Orange Is The New Black 7×05 – Minority DeportTEMPO DI LETTURA 3 min

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In questo episodio, diretto da Laura Prepon, lo show di casa Netflix raggiunge un nuovo apice nella critica contro Trump per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori.
È di pochi giorni fà la notizia che la Corte Suprema statunitense, ora a maggioranza conservatrice dopo la nomina dell’ultimo giudice da parte di Trump, abbia sbloccato con una sentenza storica l’enorme cifra di due miliardi e mezzo di dollari per costruire il famoso Muro di Trump, per dividere il Messico dagli Stati Uniti. Senza dubbio questa retorica nazionalista aggressiva, soprattutto contro i migranti, è stato uno dei punti di forza nella campagna elettorale che ha portato all’elezione del miliardario a Presidente. In quest’ottica risulta quindi fortemente attuale la tematica dell’immigrazione, introdotta nel finale della scorsa stagione e tra i main theme di questa settima e ultima stagione.
Al di là del forte significato socio-politico, questa nuova porzione di trama giova anche alla serie a livello narrativo, permettendo agli autori di uscire dal Litchfield, che non rappresenta più il fulcro della narrazione, strada già intrapresa con i rilasci di Aleida e Piper.
È proprio grazie a questi due personaggi che si può vedere come il sistema, nonostante le buone intenzioni, non riesca a supportare le detenute una volta uscite dal carcere, che rimangono spesso abbandonate a se stesse, riprendendo rapidamente la via dell’illegalità. Il crollo emotivo di Piper dopo le numerose vicissitudini affrontate e l’arresto di Aleida, che a modo suo cerca di guidare le figlie a non ripetere gli stessi errori materni, rappresentano al meglio questo tipo di difficoltà. In particolar modo è interessante il flashback riguardante quest’ultima, rimasta sola in giovane età e costretta a prostituirsi per sopravvivere. Il durissimo confronto, prima con Eva e in seguito con Daya, dimostrano come, nonostante l’impegno profuso, l’ex detenuta non sia riuscita veramente a superare i suoi problemi esistenziali. È evidente come il trattamento disumano riservato alle detenute considerate clandestine, private arbitrariamente di ogni diritto, venga sottolineato più volte attraverso le vicissitudini di Blanca e Maritza, in particolar modo la storia di quest’ultima risulta interessante.
Diane Guerrero, interprete di Maritza Ramos, ha personalmente vissuto la stessa esperienza del suo personaggio, motivo per cui gli autori hanno deciso di intraprendere quel determinato percorso narrativo per il character: nata negli Stati Uniti, l’attrice si ritrovò sola all’età di 14 anni, quando i genitori e il fratello vennero rimpatriati in Colombia, venendo poi successivamente adottata e riuscendo così a rimanere nel Nord America. La Guerrero ha raccontato la sua esperienza in un libro “In The Country We Love. My Family Divided“. L’espulsione di Maritza in Colombia nel finale di puntata assume così un significato veramente importante, non solo per la trama della serie, ma anche per il vissuto personale dell’attrice.
Per quanto riguarda i personaggi storici, tra l’arresto di Aleida e il rimpatrio della Ramos, una nuova disgrazia si abbatte sul Litchfield: dopo il grave lutto di Lorna Morello nel precedente episodio si assiste a un’ulteriore involuzione di Red, affetta probabilmente da demenza senile o Alzheimer, un vero colpo per un character che è sempre stato contraddistinto da una tenacia e un carattere di ferro, l’ennesima disgrazia per una settima stagione per ora condita da numerosi eventi negativi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La forte attualità delle tematiche legate all’immigrazione
  • Il focus sul centro per le immigrate offre respiro alla narrazione, dando nuovi sbocchi agli autori
  • Il  flashback su Aleida e il duro confronto con Daya
  • Il crollo di Piper e l’arresto di Aleida, ennesima dimostrazione del duro percorso delle detenute anche fuori dal carcere
  • Il rimpatrio di Maritza, un evento negativo ma fondamentale per comprendere le pratiche disumane riservate agli immigrati
  • Niente di particolare

 

Un bellissimo episodio per Orange Is The New Black, emotivamente d’impatto come questa settima stagione, per ora tendente a una certa negatività non trascurabile, tra lutti, dolori e rimpatri improvvisi. Un quinto appuntamento caratterizzato sicuramente da un forte impegno politico e di critica sociale contro l’attuale amministrazione Trump. La puntata è perfetta sotto ogni aspetto, motivo per cui non si può che assegnare il massimo dei voti.

 

How To Do Life 7×04 ND milioni – ND rating
Minority Deport 7×05 ND milioni – ND rating

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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