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Dopo il grande successo mondiale di The Young Pope, Sky decide di tornare nel terreno del sacro/profano, tema che evidentemente gli risulta congeniale dal momento che anche Il Miracolo, nel suo piccolo, non ha nulla da invidiare ai barocchismi registici e alla messinscena del potere religioso messa in piedi da Sorrentino.
Anche perché, pur partendo dallo stesso argomento, la serie scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, va totalmente in direzione opposta.
I protagonisti de Il Miracolo sono persone al di fuori dalla Chiesa ufficiale (o facenti parte di essa ma a modo loro) che improvvisamente, però, si trovano a dover far parte di un evento sacro e misterioso.
Le lacrime di sangue che sgorgano copiose da una statuetta della Vergine Maria cambieranno, infatti, la vita del Presidente del Consiglio, in piena crisi politica e coniugale, Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino), della biologa incaricata di seguire il caso Sandra Roversi (Alba Rohrwarcher) e di Marcello (Tommaso Ragno), ex-missionario e prete che sembra avere più fede nel gioco d’azzardo che non nelle sacre scritture.
Quest’ultimo è sicuramente il personaggio più interessante di tutta la serie (e non a caso l’attore ha vinto il premio come miglior interpretazione maschile al festival Séries Mania di Lille) ed anche la vera sorpresa che Il Miracolo regala alla serialità italiana e non solo.
Il don Marcello di Ragno, infatti, viene presentato dapprima in tutti i suoi vizi e difetti peggiori: dal gioco d’azzardo, alle macchinette, alla visione di film porno fino ad una sega fatta in macchina con una prostituta per poi rivelare, solo alla fine, la sua natura di sacerdote con una predica finale che è un vero e proprio monologo che suggella in maniera potente la puntata pilota.
La serie si basa soprattutto sull’attesa e sul silenzio, quasi a voler far rivivere allo spettatore la suspense e il mistero attorno a quelle misteriose lacrime di sangue che sgorgano senza fine dalla statuina. Un silenzio che non riceve (al momento) alcuna risposta.
Questi primi due episodi, infatti, si rivelano essere molto criptici e sono pura introduzione dei personaggi e delle storyline principali. Il che rappresenta sia il pregio sia il difetto maggiore della serie: da un lato si tratta di personaggi complessi e molto caricaturali (non si può non notare una certa satira politica nella rappresentazione del Presidente del Consiglio e della First Lady che, anche esteticamente appare come una copia di Agnese Renzi) i quali necessitano di una lunga introduzione che rallenta inevitabilmente gli eventi narrati. Già nella seconda puntata si entra più nel vivo del racconto e si scoprono alcuni legami tra i protagonisti che sicuramente diverranno fondamentali da qui in poi per la storia.
Per il resto, tutto è attesa di qualcosa, un racconto plurale che si snoda su più fronti regalando suspense continua ma non rivelando niente di più di quanto è necessario fino alla fine. Si tratta di una modalità di racconto certamente non facile, soprattutto per lo spettatore poco abituato a questo tipo di esperimenti narrativi, ma la suggestione che si crea attorno al mistero della Madonna piangente è sicuramente ottima.
Tra i vari pregi da sottolineare, poi, ci sono sicuramente l’uso delle musiche, particolari ed esplicative di quanto viene mostrato (soprattutto la sigla iniziale che riadatta una vecchia hit regalandogli un nuovo significato) e mai banali.
E poi l’uso di simbolismi religiosi che riecheggiano in tutte le scene, soprattutto in quelle d’apertura di ciascuna puntata. Se si analizzano, infatti, le scene d’apertura di “La Conservazione Della Materia” e “Lazzaro A Parte” si può notare come queste siano realizzate quasi per essere delle vere e proprie scene a parte rispetto a quanto narrato poi successivamente, ma alla fine di ogni episodio si scopre poi la loro importanza all’interno della storia.
E ciascuno di questi si rifà ad una tradizione semantica ben precisa: la scena d’apertura di “La Conservazione Della Materia”, per esempio, è al buio, con la sola luce delle torce usate dalla polizia per irrompere in un bunker dove si nasconde un esponente della ‘ndrangheta. Mano a mano che la luce illumina, tutto attorno viene fuori una scena inverosimile che da il via a tutta la storia. Si tratta di una riproposizione in chiave narrativa del famoso incipit biblico e non poteva esserci un inizio migliore e più appropriato per una sere del genere.
Allo stesso modo, la scena iniziale di “Lazzaro A Parte”, ambientata in Calabria, ricostruisce un’ideale Eden in cui le vicende dei due ragazzini protagonisti hanno più di un rimando alla vicenda di Adamo ed Eva. Anche in questo caso si ha una scena apparentemente slegata da tutto il contesto successivo, ma è probabile che andando avanti si scoprirà come questa abbia un legame con il presunto miracolo (le lacrime della Madonna sono dovute forse alla morte della bambina?).
Sicuramente la scena più iconica e più sperimentale di tutte è l’emblematico sogno del personaggio interpretato da Guido Caprino: un enorme dado blu che viaggia in una specie di upside down onirico (l’ennesimo considerando quanto questo tema sia ormai stra-abusato nella serialità contemporanea). Tale scena, registicamente ineccepibile, è destinata a diventare il vero punto di domanda di tutto l’episodio.
Come già detto si tratta di una serie di non facile lettura, tanto più che gli stessi autori fanno di tutto per non lasciar trapelare il benché minimo indizio su quanto viene mostrato. Si tratta di una serie tutta da gustare volta per volta, sperimentale come mai era stata concepita una serie italiana prima d’ora, e proprio per questo meritevole di una visione.
Per il resto, l’atmosfera horror/mistery (con tutti i clichè del genere adattati in maniera ottimale per l’occasione) la fa sicuramente da padrona in entrambi gli episodi, con personaggi che hanno ognuno un mistero dietro la loro apparenza quotidiana, tanto da far risultare il mistero delle lacrime della Madonna quasi secondario.
Il Miracolo si conferma un ottimo esempio del momento buono che la fiction italiana sta avendo negli ultimi tempi, scritta con personaggi ben costruiti e una trama solida alle spalle. In attesa di capire (forse) come si evolverà la vicenda, un piccolo applauso per Ammaniti e soci ci può stare.
Anche perché, pur partendo dallo stesso argomento, la serie scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, va totalmente in direzione opposta.
I protagonisti de Il Miracolo sono persone al di fuori dalla Chiesa ufficiale (o facenti parte di essa ma a modo loro) che improvvisamente, però, si trovano a dover far parte di un evento sacro e misterioso.
Le lacrime di sangue che sgorgano copiose da una statuetta della Vergine Maria cambieranno, infatti, la vita del Presidente del Consiglio, in piena crisi politica e coniugale, Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino), della biologa incaricata di seguire il caso Sandra Roversi (Alba Rohrwarcher) e di Marcello (Tommaso Ragno), ex-missionario e prete che sembra avere più fede nel gioco d’azzardo che non nelle sacre scritture.
Quest’ultimo è sicuramente il personaggio più interessante di tutta la serie (e non a caso l’attore ha vinto il premio come miglior interpretazione maschile al festival Séries Mania di Lille) ed anche la vera sorpresa che Il Miracolo regala alla serialità italiana e non solo.
Il don Marcello di Ragno, infatti, viene presentato dapprima in tutti i suoi vizi e difetti peggiori: dal gioco d’azzardo, alle macchinette, alla visione di film porno fino ad una sega fatta in macchina con una prostituta per poi rivelare, solo alla fine, la sua natura di sacerdote con una predica finale che è un vero e proprio monologo che suggella in maniera potente la puntata pilota.
La serie si basa soprattutto sull’attesa e sul silenzio, quasi a voler far rivivere allo spettatore la suspense e il mistero attorno a quelle misteriose lacrime di sangue che sgorgano senza fine dalla statuina. Un silenzio che non riceve (al momento) alcuna risposta.
Questi primi due episodi, infatti, si rivelano essere molto criptici e sono pura introduzione dei personaggi e delle storyline principali. Il che rappresenta sia il pregio sia il difetto maggiore della serie: da un lato si tratta di personaggi complessi e molto caricaturali (non si può non notare una certa satira politica nella rappresentazione del Presidente del Consiglio e della First Lady che, anche esteticamente appare come una copia di Agnese Renzi) i quali necessitano di una lunga introduzione che rallenta inevitabilmente gli eventi narrati. Già nella seconda puntata si entra più nel vivo del racconto e si scoprono alcuni legami tra i protagonisti che sicuramente diverranno fondamentali da qui in poi per la storia.
Per il resto, tutto è attesa di qualcosa, un racconto plurale che si snoda su più fronti regalando suspense continua ma non rivelando niente di più di quanto è necessario fino alla fine. Si tratta di una modalità di racconto certamente non facile, soprattutto per lo spettatore poco abituato a questo tipo di esperimenti narrativi, ma la suggestione che si crea attorno al mistero della Madonna piangente è sicuramente ottima.
Tra i vari pregi da sottolineare, poi, ci sono sicuramente l’uso delle musiche, particolari ed esplicative di quanto viene mostrato (soprattutto la sigla iniziale che riadatta una vecchia hit regalandogli un nuovo significato) e mai banali.
E poi l’uso di simbolismi religiosi che riecheggiano in tutte le scene, soprattutto in quelle d’apertura di ciascuna puntata. Se si analizzano, infatti, le scene d’apertura di “La Conservazione Della Materia” e “Lazzaro A Parte” si può notare come queste siano realizzate quasi per essere delle vere e proprie scene a parte rispetto a quanto narrato poi successivamente, ma alla fine di ogni episodio si scopre poi la loro importanza all’interno della storia.
E ciascuno di questi si rifà ad una tradizione semantica ben precisa: la scena d’apertura di “La Conservazione Della Materia”, per esempio, è al buio, con la sola luce delle torce usate dalla polizia per irrompere in un bunker dove si nasconde un esponente della ‘ndrangheta. Mano a mano che la luce illumina, tutto attorno viene fuori una scena inverosimile che da il via a tutta la storia. Si tratta di una riproposizione in chiave narrativa del famoso incipit biblico e non poteva esserci un inizio migliore e più appropriato per una sere del genere.
Allo stesso modo, la scena iniziale di “Lazzaro A Parte”, ambientata in Calabria, ricostruisce un’ideale Eden in cui le vicende dei due ragazzini protagonisti hanno più di un rimando alla vicenda di Adamo ed Eva. Anche in questo caso si ha una scena apparentemente slegata da tutto il contesto successivo, ma è probabile che andando avanti si scoprirà come questa abbia un legame con il presunto miracolo (le lacrime della Madonna sono dovute forse alla morte della bambina?).
Sicuramente la scena più iconica e più sperimentale di tutte è l’emblematico sogno del personaggio interpretato da Guido Caprino: un enorme dado blu che viaggia in una specie di upside down onirico (l’ennesimo considerando quanto questo tema sia ormai stra-abusato nella serialità contemporanea). Tale scena, registicamente ineccepibile, è destinata a diventare il vero punto di domanda di tutto l’episodio.
Come già detto si tratta di una serie di non facile lettura, tanto più che gli stessi autori fanno di tutto per non lasciar trapelare il benché minimo indizio su quanto viene mostrato. Si tratta di una serie tutta da gustare volta per volta, sperimentale come mai era stata concepita una serie italiana prima d’ora, e proprio per questo meritevole di una visione.
Per il resto, l’atmosfera horror/mistery (con tutti i clichè del genere adattati in maniera ottimale per l’occasione) la fa sicuramente da padrona in entrambi gli episodi, con personaggi che hanno ognuno un mistero dietro la loro apparenza quotidiana, tanto da far risultare il mistero delle lacrime della Madonna quasi secondario.
Il Miracolo si conferma un ottimo esempio del momento buono che la fiction italiana sta avendo negli ultimi tempi, scritta con personaggi ben costruiti e una trama solida alle spalle. In attesa di capire (forse) come si evolverà la vicenda, un piccolo applauso per Ammaniti e soci ci può stare.
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Nuova serie drama targata Sky che indaga i misteri della fede e della coscienza umana. Da un soggetto di Niccolò Ammaniti, è sicuramente un prodotto innovativo e particolare, forse non adatto al pubblico “medio” ma che non si può non lodare per lo sforzo creativo che è stato fatto.
La Conservazione Della Materia 1×01 | ND milioni – ND rating |
Lazzaro A Parte 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!