Dopo il ritorno di Roy Harper in “Doppelganger” per l’addio (definitivo?) allo show di Willa Holland, gli autori rispolverano anche Nyssa al Ghul e la Lega degli Assassini, qui in una versione “restaurata” in punto di morte da Malcolm Merlyn, con l’allegro nome della Gilda di Tanatos. Che l’attrice che interpreta Thea “Speedy” Queen avesse già da tempo mostrato interesse ad allontanarsi dallo show è fuor di dubbio, considerando anche la situazione comatosa che l’ha interessata per tutta la prima parte di stagione. Così come altrettanto fuor di dubbio è la necessità di salutare in maniera consistente uno dei personaggi più importanti della serie.
A non convincere è piuttosto la gestione confusionaria di questa storyline nell’economia generale dello show e dell’intero flarrowverso. L’introduzione di nuovi personaggi e nuove importanti tematiche – non si può negare che l’esistenza di tre ulteriori pozzi di Lazzaro è qualcosa che dovrebbe avere una certa rilevanza per tutto il panorama DC-CW – così come il finale di puntata apertissimo, fanno quasi passare “The Thanatos Guild” come un backdoor pilot per l’ennesimo e fortunatamente mai annunciato spin-off. Un episodio che aveva il compito di chiudere una linea narrativa, al netto di tutte le emozioni varie ed eventuali per il saluto a Speedy, in maniera paradossale si ritrova ad aprire una serie infinita di domande. Un saluto senza ripensamenti, innanzitutto? O ancora, la distruzione dei pozzi di Lazzaro avverrà forse off-screen? In tal caso, che senso aveva introdurre questa storyline?
“John, what’s going on with you? You were mad at me because you’re not the Green Arrow, and that is – that is way out of character for you, my friend.“
A complicare il tutto ci pensa un episodio come “Brothers In Arms”, che pur prova a distrarre l’attenzione dello spettatore con una performance attoriale decisamente al di sopra della media da parte sia di Amell che di David Ramsey. Un tentativo riuscito solo in parte, considerando che tutto ciò che non è l’effettiva scazzottata tra i due risulta essere la dimostrazione che gli autori hanno perso ogni interesse nella scrittura coerente dei propri personaggi. In un universo parallelo, se la Marvel avesse tutto d’un tratto pensato che sarebbe stato sufficiente uno Steve Rogers fortemente infastidito da un Tony Stark “genio, miliardario, playboy e filantropo” per scatenare la Civil War, probabilmente il risultato sarebbe stato molto simile a questo episodio.
La mancanza di vere motivazioni si alterna a motivazioni incredibilmente naïve che segnano un’inversione di rotta rispetto a quanto è stato mostrato finora. Se per più di cinque anni ogni anima viva che transitasse per Star City non poteva assolutamente esimersi dal ricordare ad Oliver Queen di non caricarsi tutto sulle proprie spalle e di non vedere gli errori nel mondo come sua unica responsabilità, ora improvvisamente tutti i personaggi – e persino Oliver osserva, nella citazione riportata qui sopra, essere una cosa completamente “out of character” – riversano sul protagonista tutta una serie di aspettative deluse e lamentele inascoltabili.
In definitiva, i due mantra che vengono ripetuti in continuazione lungo tutto l’episodio – “è tutta colpa di Oliver” e “Diaz ha già vinto” – oltre che ad infrangere la primissima regola dello storytelling (“Show, don’t tell“) – dimostrano il tentativo ingenuo degli sceneggiatori di creare tensione ad ogni costo, giusto per poter arrivare al finale di stagione ormai dietro l’angolo e lì sciorinare una qualche riunione catartica che metta fine a queste puerili e continue divisioni. Una triste prospettiva che potrebbe essere accettata solo prendendo come termine di paragone la quarta stagione di Damien Darkh: avendo invece ancora ben nitide nella memoria le scene di episodi come “Kapiushon” o “Lian Yu“, il tutto non risulta essere sufficiente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Doppelganger 6×15 | 1.28 milioni – 0.4 rating |
The Thanatos Guild 6×16 | 1.12 milioni – 0.4 rating |
Brothers In Arms 6×17 | 0.87 milioni – 0.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.