Nel mondo dello spettacolo, dello sport e della musica, di solito, si usa l’espressione “separare l’artista dalla persona”; di solito, ciò viene detto con maggiore frequenza in caso l’artista in questione sia persona più o meno controversa, sia per via di vicissitudini personali che a causa di posizioni politiche particolari o discutibili. Per anni, gli esempi celebri sono stati Roman Polanski e Mel Gibson, sulle cui vicende fuori dallo schermo non è certo necessario soffermarsi oltre. A partire dalle rivelazioni su Harvey Weinstein, però, il numero di attori e registi finiti nell’occhio del ciclone si sono moltiplicati esponenzialmente.
Nel novembre 2017, il mese in cui tutto è iniziato, fu accusato anche Matthew Weiner. L’accusatrice, Kater Gordon, ha lavorato alla sceneggiatura di vari episodi delle prime tre stagioni di Mad Men (e vincendo anche un Emmy), prima di essere allontanata dallo show dallo stesso Weiner. Stando a quanto riferito dalla Gordon, Weiner le avrebbe detto che era profondamente in debito verso di lui, così tanto da doversi spogliare per lui. Il padre di Mad Men ha inizialmente negato le accuse e, recentemente, ha detto che non sta dicendo che sia impossibile che lo abbia detto, ma che davvero non ricorda di averlo fatto.
Quello che importa, ai fini di questa recensione, è che la vicenda tra Weiner e Gordon è molto simile al canovaccio della puntata, tutta incentrata su un’accusa rivolta ad un popolare insegnante di piano.
“When your so young and fairy years Are smeared by the gossip’s noise, And by the high word’s trial, fierce, Your public honor’s fully lost, Alone midst indifferent crowds, I share with you your soul’s pains, And just for you my prayers, loud, Are send to idols, void of sense. But the high world His accusations, How cruel they are, he’d ne’er take back: He doesn’t root out the blind transgressions, But bids to hide the sinful tracks. They’re worth of quite the same aversion. His secret and so vain-full love, And hypocritical damnation: Try to forget the whole stuff. Don’t drink the poison, outrageous; Leave that high circle, bright and close; Leave crazy merriments and pleasures: You still have one good friend of yours. “
La questione chiave dell’episodio è, abbastanza chiaramente, il giudizio che viene proferito nei confronti di chi viene accusato e non è ancora stato condannato. In particolare, quello che viene evidenziato è che, fino a cinque minuti dal termine, a nessuno importava veramente della verità o della eventuale vittima della violenza: c’è chi, infatti, crede a prescindere all’accusato perché legati da un profondo rapporto di amicizia; al contrario, c’è chi si scaglia immediatamente contro l’accusato non per senso di solidarietà verso la vittima, ma perché animata da un senso di antipatia nei confronti del soggetto in questione (ovviamente, si sta parlando delle due amiche di Katherine). Inoltre, c’è chi trova alle accuse un fondamento di tipo classista e omofobo. Infine, arriviamo a Katherine, la quale non prende una posizione vera e propria, cambiando orientamento più di una volta. Nella metafora di Weiner, il personaggio di Diane Lane dovrebbe rappresentare i vip, le elite, coloro i quali decidono della reputazione sociale degli accusati (come detto chiaramente da Katherine, qualunque cosa loro decideranno, gli altri li seguiranno a ruota).
“Alex I have to tell you, I am really disappointed in you. Why would you ask something like that? I’m disgusted. You listened to the mob instead of thinking for yourself. You know, some people are different, and it’s none of your goddamn business. And I guarantee that you really hurt Alan’s feelings by asking him that question and being just like everybody else. Don’t you ever do that again.”
Come troppo spesso accaduto in queste prime cinque puntate, sono presenti dei buoni spunti, ma sono diluiti in 70 minuti di dialoghi lontani dall’essere brillanti e lentezza narrativa immotivata per una serie composta da episodi antologici. Non si capisce, ad esempio, come mai non approfondire la questione dei pregiudizi omofobi e di classe sociale, aspetti spesso sottovalutati in queste situazioni, spingendo invece per una poco verosimile illuminazione di Alex. Egli, infatti, per circa 63 minuti è stato uno dei più fieri sostenitori della colpevolezza di David (o, quantomeno, della necessità di licenziarlo); improvvisamente, però, diventa uno dei suoi difensori più accaniti, passando dal sostenerne la colpevolezza in quanto conferma dello stereotipo dell’insegnante gay al ricordare di quando il padre gli insegnò a non seguire il pensiero della massa nel discriminare un giovane transessuale. Questo cambiamento di opinione è sicuramente straniante, soprattutto se unito al discorso fatto ai figli. Sia chiaro, la presunzione di innocenza è uno dei pilastri di ogni paese civile; il “whether they did or not”, però, sembra suggerire che certe accuse non vadano mai fatte (del resto, in caso la persona sia davvero colpevole, non si tratterebbe di falsa testimonianza).
La parte più deludente dell’episodio, però, è che una penna come quella di Weiner non sia riuscita, in 70 minuti, a tirare fuori una storia convincente, partendo da un tema di così stretta attualità. Il giudizio, si badi bene, non è etico e basato sulle idee di Weiner (tranne la parentesi di poche righe fa, che però serviva a spiegare l’illogicità del discorso), ma si riferisce proprio alla mancanza di acume e di brillantezza. Con tutte queste premesse, non si può credere che il massimo realizzabile fosse una puntata antologica dove si toccano argomenti interessanti, ma non si giunge sostanzialmente a nulla.
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Expectation 1×04 | ND milioni – ND rating |
Bright And High Circle 1×05 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.