“We came to Russia because, uh, my wife wanted to preserve her unique ancestry. And, uh, we will endeavor every day to tell our daughter about her heritage, the strength and the history of this special place and how everyone here is so wonderful, helpful, and gracious.”
Giunti ormai ad un solo episodio dal termine, si può tranquillamente dare un giudizio sulla nuova serie di casa Amazon: The Romanoffs è bella, ma non come ci si aspettava. Se alcuni episodi hanno brillato, altri al contrario sono risultati lenti, poco incisivi e terribilmente noiosi. Ogni puntata, con le sue peculiarità, ha trattato temi diversi e la qualità è stata sempre un punto di forza sotto il profilo tecnico, mentre la narrazione dei fatti e la scrittura di alcuni episodi hanno lasciato nettamente a desiderare in alcune occasioni.
Nello specifico, in questo settimo appuntamento ciò che subito salta all’occhio dello spettatore è la suggestiva location, ossia Vladivostrok, città dell’estremo oriente russo dove termina la leggendaria transiberiana, rete ferroviaria che collega l’Europa orientale, l’Asia e la Russia fino alle più remote città della Siberia. I coniugi Joe (Jay R. Ferguson, già presente in Mad Men) e Anka (Kathryn Hahn) Garner giungono nella remota città portuale per adottare un figlio, vista l’impossibilità di averne. Il collegamento tra i diversi eredi della dinastia zarista è ancora una volta sottilissimo, visto che Anka è una discendente diretta dei Romanoff e cugina di Victoria, personaggio presente nel precedente episodio. A far loro da guida in Russia c’è Elena Evanovich, interpretata da Annet Mahendru, attrice nota ai più per il ruolo di Nina in The Americans, serie capolavoro che parla proprio di due spie russe negli Stati Uniti. Attraverso diverse peripezie, Matthew Weiner delizia lo spettatore affrontando tematiche molto differenti come la difficoltà nel concepire un figlio, i problemi ad accettare la disabilità di un neonato e la forte ipocrisia che si cela dietro la pratica delle adozioni all’estero, spesso vere e proprie compravendite della vita umana. Non è un caso allora che Anka decida infine di non adottare Oksana poiché malata, mentre accoglie con entusiasmo Katerina, bambina perfettamente normale.
“We want you to know that this baby means everything to us. She is our dream come true. She will want for nothing. She will have the finest education, the best health care and the love and support of two eternally grateful parents. We came to Russia as husband and wife. But thanks to you we’ll have a chance to go home as a family. And for that, Your Honor, we thank you from the bottom of our hearts.”
Non è difficile capire allora il messaggio che lo sceneggiatore americano voglia veicolare, sempre con eleganza e delicatezza, per una critica sociale sottile e mai banale. Da segnalare, inoltre, un ottimo cast per una messa in scena eccellente come sempre e impreziosita dall’ampio utilizzo della lingua russa, ostica da ascoltare ma che ha sicuramente reso ancor più reale l’ambientazione. Tuttavia, visto la lunga, senza dubbio eccessiva, durata dell’episodio, era lecito aspettarsi molto di più, per una puntata che è praticamente un film, dove la narrazione non decolla mai veramente e il ritmo narrativo risulta lento e compassato, a tratti veramente difficile da digerire. Cosa rimane una volta terminata la visione di questo settimo appuntamento? Sicuramente diversi spunti di riflessione ma a giudicare globalmente questa penultima puntata la sensazione è quella di una grande occasione persa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Panorama 1×06 | ND milioni – ND rating |
End Of The Line 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.