La Casa De Papel 3×03 – 48 Metros Bajo El SueloTEMPO DI LETTURA 4 min

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Nairobi: “¿Que somos?”
Tutti: “¡Los putos amos!”

Dopo ben due puntate di mera introduzione agli eventi (abbastanza noiose e ridondanti in realtà), La Casa De Papel decide di darsi finalmente una mossa e mostrarsi per quello che è, ossia lo show capace di tenere incollati agli schermi milioni di spettatori con un delicato equilibrio di action e suspense narrativa messi insieme.
Già anticipato dal cliffhanger della precedente puntata, la Banda anche questa volta è riuscita ad entrare all’interno del suo obiettivo.
Ma, come ormai i fan accaniti di questa serie sanno bene, il difficile non è tanto entrare quanto rimanere dentro (e sopravvivere, si spera).
E infatti le cose si complicano fin da subito, quasi in un copia-incolla delle precedenti stagioni. In questo caso non c’è un Arturito della situazione (per fortuna) a mettere i bastoni tra le ruote, poiché il Governatore della Banca non sembra essere una testa calda né tanto meno un cuor di leone (ma è quasi sicuro che sarà un personaggio ricorrente da qui in poi per cui non si sa mai). Allo stesso modo la segretaria Amanda, nominata per più di due volte in un solo episodio e quindi presumibilmente destinata a diventare “supporting character” più di tutti gli altri normali ostaggi.
Il vero problema della Banda purtroppo rimane (come al solito) la Banda stessa, con i suoi protagonismi e le sue sotto-trame atte a complicare situazioni che dovrebbero essere (sulla carta) “semplici”.
Si sta ovviamente facendo riferimento all’accoppiata Nairobi-Tokyo, soprannominate “la Suicide Squad di Madrid”, che riescono, dopo un meraviglioso stallo alla messicana di tarantiniana memoria, a farsi sfuggire la situazione di mano registrando così il primo ferito tra i membri della Banda: la new entry Palermo (Rodrigo de la Serna).
Quest’ultimo si appresta a diventare il degno erede di Berlino, sia come attitudine alla leadership sia per quanto riguarda il “politicamente scorretto” delle sue battute. Il che è certamente positivo poiché le dinamiche all’interno della Banda (e della serie in generale) si basano su un delicato equilibrio di drama e comedy che necessita di un certo tipo di personaggi costretti a collaborare tra di loro pur essendo incompatibili caratterialmente. Era necessario, dunque, colmare il vuoto lasciato da Berlino (comunque presente nei vari flashback) e Palermo, in questo caso, svolge il suo ruolo alla perfezione.
Allo stesso modo funziona molto bene lo schema narrativo, preciso come un orologio svizzero, in cui alle azioni della banda si alternano gli spiegoni del Professore (il quale altrimenti sarebbe completamente inutile, al pari di Lisbona), mischiati ai vari flashback in cui, a mano a mano, si scoprono i vari retroscena del folle piano.
Folle in quanto estremamente esagerato, forse anche un po’ troppo per una Banda che, nelle precedenti stagioni, si serviva di normali telefoni fissi per le comunicazioni, e ora si trova ad operare con armi sofisticate, mezzi corazzati dell’esercito, mezzi subacquei e una rete di hacker pakistani al loro servizio!
È vero che il Professore aveva già annunciato che le cose, in questa nuova rapina, sarebbero state fatte in grande, ma appare molto inverosimile che una banda di rapinatori improvvisati (fino all’altro ieri) e con un piano realizzato in pochi giorni riesca a fare tutto quello che viene mostrato in questi 40 minuti. Certamente tutto verrà spiegato (e, si spera, giustificato) meglio nei prossimi episodi, ma finora l’unica spiegazione plausibile per questo è che il professore sia in realtà un ex-membro di Al-Qaeda o dell’ISIS per potersi permettere perfino degli esperti saldatori (“i migliori del mondo”) come collaboratori.
È pur sempre vero che la serie si è sempre basata sulla sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore, senza la quale non si sarebbe potuto giustificare neanche la precedente rapina, però qui si rischia di virare sul grottesco, e soprattutto si rischia che la serie diventi la parodia di sé stessa.
Per fortuna il ritmo serrato di cui si compone la puntata, il clima goliardico e familiare che si respira tra la Banda e che funge da fan service (il racconto della nascita di Cincinnati e la descrizione dell’ “animale” di Helsinky), i dialoghi e le musiche scelte, fanno sì che la tensione e l’attenzione dello spettatore non vengano mai meno, per cui tutto il resto passa in secondo piano (sperando però che non si esageri in questo senso nella prossime puntate).
Se poi ci si aggiunge una meravigliosa sequenza “subacquea” il risultato non può che essere ottimale. Perciò non rimane che godersi i prossimi episodi e scoprire quali saranno le conseguenze della “rapina” e quali saranno i futuri ostacoli per la Banda di Dalì.
E nel frattempo si può passare il tempo canticchiando la nuova hit dell’estate: Guantanamera, degna erede del Bella ciao delle precedenti stagioni!

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Finalmente l’azione!
  • Palermo
  • Cincinnati
  • L’ “animale” di Helsinky
  • Nairobi mental-coach motivazionale
  • Sequenza “acquatica”
  • Berlino che parla italiano
  • Guantanamera is the new Bella Ciao
  • Tokyo-Nairobi versione “Suicide Squad”
  • Armamentario e finanziamenti per rapine che ISIS levate!
  • Saldatori trovati al mercato delle comparse (in “saldo”!)
  • Professore e Lisbona sostanzialmente inutili

 

Finalmente torna l’azione, i piani contorti, gli ostacoli imprevisti, Tokyo che fa le sue cazzate, i flashback continui, i dialoghi duri e cinici e le musiche coinvolgenti. Torna la solita Casa Del Papel insomma. Stavolta però sulle note di Guantanamera!

 

Aikido 3×02 ND milioni – ND rating
48 Metros Bajo El Suelo 3×03 ND milioni – ND rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

2 Comments

  1. Io trovo sia solo un riproporre in scala più grande sempre la stessa minestra riscaldata della precedente stagione, nulla più, nulla meno.

    Forse era davvero meglio fermarsi lì e lasciare un bel ricordo. Ora si rischia di cadere nel ridicolo sul serio.

  2. La prima sensazione è sicuramente quella. C’è da dire però che La Casa De Papel ha sempre vissuto di esagerazioni e toni da soap-opera (anche se declinati in maniera pop per cui alla fine risulta migliore rispetto a tanti altri prodotti Netflix che sono poi uguale a questa serie). Per cui se non altro qui lo sai subito che la serie ha questo tipo di pathos e a quel punto decidi tu se accettare di andare avanti con mooolta sospensione di incredulità XD. Alla fine è una serie di puro intrattenimento e niente di più, al di là dei significati politici che le vengono attribuiti (quelli sì abbastanza pretenziosi). Comunque bisogna dire che nel finale si riprende bene, se sei già arrivato fin lì.

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