The Man In The High Castle 4×06 – All Serious DaringTEMPO DI LETTURA 6 min

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The-Man-In-The-High-Castle-4x06“Be proud of me.” (Thomas Smith, The Man In The High Castle 2×10 – Fallout)

Questa sesta puntata si apre con un deja-vù seriale di non poco conto: era il finale della seconda stagione (“Fallout“) ed un affranto Thomas per amore della propria famiglia (e della propria patria) decideva di consegnarsi al Reich per espiare le proprie colpe, il proprio “errore” (la malattia degenerativa di cui era affetto). Un atto estremo, accompagnato dalle parole con cui si è deciso di aprire questa recensione e che accompagnano allo stesso modo un’altra estrema decisione che, sempre Thomas (questa volta quello della realtà alternativa che John sta “visitando”), ha deciso di compiere: unirsi all’esercito per la guerra in Vietnam. La ricostruzione è talmente fedele da far elevare la valutazione dell’episodio da pura e semplice sufficienza a qualcosa di più: il camioncino che arriva per prelevare Thomas; la reazione disperata della famiglia; le parole del giovane ai propri genitori; un altro atto eroico per la patria; la musicalità della scena. La vera differenza risiede nella presenza/assenza di John: assente nella sua realtà, ma ora presente ma senza alcun tipo di potere sulla decisione portata avanti dal proprio figlio. Un senso di impotenza che si può percepire e che permea per tutta la sequenza iniziale della puntata riguardante la famiglia Smith.
Un figlio, un padre disperato e degli universi (o realtà parallele). Sono argomenti questi che per un appassionato (non della domenica) di serie tv rievocano chiari ricordi: alcuni passati (Fringe e l’eterno struggente rapporto di amore-odio tra Peter e Walter), altri più recenti (impossibile non menzionare Counterpart ed il fatidico sesto episodio andato in onda nella scorsa stagione seriale). Un elemento non nuovo, quindi, ma non per questo meno meritevole d’attenzione soprattutto se si tiene in considerazione la devastazione psicologica che la dipartita di Thomas ha rappresentato non solo per John, ma per l’intera famiglia Smith. Si può tranquillamente affermare che da quel fatidico atto d’eroismo (in cui Thomas si consegna al Reich per essere ucciso) nulla è stato più lo stesso nella famiglia Smith: Helen ha iniziato la propria fase di decadimento mentale andando sempre più in senso opposto rispetto a quello che il marito (ed il Reich sopra di esso) le chiedeva di fare; John ha lentamente perso contatto con la propria parte “umana” diventando mero esecutore di un Fuhrer sempre più alla ricerca di devozione, come da lui stesso affermato in questa prima parte di stagione. Una devozione che risiede in John, senza ombra di dubbio, ma che potrebbe avere come unico antagonista il desiderio di poter riabbracciare quel figlio così brutalmente strappato dalla sua esistenza. Un desiderio avveratosi nello scorso episodio, ma che si protrae in parte anche durante la prima parte di questo episodio.
Sarebbe interessante uno sviluppo di trama simile a quanto proposto, a suo tempo da Fringe, ossia un John Smith deciso a sradicare dal proprio universo quel Thomas Smith per portarlo nel suo mondo. Sviluppo interessante, ma forse poco praticabile: nel mondo del Reich, John si trova ad affrontare problematiche ben più grandi che richiedono maggiore attenzione da parte sua impedendogli maggiore coinvolgimento in questo possibile “progetto secondario”.
Il rapporto conflittuale con Helen sembra essersi riacceso, con somma gioia dello spettatore che dopo quattro stagioni si ritrova a doversi interfacciare con l’ennesimo litigio coniugale tra due personaggi che presi singolarmente potrebbero anche funzionare (Smith sicuramente, Helen circa), ma che uniti in scena rappresentano una vera e propria ecatombe. Tanto era stato gestito bene l’evoluzione del rapporto tra Juliana e Frank (altri luoghi, altri contesti, forse), che una mal gestione così evidente degli Smith risulta quasi fastidiosa.
Proprio Juliana sembra essersi accasata in una porzione di trama che le si confà: il ritorno alla Resistenza. Peccato che il piano di azione sia ancora molto fumoso e vago. Elementi che forse non dovrebbero creare troppo “panico”, tuttavia essendo ormai arrivati al sesto episodio di questa stagione conclusiva, sarebbe anche ora di iniziare a tirare un po’ le fila di tutto. Giusto per non arrivare ad una frettolosa conclusione, impreparati ed inadeguati.
La Resistenza non è l’unica fazione alla ricerca di nuova linfa vitale: la BRC dopo l’improvvisa ed inaspettata dipartita del suo leader (Equiano Hampton) nella scorsa puntata sembra a tratti cedere in maniera definitiva, sfaldandosi. Ma, come una fenice che risorge dalle proprie ceneri, il movimento sembra non essere pronto ad issare bandiera bianca: il nuovo piano è arrestare l’approvvigionamento di petrolio dell’Impero, impegnato nella guerra contro la Cina.
Ben gestito, anche se forse eccessivamente accelerato (il rischio dei tempi morti degli scorsi episodi era proprio questo: alta concentrazione di sviluppi di circa quaranta minuti di puntata) il processo di Inokuchi. L’ispettore Kido, anche se inizialmente restio, si oppone alle ingiustizie che stanno avvenendo sotto i suoi occhi: il potere militare sembra aver preso pieno controllo anche della corona, un soverchiamento dell’ordine a cui Kido sembra reagire con omertà e distacco. O almeno così è per buona parte della puntata, fatta eccezione per i minuti conclusivi in cui reagisce di petto prendendo una chiara posizione pro-corona e salvando Inokuchi da una ormai imminente esecuzione.
La distruzione della Statua della Libertà e la sua scoperta da parte di Juliana sono le scene con cui sceneggiatura e regia decidono di chiudere questo sesto episodio di The Man In High Castle: i cambiamenti sono stati tanti, profusi e massivi, in queste quattro stagioni, eppure la Statua della Libertà era rimasta presente a vegliare su di una nazione, quella americana, che sembrava semplicemente essersi assopita. La sua presenza rappresentava un’ancora di salvezza, un punto fermo per tutta quella parte di popolazione che, silenziosamente, continuava a lottare per la propria libertà. Un simbolo, quindi.
Un simbolo, tuttavia, che ora è stato cancellato definitivamente, rimpiazzato dall’esaltazione del Reich.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Be proud of me
  • Parallelismo tra “Fallout” e questo sesto episodio
  • John Smith ed il suo ritorno a casa vs John Smith e la sua visita al mondo parallelo
  • La Resistenza riacquista Juliana come membro
  • Il processo di Inokuchi e la reazione di Kido
  • La distruzione della Statua della Libertà
  • The High Castle: la versione di questa realtà di The Twilight Zone!
  • Lentezza estrema, elemento sempre presente in The Man In High Castle
  • Ennesima diatriba famigliare in casa Smith
  • Processo di Inokuchi: l’evoluzione di Kido è fin troppo repentina, soprattutto considerato il tipo di personaggio
  • Sottotrama riguardante Juliana come sempre molto lenta e “fumosa”

 

Siamo al giro di boa ed effettivamente le acque sembrano iniziare a muoversi. Ma gli sviluppi continuano a sembrare davvero troppo pochi.

 

Mauvaise Foi 4X05 ND milioni – ND rating
All Serious Daring 4×06 ND milioni – ND rating

 

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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