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Almost Human 1×05 – 1×06 – Blood Brothers – ArrhythmiaTEMPO DI LETTURA 4 min

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Facciamo finta che io sia uno spettatore televisivo occasionale. Dopo una faticosa giornata, mi siedo sul
divano, accendo la televisione e mi abbandono a ciò che offre il palinsesto. Facciamo sempre finta che qualcuno mi suggerisca questo nuovo show fantascientifico che arriva dagli USA, il produttore è lo stesso di Lost. Certo è un po’ strano per me approcciare un qualcosa del genere. Io sono uno spettatore esclusivamente televisivo, cresciuto a pane e “Il Commissario Montalbano”, pane e “Un Medico in Famiglia”, pane e qualche telefilm di importazione tipo E.R., pane e sceneggiato qualsiasi sulla vita di un santo. Eppure comincio a seguire questo show (immedesimandoci nella situazione puramente immaginaria, facciamo finta sia già uscito in Italia). Bè devo dire che mi piace. C’è azione, fantascienza, umorismo, intrighi sentimentali ma soprattutto, non devo assolutamente seguire nessuna trama orizzontale. I personaggi da ricordare sono pochi e le storie sono fondamentalmente semplici. Per non parlare poi della bella presenza di attori e personaggi. Non c’è che dire, è veramente piacevole seguire Almost Human.
Cambiamo radicalmente scenario. Questa volta sono un accanito appassionato di gran parte delle serie TV oltreoceano e britanniche. Tante me ne vedo che mi sono addirittura unito ad un blog di recensioni. Ho frequentato i forum sui finali di Lost, seguo una decina di serie contemporaneamente, riconosco attori ovunque. Ho seguito le vicende di Walter White e di The Machine; rido di Once Upon A Time e aspetto la conclusione di How I Met Your Mother; attendo l’avvento di Capaldi come dottore e ho chiuso senza troppo rimpianto Misfits. A questo punto guardo Almost Human sorridendo e basta. Trovo il tutto carino e ben fatto, ma basta.
“Blood Brothers” è l’ennesimo caso sulla clonazione, introduce quindi un nuovo aspetto (per niente originale) in questo non troppo remoto futuro. C’è da dire che questo è il quinto episodio e ancora non vi è traccia della trama orizzontale che il pilot ci aveva introdotto. Anzi, peggio. L’unica trama orizzontale è quella della fin troppo trattenuta love story con la gnoccona della centrale di polizia. Vorrei poi capire chi è che ha deciso i tempi della lunghissima sequenza iniziale del processo, soprattutto dopo la mini-introduzione con i due protagonisti. Credo che uno spettatore con un minimo di attenzione si sarà reso conto di come sembrava di essersi catapultati in un’altra serie. Devo dire che ho apprezzato però la commistione scienza-misticismo riferita alla medium bionda (anche se sono solo lontani parenti con i livelli di spiritualità e di “new wave” raggiunti in Fringe). Il solito (e devo dire sempre godibile) momento comico tra i due “cops”, inizia a diventare banalmente sistematico nello schema dell’episodio. Mi viene da pensare, ma non sarebbe stata molto più originale una sit-com con la stessa tematica? Si sarebbe passato dal già visto, al nuovo. Basta. Su questa puntata non c’è nient’altro da dire.
Un poco più complessa e forse interessante è la successiva. Per almeno un paio di motivi. Intanto mettiamo a fuoco il fatto che gli androidi “pazzi” sono tutti uguali a quello che noi abbiamo già considerato co-protagonista. L’altro motivo riguarda la trama più “futuristica” e riguardante problematiche sociali del 2048. Il “riciclare” cuori, sebbene a scadenza, forse si avvicina un pochino di più a quella che per me è un’idea originale per uno show di fantascienza. Bella e toccante la scena dei due malcapitati che, disorientati, si trovano in fin di vita pur avendo i soldi per pagare una “ricarica cardiaca”. Le soluzioni finali, però, mi hanno un po’ lasciato perplesso. I due colpevoli incarnano stereotipi che gridano vendetta. Ho sperato fino all’ultimo che la segretaria apparsa per pochi istanti non fosse la telefonatissima colpevole. Per non parlare del millemillesimo “cattivo” con accento inglese. Fringe in questo ha fatto scuola.
Non c’è niente da fare, è come al solito tutto ben fatto e la sufficienza non mancherà. Il problema è che ormai il mondo televisivo chiede qualcosa in più. Da questo punto di vista una sufficienza è quasi peggio di un brutto voto. Senza scomodare illustri poeti, con l’arrivo di questa pausa natalizia, penso che, per ora, si possa parlare tranquillamente di un lavoro “sanza ‘nfamia e sanza lodo”.

 

PRO:
  • “Red is the colour of apples and Christmas”.
  • Capacità ironica degli attori.
  • Tematica maggiormente importante in “Arrhythmia”.
  • Dorian 0.2
  • Come al solito tutto liscio, senza sbavature.

CONTRO:

  • Le due massime trame orizzontali: love story – vita di Dorian. Un po’ poco.
  • Come al solito, sensazione di già visto.
  • A quanto ho letto, Christopher Eccleston si rifiutò, su Heroes, di interpretare un antagonista per evitare il solito stereotipo del malvagio con accento europeo. Non aveva tutti i torti.
  • Ho già detto che non c’è niente di nuovo?
  • Gratuita scena Paperino-style con il Dorian II.
Almost Human deve capire che cosa vuole fare da grande.

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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