Doctor Who – 60th Anniversary Special Part 1: The Star BeastTEMPO DI LETTURA 5 min

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Doctor Who 60th Special part. 1 RecensionePiccola nota autoreferenziale e autobiografica: chi scrive ha compiuto il primo decennio in Recenserie e 10 anni fa si trovava a scrivere a proposito del 50esimo anniversario di Doctor Who.
Le riflessioni che scaturiscono da “The Star Beast” sono riflessioni che tengono anche conto di come le aspettative si sono evolute nel corso di questi 10 anni di show. Di come è cambiato il mondo, delle attenzioni riposte verso alcune tematiche, di importanti eventi storici, di come alla fine della fiera i professionisti dietro la penna e dietro la cinepresa riescono comunque sempre a far tirare fuori allo spettatore la lacrimuccia di rito.
Anche far arrabbiare per la maggior parte del tempo, perché alla fine si è sempre un po’ troppo esigenti verso ciò che si apprezza, ma tornando sempre poi a sciogliersi verso alcuni trucchetti scenici sufficientemente paraculi da farci dimenticare tutto ciò che c’è fuori.

DAVID TENNANT, DECIMO E QUATTORDICESIMO, 15 ANNI DOPO


Sin dalla rigenerazione del tredicesimo Dottore, ci si è chiesti il perché a livello scenico del ritorno di David Tennant. Ritorno annunciato, non immediatamente però sotto forma di rigenerazione ufficiale. A questo punto la riflessione può essere duplice: cinica e romantica.
Doctor Who sta per subire un’ennesima evoluzione sul piano della messa in scena e soprattutto della distribuzione. Budget più alto, approdo su Disney+, meno episodi nelle prossime stagioni: insomma, si tende ad allargare il pubblico che forse nella tarda era Moffatt e nell’era Chibnall ha fatto un po’ penare la BBC. Doctor Who non sarebbe andato avanti per 60 anni se non sottoposto ad una continua evoluzione. Di conseguenza questo trasporto verso un format più kolossal e meno di nicchia necessita di un apporto maggiormente allargato e inclusivo.
Di fronte a questa esigenza, era necessario un richiamo all’ordine da parte di fan di tutte le età, rispolverando elementi dell’età d’oro della nuova fase di Doctor Who: Russell T. Davies, David Tennant, Catherine Tate.
Sul piano romantico, ciò che si racconta in “The Star Beast” è un happy ending di una trama rimasta aperta per troppo tempo nel cuore dei fan e nella mente del Dottore che nel frattempo è stato “un uomo con il farfallino, un anziano scozzese e una donna”.
La sospensione della memoria di Donna era un elemento amaro rimasto lì immobile, lasciando la ex companion sul filo del rasoio. La nascita di una figlia rappresenta il giusto salvagente per l’energia da Time Lord derivata dalla metacrisi nel finale della quarta stagione.

MEEP E POLITICAMENTE CORRETTO


Come da tradizione, il buon Russell inserisce una trama aliena e fantascientifica volutamente “cartoonistica” per riempire invece una trama estremamente nostalgica e profonda come quella di cui sopra. Il Meep è manifesto dell’apparenza ingannatrice: un tenero peluche dalla vocina simpatica che si rivela invece essere uno spietato assassino disposto a bruciare completamente Londra. Di conseguenza i terribili soldati si rivelano invece buoni quando il Dottore indossa la parrucca da giudice.
L’apparenza inganna, quindi. Messaggio tante volte già espresso in Doctor Who. Ma come attecchire ulteriormente sull’industria disneyana degli anni 20 del ventunesimo secolo? Con un chiarissimo manifesto di intenzioni: un’attrice Trasgender, un ufficiale della UNIT su sedia a rotelle, multietnicità qui e lì, addirittura la predica al Dottore per l’appellativo al Meep.
La dimensione inclusiva in Doctor Who non è mai veramente mancata, ma è chiaro che qui lo step che si vuole compiere è ulteriore. Risultato assolutamente nobile sul piano sociale, vagamente didascalico e palese su quello scenico/narrativo.

E LA STORIA?


“I never forget a face.”
“I know you don’t. And in the years you might find yourself rivisiting a few… but just the old favorites, eh?”

Così parlavano l’Undicesimo Dottore e il Curator nel finale del già citato speciale per i 50 anni. E questa è veramente la migliore linea di continuità che il “recente” passato e il presente ci regalano. Si è spesso sottolineato come nei passaggi di consegne tra showrunner la discontinuità quasi disturba lo spettatore, pur cosciente che è parte integrante del DNA dello show.
In questo caso l’effetto è diverso. Il prepotente ritorno al passato quasi disturba, come se fosse stato rinnegato completamente il recentissimo passato e i cambi drastici per cui si prova quasi nostalgia. É lo stile di Russell T. Davies, ok. I riferimenti ci sono. Ma l’esercizio maggiore che lo spettatore deve compiere è guardare David Tennant e pensare che il suo Dottore ha conosciuto Amy, Rory, Clara, Billy, ha visto diverse versioni di The Master rispetto al Decimo, è stato una donna e un anziano scozzese, ha ritrovato Gallifrey e scoperto una verità assurda sul suo passato.
Dovrà essere bravo il nuovo-vecchio showrunner a tenere conto di ciò. Se Moffatt e Chibnall dovevano essere in grado di non rinnegare il recente passato, Russell T. Davies dovrà tenere conto che dopo di lui c’è stato un futuro e crearne nuovamente un altro.
Il nuovo Tardis con le round things e il fatto che il Dottore crea dei vetri con lo screwdriver lasciano ben sperare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Amarcord commovente
  • La chiusura della trama di Donna
  • I riferimenti al mistero del ritorno della faccia di Tennant
  • La dimensione kolossal che magari regalerà delle gioie
  • Rose Noble e la sua rievocazione del Dottore
  • Sacrosanto il politically correct ma troppo palese per il risultato scenico messo in atto
  • Sensazioni di brusco ritorno al passato da parte di Russell T. Davies

 

Con fiducia si guarda al prosieguo di questa particolare trilogia celebrativa, sperando di veder disegnare una trama per cui la celebrazione e il ritorno al passato saranno solo una facciata e non lo scopo primario.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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