A Young Doctor’s Notebook 2×01 – Part ITEMPO DI LETTURA 5 min

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Il dottore è  tornato.
E no, non stiamo parlando di Doctor Who -che va beh, anche lui è tornato ma non è questo il punto- ma di un vero medico che esercita nelle campagne sperdute del Nord della Russia, a Mur’ev per l’esattezza, a inizio ‘900, quando ancora non esistevano gli antibiotici e le funzioni della Medicina erano ridotte al semplice alleviamento dei sintomi e all’assistenza delle partorienti.
L’anno scorso AYDN ci aveva lasciato iniziando a descrivere la dipendenza di morfina del giovane dottor Bomgard e alle prime conseguenze a cui questo l’aveva portato. Sappiamo però che il protagonista sarà assuefatto alla morfina fino al 1934, anno in cui il vecchio dottor Bomgard (interpretato da Jon Hamm) a causa di un’ispezione viene ritrovato con il farmaco nello studio, radiato dall’albo e dunque incarcerato. Da qui riparte questa seconda stagione che, sicuramente, ha qualche grande differenza rispetto al romanzo originale. In primis dal titolo che si trasforma in “A young doctor’s notebook & others story”, modificando in parte quella che era la struttura principale della storia. Dopotutto, a gran voce dal pubblico è stata richiesta una continuazione del serial, e gli autori hanno dovuto decidere di proseguire scrivendo però da soli una nuova trama, avendo praticamente esaurito i racconti del romanzo già lo scorso anno.
Il giovane Mikhail (interpretato sempre da Daniel Radcliffe) adesso continua una relazione con la giovane ostetrica Pelageja, lovestory che in realtà più che per amore sembra essere dovuto alla necessità da parte del protagonista di avere un complice nel proprio crimine e  che -appunto- è colei che inietta il farmaco nelle vene del dottore e che si prende cura di lui come una madre, come solo una donna di altri tempi può fare. Tuttavia, è evidente che questa situazione non può andare avanti per parecchio tempo senza che nessuno si insospettisca, e questo primo episodio comincia proprio con le prime conseguenze a cui una schiavitù del genere può portare. Tutto inizia quando un farmacista si insospettisce per la dose eccessiva di antidolorifico ordinata dal dottore e ordina dunque un controllo dei piani alti nella clinica di Mur’ev. Come se ciò non fosse sufficiente, l’arrivo di tale ispettore coincide con l’arrivo di soldati bolscevichi impegnati nella Rivoluzione del tempo, feriti gravemente e che hanno giustamente bisogno di farmaci per alleviare il dolore. Il dilemma finale e i sensi di colpa del protagonista regalano a questa puntata iniziata con comicità, una serietà che il tema dell’assuefazione ad una droga giustamente comporta, e il confronto tra il Bomgard adulto -non più medico poichè privo ormai dell’abilitazione- con un Bomgard giovane rende tutto ancora più intenso. Daniel Radcliffe interpreta questo giovane adulto che deve confrontarsi con le conseguenze delle proprie azioni, che cerca di giustificare con la medicina, con la politica, con la morale azioni in realtà dovute al mero egoismo. Tutto ciò ci riporta alla prima parte della scorsa stagione, quando non tutto ero dark e oscuro, ma c’era il tempo per qualcosa di leggero -come protagonisti di Harry Potter e Mad Men ci permettono di avere- senza però sdegnare una adeguata compostezza nel bisogno.
Vorremmo concludere consigliandovi il romanzo breve di Mikhail Bulgakov che ha ispirato questa miniserie. Sono -come dice lo stesso protagonista di questo telefilm- sproloqui di un giovane ed eccellente studente di medicina che da Mosca ad un tratto si ritrova in una sperduta campagna siberiana, potendo contare solo sulle sue forze e senza nessuno di più grande a insegnargli il mestiere. Un JD scrubsiano dei primi tempi, giovane e di inizio ‘900 che fa molto ridere, specialmente a chi è nell’ambito e sa le difficoltà che i primi anni bisogna affrontare dopo aver studiato tutta teoria e niente pratica (in realtà non solo della branca medica ma un po’di tutte le professioni che nel nostro Paese si caratterizzano per la pochezza di esperienze) ma con una fondamentale differenza rispetto al serial e che lo rende, a nostro parere, un buon racconto: non è il protagonista ad essere affetto dalla dipendenza da morfina ma un suo collega, che spiegherà attraverso un diario passato poi al giovane medico le difficoltà nel vivere con una tale schiavitù, un racconto intimo che non lascia assolutamente indifferenti. Insomma, potrebbe essere interessante confrontare il pezzo televisivo con quello cartaceo.

PRO:

  • Il ritorno di un giovane Mikhail imbranato studente di medicina che deve confrontarsi con casi non alla sua portata: “E’ una cosa positiva, la zuppa sarà più sostanziosa per settimane”.
  • Il tema della tossicodipendenza affrontato a tratti con ilarità, a tratti con una più giusta serietà: il caso dell’ Ispettore Capo Raveba e la mancanza di una giusta dose di morfina per l’attaccamento alla sostanza del medico che ha consumato tutte le riserve per sé stesso.
  • “I forgive you”.
CONTRO:
  • Il trattare la dipendenza dall’antidolorifico come un fatto personale del protagonista, mentre nel romanzo lui è solo uno spettatore indiretto. Non siamo ancora sicuri che sia stata la scelta giusta da parte degli autori cambiare un così importante fattore -anche perchè ciò ha portato ad un appesantimento della storia nella seconda parte della scorsa stagione non proprio gradita- solo speriamo che non vi siano ulteriori grandi cambiamenti rispetto al romanzo. Va bene aggiungere nuovi elementi alla storia, ma perchè cambiare i pochi originali che davano spiegazione a tutto?

Un ottimo episodio ben riuscito, sia per il ritorno dell’alternarsi del ritmo comico e drammatico (rispetto a una troppa austerità che caratterizzava le ultime puntate dello scorso anno), sia per la profondità con cui vengono trattati temi importanti. Inoltre, si confermano più che discrete le interpretazioni di Hamm e Radcliffe, a dispetto di coloro che hanno sempre snobbato il loro mutare dai ruoli principali dei film/telefilm con cui vengono ricordati. Inizio di stagione, insomma, che fa ben sperare per le successive tre puntate.

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