“One down, still a go.”
A Murder At The End Of The World è uno show a cui piace prendersi dei rischi senza giocare eccessivamente su un terreno sicuro. Da un certo punto di vista, non sembra neanche una serie tv del 2023. Dopo esser giunti alla fine dell’era d’oro della televisione, gli show si sono riscoperti rapidi, frenetici, con la necessità di mostrare allo spettatore tutto e subito. Questo fenomeno è stato sicuramente influenzato dall’avvento delle piattaforme streaming e dalle nuove modalità di fruizione di contenuti. Tutto ciò non è necessariamente un male, ma si tratta senza dubbio di un modo diverso di fare televisione.
Il prodotto creato da Brit Marling e Zal Batmanglij ha optato per una scelta narrativa che rimanda a un passato recente della tv americana, soprattutto via cavo: le puntate durano tutte più di un’ora, il ritmo narrativo è alquanto lento, gli eventi si sviluppano senza forzature, quasi fossero il naturale corso degli eventi. Gran parte degli episodi mostrano flashback del passato oppure situazioni che non servono a far avanzare la trama in sé ma ad arricchire il contorno all’interno del quale si muovono i protagonisti. In poche parole, uno show che richiede pazienza, ma l’impressione è che ne valga la pena.
LE INDAGINI
Come prevedibile sin dal pilot, la serie segue uno sviluppo suddiviso tra i flashback dell’indagine sul serial killer e le vicende del presente, con la morte di Bill e tutte le conseguenze associate. In entrambi i piani temporali, questa puntata mostra i primi passi reali e concreti percorsi da Darby per raggiungere la verità.
Dopo aver passato molto tempo a leggere rapporti e analizzare indizi, Darby e Bill trovarono una superstite del serial killer e andarono a parlare con lei. Allo stesso modo, dopo aver hackerato le telecamere di sicurezza e osservato i vari ospiti, Darby si avvicina a Rohan che aveva un legame profondo con Bill.
Dato il rilevante minutaggio dedicato ai flashback, con ogni probabilità non servono soltanto a mostrare il rapporto tra Darby e Bill. Le indagini sul serial killer possono essere infatti una metafora di quanto sta accadendo in Islanda.
TWO DOWN
In uno dei flashback, Bill ha notato che la signora Diaz – l’unica superstite – fu aggredita in un campo poco vicino alla strada. In quella zona, chiunque avrebbe potuto vedere il killer anche da una certa distanza. Il finale dell’episodio, con la morte di Rohan, sembra ricalcare una dinamica molto simile.
Bill, infatti, è stato ucciso nella sua stanza di albergo, senza che nessuno potesse assistere alla scena. Rohan, invece, muore nel bel mezzo di una sala comune, accanto a tutti gli altri invitati. Perché un killer – che sia nel Missouri dei primi anni 2000 o nell’Islanda del 2023 – dovrebbe correre il rischio di uccidere con il rischio di essere visto?
La risposta, ancora una volta, viene fornita da Bill in uno dei flashback. Il killer non vuole essere arrestato; al contrario, pensa di essere troppo bravo, quasi invincibile. Questa intuizione può rappresentare la chiave di lettura delle vicende islandesi. L’assassinio ha una grande opinione di se stesso. Pur trovandosi in un consesso di menti geniali, pensa comunque di poter uccidere vari ospiti e farla franca.
ALL AROUND ME ARE (UN)FAMILIAR FACES
A un primo impatto, una descrizione del genere sembra ricalcare perfettamente Andy Ronson, ma difficilmente sarà lui l’omicida di Bill e Rohan. Sarebbe, infatti, una scelta prevedibile e poco ambiziosa. Per il momento, tuttavia, non è possibile identificare dei sospetti alternativi. Questa difficoltà è legata al principale difetto che ha caratterizzato fino ad ora lo show.
Nonostante il grande minutaggio delle puntate e l’attenzione ai dialoghi e alla caratterizzazione delle vicende, la maggioranza dei personaggi sono pressoché dei perfetti sconosciuti per lo spettatore.
In uno show che richiama il format di Dieci Piccoli Indiani, l’importanza di sviluppare dei tratti distintivi per ciascun character non può essere sottovalutata. Fino ad ora, lo spettatore ha ottenuto informazioni su Darby, Andy, Lee, Bill e Rohan. Cinque personaggi, di cui due sono morti.
In tutti gli altri casi, il lavoro descrittivo è ancora agli albori. Cosa sappiamo di Sian, di David, di Martin, di Lu Mei e degli altri? Non abbastanza per capire chi possa essere coinvolto nella cospirazione omicida. Non abbastanza, inoltre, per capire quali siano i network di conoscenze all’interno del gruppo. Per esempio, sappiamo che Rohan conosceva Bill, ma questa informazione non è nota per i rapporti tra gli altri ospiti.
Con soli 4 episodi mancanti, la speranza è che si registri un cambio di passo per correggere questo difetto, l’unico di uno show che – per il momento – sta convincendo sotto molti punti di vista.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La morte di Rohan cambierà tutti gli equilibri dello show. Una nuova fase narrativa sta per cominciare.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.