American Horror Story 8×10 – Apocalypse ThenTEMPO DI LETTURA 4 min

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Essere soddisfatti non è esattamente quello che ci si aspetta alla fine di una stagione qualsiasi di American Horror Story. Spesso, in passato, soprattutto con ‘Coven’ o ‘Freak Show’, la sensazione principale che si poteva provare era quella di incompiutezza, mancanza di un filo logico che si legasse al trionfo del barocco-trash di uno stile narrativo comunque affascinante e godibile.
L’episodio finale di questa stagione è tremendamente lineare e spiega, collega e completa tutta la storia che gli autori avevano in mente. Niente di particolarmente originale e inaspettato ma estremamente godibile.
Leggendo le recensioni precedenti, si aveva il dubbio che il finale sarebbe stato affrettato e sostanzialmente inconcludente, lanciando l’ipotesi che forse questa poteva diventare la prima parte di una doppia stagione a tema (la stagione otto e nove erano state rinnovate insieme all’epoca).
Bene, niente di tutto ciò. Fortunatamente, perché altrimenti la scelta di ripercorrere per tanti episodi le vicende che hanno portato all’apocalisse sarebbe stata noiosa e prolissa, ricadendo nel vizio di forma tanto comune in AHS.
Invece si può applaudire la scelta fatta. Tutto acquisisce un senso e niente viene lasciato al caso. Per esempio, se inizialmente i ritorni di certi personaggi potevano essere pretestuosi (praticamente mezzo cast di Coven, per intendersi), nel giro di pochi secondi acquisiscono senso e ruolo, contribuendo alla trama. Niente di memorabile ma già il fatto di essere utili li eleva di molto rispetto a tante e inutili apparizioni/sparizioni viste negli anni.
Questa stagione ha il merito di unire tanti pezzi di tante stagioni, regalando un’organicità che giova notevolmente al godimento delle serie, oltre che al più stretto fandom. Andando a scorrere, oltre a ‘Murder House’ e ‘Coven’, non sono mancati riferimenti ad ‘Hotel’, ‘Cult’ e ‘ Roanoke’. Probabilmente ci sarebbe stato anche qualcosa da ‘Freak Show’ e ‘Asylum’ ma il rischio di eccedere avrebbe portato ad appesantire il tutto.
Ecco quindi il pregio della stagione: il non voler eccedere nelle ridondanze e il focalizzarsi su un tema principale, per sconfiggere il male bisogna essere un gruppo, usando quanto seminato in passato. Le congrega di streghe, con l’arrivo di Cordelia alla fine di ‘Coven’, ha ri-acquisito il concetto di comunità votata al bene comune e grazie a questo può riuscire a sconfiggere il potere di Michael Langdom.
Splendida la sequenza che rivede comparire il personaggio di Jessica Lange, pronta a recidere il legame con il suo ennesimo fallimento educativo, grazie anche all’intervento di Mallory.
Sarebbe stato ingenuo pensare che la comparsa del figlio di Satana sulla Terra fosse stata evitata definitivamente; preferibile la scelta di mostrare come solo una lotta costante e la collaborazione tra persone diverse possono tenere a bada il male, che risulta endemico di ogni singolo essere vivente e necessita di essere coltivato per svilupparsi. In pratica, ognuno ha la responsabilità delle azioni che compie, cosa non proprio popolare in un periodo storico di grandi populismi come questo. Lo stesso personaggio di Michael sembra negarsi la responsabilità di ciò che compie, con varie giustificazioni, in netta contrapposizione di Cordelia che soffre delle decisioni prese ma pronta a sacrificarsi per un obiettivo più grande.
Tutti bravi gli attori coinvolti, ma una menzione d’onore va a Cody Fern, vera conferma dopo una splendida interpretazione nella serie gemella di Murphy, American Crime Story. Il suo Michael Langdom è pieno di carisma e fragilità, molto adatto a rendere tridimensionale questo personaggio. Potremmo dire che il franchise si arricchisce di un nuovo attore con ottime potenzialità. Altra promessa interessante, anche se qui ancora non così in vista, è quella di Billie Lourd, figlia di Carrie Fischer, e possibile nuova musa del brand dopo Jessica Lange e Sarah Paulson.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La coerenza, finora sconosciuta, arriva e trasforma tutto in piacevolezza
  • Myrtle, unica strega col dono di un sano sarcasmo
  • Tutti i ritorni trattati velocemente ma con un certo senso
  • Madison Montgomery ritorna all’inferno e ce la lasciano solo per un po’…

 

American Horror Story 8 è stata una buona stagione, forse un po’ prolissa nel suo mega flashback, risultando comunque piacevole, coerente e a tratti avvincente. In fondo, non ci si chiede di essere necessariamente originali per intrattenere e, presentato così, l’intrattenimento è stato decisamente assicurato.

 

Fire and Reign 8×09 1.65 milioni – 0.8 rating
Apocalypse Then 8×10 1.83 milioni – 0.8 rating

 

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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