Una delle qualità peculiari di questa stagione di American Horror Story è l’ironia farsesca, riuscire a spogliare di ogni importanza i momenti drammatici ma spesso vediamo unirsi scelte ragionate e riuscite ad altre inutili ed eccessivamente non-sense.
Personalmente Coven mi sta piacendo, anche se imperfetto: non all’altezza di Murder House, supera lungamente il delirio di
Asylum, per me deludente.
I puritani della serie obietteranno dichiarando che si è perso l’effetto più horror e straniante, quello che fa “saltare dalla sedia”, ed in parte è vero ma credo che l’obiettivo quest’anno sia un po’ diverso; quello che pare dirci Coven è che nessuno è immune dal male e che questa malvagità dissacra tutto ciò che tocca, spiritualmente e materialmente.
L’introduzione dei cacciatori di streghe e del riuscito flashback riguardante Hank, sul quale non avrei scommesso un centesimo, è uno dei momenti più riusciti dell’episodio: il marito di Delia è vittima, come la moglie, di una figura genitoriale ingombrante che ha influenzato la sua personalità e dalla quale ancora non si è emancipato, come dimostra ampiamente durante la strage da lui compiuta. La figlia di Fiona invece è una donna diversa dagli inizi: meno timorosa e più sicura, durante la cecità ha affrontato la sua natura soprannaturale uscendone vincente, molto più matura e indipendente dalla pesante presenza della madre. Dimostra il suo nuovo equilibrio gestendo al meglio un paio di situazioni e diventando amica e guida di Misty.
Durante la puntata viene dato più spazio a Frances Conroy e alla sua Myrtle: ancora una volta capiamo quanto profondo è il rapporto che lega la donna a Cordelia e tanto per ribadire il concetto di estrema dissacrazione, ecco che al momento emotivamente forte del ritorno alla vista di Delia, ci si arriva con del trash che smorza i toni più seri.
Cosa proprio non convince?
Sicuramente la storyline di Kyle: la vicenda che lo vede protagonista non va da nessuna parte. Se il personaggio di Tate aveva uno spessore particolare, supportato da una bella prova recitativa, quest’anno Peters è praticamente trasparente, piace solo a tratti e non è incisivo.
Ho volutamente lasciato alla fine il bel frammento con protagoniste Queenie e Delphine: vedere la ragazza che istruisce la “testa”, letteralmente, della LaLaurie sulla storia dei neri americani è divertente e ancora una volta il confronto si spoglia della sua componente drammatica, per ritornare nel momento in cui Queenie si sacrifica per Marie Laveau.
La mia collega nella recensione del precedente episodio scriveva che c’è qualcosa che manca, che ancora non è arrivato in questa annata di American Horror Story: forse non ci sarà il botto finale, quello che giustifica questa sensazione di “mancanza” ma probabilmente arriveremo a fine stagione con una serie di pezzi che tutti insieme si ricollegheranno, screditando ancora una volta il momento di aspettativa culminante, andando a consolidare la dissacrazione come elemento supremo di Coven.
PRO:
- Flashback su Hank
- Myrtle e la scena delle coppette
- Quennie e Delphine
- Kyle e la sua storyline
- Le streghette senza troppo mordente
- Elementi puramente horror e stranianti un pò troppo in disparte per una serie come questa
Dovremo aspettare il nuovo anno per gli ultimi due episodi di questa particolare antologia: ci saranno ancora nuove alleanze? Che ne sarà di Queenie? Diverse domande che troveranno risposta l’ 8 gennaio. Siateci!
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.