pilot, ha freddato con dei colpi di pistola Gianni Versace, invece, non aveva certo come caratteristiche principali quelle enunciate in precedenza.

“I saw her the other day. I told her you were making costumes for Italian operas. Traveling the world with the legendary Versace, visiting Tokyo and Sydney and Moscow and Milan. All the places that I have never been. And her face. You should have seen it, Andrew. She was so jealous. Because we always had so little. And they they always had so much. And their son their son has done so little. And my son my son has done so much”

Giunti a questo punto, ossia dopo aver fatto suscitare, nello spettatore, la domanda “Ma come ha potuto avere un’evoluzione simile?”, il compito della serie era, ovviamente, quello di mostrargli, per l’appunto, le cause. Esse vanno ricercate nelle somiglianze alle quali si era accennato in precedenza. Andrew aveva una grandissima vita, ma per lui non era abbastanza, non lo era neanche lontanamente. Per questo motivo, decide di usare Jeff a suo piacimento pur di fare colpo su David (è disposto anche a ferirlo molto, rinvangando la sua esperienza nella Marina) e poi presenta un’assurda lista dei desideri a Norman, rovinando definitivamente il loro rapporto. La sua continua tendenza all’esagerazione è anche la causa del definitivo tramonto delle sue speranze con David: il giovane architetto, infatti, era disposto a conoscere Andrew, a parlargli per capire quale potrebbe essere il loro futuro. Alla prima domanda, però, il character di uno straordinario Darren Criss ha subito iniziato a inventarsi un’altra delle sue improbabili storie mirabolanti, facendo capire a David che una vita con Andrew non sarebbe stata sostenibile.
Dai vari dialoghi di questa puntata, si delinea molto bene una caratterizzazione del personaggio: Cunanan vuole sempre vivere oltre ogni limite, vuole tutto (senza, però, impegnarsi per ottenerlo), odia l’ordinarietà e, soprattutto, odia la povertà. Questi fattori potrebbero avere le radici nella sua infanzia, come fatto trapelare da quanto detto dalla madre; probabilmente, il crescere povero (e da padre filippino e madre italiana, due comunità che, soprattutto in passato, non erano molto ben viste) accanto a ragazzi molto più ricchi, che guardavano lui e la sua famiglia dall’alto verso il basso. Ciò ha causato in lui una voglia smodata di non essere mai secondo a nessuno, di essere sempre la persona più opulente nella stanza. A questa voglia, poi, si unisce una personalità non certo facile, piena di fragilità (vedi scena nella vasca con la madre) ed autocommiserazione (quando, nel sogno, dice a Versace che lui è stato semplicemente più fortunato). Inutile dirlo, questo mix è pericolosissimo e, infatti, non ha esitato a scoppiare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Darren Criss
  • Focus su Cunanan 
  • Le bugie di Andrew 
  • Non si raggiungono picchi di eccellenza come nella prima stagione

 

Giunti al sesto episodio, il percorso intrapreso da questa seconda stagione di American Crime Story è sempre più convincente. Non raggiungendo, però, livelli di eccellenza, non possiamo dare la nostra benedizione, bensì un comunque sentito ringraziamento.

 

Don’t Ask Don’t Tell 2×05 0.91 milioni – 0.24 rating
Descent 2×06 1.10 milioni – 0.34 rating

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

1 Comment

  1. Esploriamo pure tutto il passato di Cunanan, va benissimo. Almeno però alterniamolo con chi dovrebbe essere quantomeno il comprimario sullo sfondo di questa vicenda, altrimenti c’è il rischio che lo spettatore si senta giusto un po’ preso per i fondelli.

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