Chi è rimasto orfano di The OA (e specialmente di quel finale interrotto) avrà sussultato sulla propria sedia ascoltando l’anterprima del podcast in cui si annunciava l’uscita di una nuova serie tv, proprio dai due creatori di The OA. Ebbene si, dopo una lunga pausa durata ben 4 anni, l’acclamato duo Brit Marling e Zal Batmanglij è ritornato insieme per una nuova opera partorita dalle loro menti e composta da 7 episodi in onda su FX on Hulu (in Italia invece su Disney+).
La storia (almeno per il momento) è un po’ meno assurda di The OA, tuttavia possiede moltissimi punti in comune con l’opera che li ha resi famosi:
- c’è un’unica protagonista femminile (Emma Corrin) con un carattere molto forte (il paragone con la Prairie Johnson di Brit Marling si può serenamente fare)
- c’è un co-protagonista dai capelli scuri e con un paio di occhiali squadrati che ha tutta l’aria di essere il villain della storia (e qui il paragone con Hap, interpretato da Jason Isaacs, è praticamente immediato)
- la morte è un elemento costante sia di questa serie che di The OA
- la storia si sviluppa nel presente ma ci sono importanti ramificazioni che arrivano dal passato e che vengono presentate puntata dopo puntata con dei flashback.
“The L.A. Times called her Gen Z Sherlock Holmes.“
GEN Z SHERLOCK HOLMES
A scrivere la sceneggiatura ci sono entrambi gli showrunner ma a dirigere la pellicola c’è solamente Brit Marling, che si cimenta con successo nel suo secondo tentativo da regista dopo il film del 2004 Boxers And Ballerinas. L’idea della miniserie è nata da un interesse piuttosto acceso dei due creatori per le storie in cui ci sono detective improvvisati che risolvono casi di omicidio o sparizioni sia delle protagoniste femminili (viene in mente Enola Holmes, per esempio, ma anche Jessica Jones o Veronica Mars). Paragoni che però non si addicono moltissimo a quello che si vede in questo pilot.
Il twist narrativo dato da Marling e Batmanglij è chiaramente diverso, interessante per via di tutte quei riferimenti al passato che vengono solamente mostrati leggermente e anche per una protagonista che non si muove su degli schemi predefiniti ma, al tempo stesso, permette allo spettatore di empatizzare con lei nonostante si abbia poco in comune. La definizione “Gen Z Sherlock Holmes” è un po’ troppo riduttiva, ma aiuta a capire l’appeal tecnologico che si vuole attribuire alla giovane Darby Hart che, oltre ad avere una passione smodata per risolvere i casi delle varie Jane Doe americane, è anche piuttosto dotata dal punto di vista tecnologico (qualcuno oserebbe definirla “hacker” con sommo orrore di molti altri).
MA LA TRAMA QUAL È?
Domanda legittima e anche leggermente complessa visto quanto cambia “Chapter 1: Homme Fatale” nel suo tragitto:
- si parte da un incontro tra pubblico e autori di libri in cui Darby arriva e legge un capitolo del suo libro;
- si fa un passo indietro nel passato tramite un flashback che è raccontato proprio in quel capitolo;
- successivamente la scrittrice/investigatrice/coroner viene invitata in Islanda dal miliardario interpretato da Clive Owen per un incontro di qualche giorno, tutto pagato insieme ad altre menti illustri, il tutto per discutere il futuro dell’umanità e per mettere insieme nuovi progetti;
- ci scappa improvvisamente il morto e, verosimilmente, negli altri sei episodi si passerà il tempo a investigare il possibile killer.
Praticamente è la trama di un classico giallo alla Glass Onion, ma con l’aggiunta di una protagonista e di una vittima il cui passato è legato da una storia che è tutta da scoprire.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Come series premiere non ci si può assolutamente lamentare anche se non si può gridare al capolavoro per via di alcune situazioni un po’ al limite della credibilità (comunque trascurabili). L’incipit è molto buono, così come la regia e le interpretazioni dei vari character sono praticamente ineccepibili. Si può quindi serenamente fare i complimenti al duo Brit Marling e Zal Batmanglij per un ritorno con i fiocchi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.