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Dopo un terzo episodio splendido era lecito aspettarsi una puntata di transizione, tuttavia la sensazione è che si sia voluto rallentare eccessivamente il ritmo narrativo, con una trama che in questo quarto appuntamento risulta praticamente immobile.
Infatti nonostante la lunghissima durata dell’episodio, ben 70 minuti, i primi 40 vengono dedicati esclusivamente a lunghissimi dialoghi e relative situazioni sentimentali, per uno screen time non solo esagerato ma anche utilizzato nel peggiore dei modi.
Come se non bastasse, nonostante Mallory chiarisca l’impenetrabilità della struttura dove si trova Rebecca, Butcher riesce da solo e senza problemi a infiltrarsi in una struttura iper controllata dalla Vought, nemmeno fosse Batman. Si capiscono ovviamente le esigenze narrative degli autori e la necessità di far incontrare i due, ma il modus operandi utilizzato ha veramente dell’assurdo oltre che essere assolutamente non plausibile.
Al contrario, invece, il confronto tra i due personaggi è gestito in maniera ottimale, con l’odio di William che sovrasta l’amore che prova per la donna, in un faccia a faccia veramente crudo dove, nonostante i sentimenti e la lunga attesa di Butcher, alla fine i characters devono separarsi. Chapeau.
A livello visivo The Boys continua a regalare delle piccole perle come lo splendido omaggio a Taxi Driver di Martin Scorsese, le scene riguardanti il Patriota e il doppelganger o il murales dedicato a Homelander con la bandiera sudista confederata al posto della classica bandiera statunitense.
Inoltre, è senza dubbio da elogiare come la serie affronti in modo elegante e del tutto inusuale le tematiche sociali, fortemente attuali tra l’altro, come il razzismo dilagante nel paese, la parità dei diritti per gli omosessuali e le minoranze etniche o la nascente critica al capitalismo in seno alla società ultra capitalistica per antonomasia: l’intervista al Patriota e Queen Maeve, l’ironia tagliente riguardo le strategie di marketing della Vought e il flashback su Liberty, sono tutti espedienti che colpiscono nel segno e fanno riflettere.
Ma è proprio quest’ultimo a non convincere a pieno visto che è interessante scoprire il passato violento e razzista di Liberty/Stormfront ma la caratterizzazione di questo splendido personaggio per ora risulta oltremodo prudente, per uno show audace come quello di casa Amazon che sino ad ora non si è certo fatto problemi di autocensura.
La natura nazista del personaggio nei fumetti è cosa nota, tanto che Stormfront è anche tristemente conosciuto come il più importante sito web al mondo di neonazisti e suprematisti bianchi; certo nessuno si aspettava svastiche in bella vista, ma quanto mostrato sino ad ora sul character interpretato da Aya Cash è veramente troppo poco, visto che la peculiare natura di Stormfront lo rende potenzialmente uno dei personaggi più interessanti dell’intera serie.
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Un episodio veramente deludente per lo show di casa Amazon che nonostante l’eccessivo e ampissimo tempo a disposizione confeziona una puntata lenta e stucchevole, soprattutto per quanto riguarda le varie situazioni sentimentali. Per la prima volta la valutazione è insufficiente, sperando si tratti solo di un passo falso per una delle serie migliori degli ultimi anni.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.