Dopo il finale di Hotel, American Horror Story si è trincerato dietro ad una nebbia fitta e misteriosa, decidendo di stravolgere il suo modus operandi a livello di marketing e mettendo in atto un tale livello di segretezza sul tema di questa stagione che in epoca di internet, social network e spoiler in ogni dove, non era affatto scontato. Eppure Murphy e Falchuk ci sono riusciti ed il pubblico è arrivato a questa season premiere senza avere la benché minima idea della trama e dell’ambientazione scelta dai due per questa sesta annata.
Fin dall’assenza dell’iconica sigla, ci si accorge subito che, ciò che Murphy promise qualche tempo fa, è sotto i nostri occhi: una stagione finalmente diversa dalle precedenti, qualcosa a cui non si aveva ancora assistito. American Horror Story: Roanoke, questa è l’ambientazione che la serie si accinge ad esplorare quest’anno: Roanoke, una colonia del North Carolina fondata alla fine del XVI secolo dalla Regina per permettere un primo insediamo inglese nel North Carolina, è più conosciuta per il non invidiabile titolo di “The Lost Colony” perchè durante la guerra Anglo-Spagnola tutti i coloni sparirono improvvisamente senza lasciare alcuna traccia.
La premiere rompe la tradizione con il passato già dai primi minuti e lo spettatore si ritrova davanti alla scritta “Based on a true story“, preliminare di molti mockumentary a cui la serialità e la cinematografia ha abituato il pubblico negli ultimi anni. La struttura narrativa rispetta questo canone, in quanto si vedono i veri protagonisti della storia, interpretati da alcuni attori tra cui una vecchia conoscenza della serie Lily Rabe, e altri che mettono in scena il racconto e qui ritroviamo Sarah Paulson e Angela Bassett, con la new entry Cuba Gooding Jr.
Il documentario “My Roanoke Nightmare” si ispira ad una leggenda americana realmente molto conosciuta, citata per altro da questa stessa serie nella sua prima gloriosa stagione, Murder House, da Billie Dean Howard, la sensitiva a cui si affidava Constance.
La premessa è simile a quella della casa stregata degli Harmon, così come l’ambientazione sudista ricorda Coven, tuttavia quello che più colpisce di questo episodio è la volontà di tornare ad ambientazioni horror più classiche, le stesse che hanno pervaso la serie agli inizi e che ne avevano promulgato il verbo. In “Chapter 1” non ci sono spargimenti di sangue splatter, nemmeno scene di sesso gratuite o deformità fisiche scioccanti: l’ansia e il terrore nel buio sono molto più efficaci in questo caso, e si nota la tendenza a voler rendere più vere le paure e le esperienze dei protagonisti, come nelle scene in cui vi è un tributo ad un classico real horror, The Blair Witch Project e alle sue atmosfere, a dimostrazione del fatto che Murphy e Falchuk si spera abbiano voglia davvero di presentare qualcosa di diverso.
Come sempre la punta di diamante di AHS è il cast che, pur venendo rinnovato ogni anno, anche questa volta non si smentisce; i protagonisti, sia quelli reali che quelli del documentario, riescono a portare al pubblico la loro storia in modo veritiero ma se all’interpretazione attoriale non manca niente, lo stesso non si può dire della profondità dei loro personaggi, su tutti Matt e Shelby. Su di loro vengono raccontate molte cose, soprattutto la forza travolgente del loro amore, amore che in realtà non si vede affatto, anzi, i due mentono l’uno all’altra. E’ solo la prima puntata ed è presto per dirlo ma se non vengono approfonditi i due protagonisti, la loro (presupposta) lenta separazione potrebbe annoiare ed essere l’anello debole di una stagione che invece si configura come molto interessante.
Non è chiaro ancora che cosa si possa veramente aspettare da Roanoke: sul web tantissime sono le teorie, quella più intrigante parla di una stagione che racconterà diverse ghost stories e quindi il tema non sarà unico. Al momento il finale di “Chapter 1” sembra scongiurare questa ipotesi ma nulla è sicuro.
Certo è che la campagna promozionale, un buon episodio iniziale e un cast talentuoso come al solito () invogliano gli spettatori a volerne sapere di più, in tal senso i 5 milioni di spettatori sono un ottimo segnale di conferma. Purtroppo Murphy ha abituato a inizi bellissimi e finali disastrosi, quindi è presto per cantare vittoria, ma se il ritorno alle origini del genere horror fosse la chiave di lettura delle prossime puntate, sarebbe davvero un ottimo modo per la serie di rimettersi sulla giusta via.
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Complice anche una campagna pubblicitaria ben fatta, il primo episodio riesce nell’intento di tenere alta la curiosità per ciò che verrà. Memori delle precedenti première, salviamo la puntata e attendiamo speranzosi i prossimi sviluppi.
Be Our Guest 5×12 | 2.24 milioni – 1.1 rating |
Chapter 1 6×01 | 5.13 milioni – 2.8 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.