Finisce qui la miniserie tratta dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti.
Seguendo lo schema del libro, le avventure dei due fratelli Anna e Astor si concludono in un viaggio catartico verso il “continente”, con la speranza di trovare degli adulti ancora vivi.
Tra immagini oniriche, flashback e una buona dose di sentimentalismo, Anna colpisce dritto nel cuore e nella mente dello spettatore lanciando un messaggio per nulla retorico o banale (dato anche l’attuale momento storico).
FINALE MONCO MA EFFICACE
Ed è proprio dalla fine che è bene partire, non solo per analizzare l’episodio in sé ma anche per tirare le somme di quella che si può tranquillamente definire come la “miniserie evento” di questo 2021.
Il genere post-apocalittico infatti non è certamente uno di quelli più praticati nella fiction italiana, e va dato atto a Sky di essere uno dei pochi producers che cerca, in questo senso, di sperimentare il più possibile all’interno della serialità di genere. In questo senso Anna cerca di percorrere una sua strada personale e un approccio originale ad esso.
Se nel finale del libro i due fratelli raggiungevano la Calabria in mare concludendo la loro avventura senza dare troppe spiegazioni sul loro futuro (anche per lasciare la curiosità al lettore), il mezzo televisivo impone di dare una risoluzione precisa che poteva essere:
- PESSIMISTA: anche nel continente non ci sono adulti sopravvissuti;
- OTTIMISTA: ci sono degli adulti, quindi c’è ancora speranza.
Ammaniti sceglie una via di mezzo che, a prima vista, potrebbe fare riferimento al secondo caso. Gli adulti, infatti, ci sono, ma come siano sopravvissuti e soprattutto se saranno in grado di aiutare i due bambini, non è dato sapere.
La morale di Anna è quella di continuare a credere in un futuro possibile, anche quando attorno c’è solo morte e desolazione. In questo senso la missione dei due fratelli è riuscita e conclusa, e questo solo deve bastare per lo spettatore. Potrebbe sembrare un finale monco, ma è abbastanza fedele a quello del romanzo (ancora più aperto) e coerente con l’intento dello show. Ma soprattutto è il messaggio migliore che si potesse dare in un momento storico particolare come questo, con l’epidemia da Covid-19 ancora in atto.
FLASHBACK E MOMENTI ONIRICI
La sensazione di inconcludenza è data anche dal ritmo stesso dell’episodio, forse il difetto più grave riscontrabile negli ultimi due episodi. Pare evidente che l’obiettivo fosse quello di concentrare tutto il minutaggio nel viaggio finale dei due protagonisti, il che ha significato chiudere sbrigativamente tutte le altre sottotrame presenti. In questo senso la scena introduttiva con il “sogno” di Astor (e il rapido abbandono del personaggio di Ndraveche) ne è l’esempio più calzante. Da questo momento in poi tutta la puntata sarà un susseguirsi di flashback e momenti simbolico-onirici che accompagneranno le varie tappe fino in Calabria.
E ciononostante, non si può dire che questa parte sia del tutto inutile o noiosa. La descrizione della “Passione e Morte (forse Risurrezione)” della madre di Anna (un’ottima e straordinaria Elena Lietti, già figura materna ne Il Miracolo) è straziante e suggestiva allo stesso tempo, ed è difficile rimanerne indifferenti. Inoltre è essenziale per rimarcare il percorso evolutivo compiuto dai due fratelli. In questo senso, la scena del Libro Delle Cose Importanti che cade e si perde in mare è un’azzeccata metafora del taglio definitivo dal cordone ombelicale materno. Anna e Astor sono ormai cresciuti e pronti ad affrontare la vita secondo le “loro” regole.
L’ELEFANTE NELLA STANZA IN SPIAGGIA
L’episodio vede inoltre Anna riprendersi finalmente il ruolo di protagonista “attiva” della vicenda, dopo essere stata più che altro “spettatrice”, soprattutto in questi ultimi episodi.
Ed è molto interessante vedere come la stessa interprete, Giulia Dragotto, dimostri (al pari di Alessandro Pecorella, interprete di Astor) una consapevolezza maggiore delle proprie doti recitative, considerando anche il fatto che queste scene sono state girate dopo una “pausa forzata” dalle riprese proprio dovuta alla prima ondata di Covid-19.
Anche in questo episodio, comunque, i due fratelli sono protagonisti di strane visioni ed incontri particolari (vedi l’elefante sulla spiaggia) durante il viaggio verso lo Stretto. Una sorta di guilty pleasure dello stesso Ammaniti, intenzionato a sperimentare, soffermandosi su scene volutamente surreali, allo scopo di stupire lo spettatore. Effetto che può dirsi più che riuscito, anche grazie ad un ottimo comparto tecnico che si giostra fra musica, fotografia ed effetti speciali in CGI che si mescolano perfettamente con l’ambiente circostante.
Anna è senza dubbio la serie distopica più “solare” che si sia mai vista sul piccolo schermo (e giustamente poteva essere ambientata solo in Sicilia). Una storia di formazione e speranza che, mai come ora, è utile e merita sicuramente una visione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante i difetti, riscontrati soprattutto negli ultimi due episodi, Anna si dimostra, anche in questo caso, uno show capace di far riflettere ed appassionare lo spettatore. La collaborazione fra Sky e Niccolò Ammaniti riesce, ancora una volta, a creare un prodotto che, nel suo genere, è innovativo.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!