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Se vi aspettavate di ridere avete sbagliato episodio e probabilmente anche serie. “The Unforgiven” verrà non a caso ricordato dai posteri come uno dei punti più bassi nel declino psicologico e fisico del martoriato Hank Moody, e, dispiace dirlo, anche dell’intera serie. Si poteva concludere in bellezza la scorsa stagione; si poteva finalmente sistemare tutto quel grande casino anche detto “A Crazy Little Thing Called Love” tra Hank e Karen perchè, ammettiamolo, tanto sappiamo che finirà così; si poteva ottenere un perfetto series finale ed invece Showtime ha detto no. Tom Kapinos non ha scoperto l’acqua calda quando gli hanno detto che avrebbero rinnovato lo show per una sesta stagione e quindi doveva inventarsi qualcosa e quel qualcosa si chiama Rehab. La Rehab è il metodo più semplice e costoso per risolvere i problemi di dipendenza delle persone, siano essi dovuti al sesso, all’alcol, alle droghe, nel caso di Hank riguarda un po’ di tutto ma principalmente l’alcol. L’Intervention è invece il modo chiaro e circoscritto per far notare al proprio caro che ha un problema che non è più sostenibile e che deve risolverlo istantaneamente. E credetemi se vi dico che servirebbe molto più che un intervento dopo che si assiste a scene come quelle della bottiglia di piscio. Questo è sicuramente il punto più basso della vita di Hank, ha toccato il fondo ed ora deve riprendersi.
Con queste premesse, e con l’idea strampalata di tramutare in musical rock il libro di Hank, ci inoltriamo in questa sesta stagione dedita alla crescita spirituale e alla redenzione del nostro scrittore preferito. Come è parso chiaro a tutti, il subconscio di Hank lo accusa del coma di Carrie e l’unico modo che il romanziere conosce per redimersi è sbronzarsi e deprimersi in un costante circolo di autocommiserazione misto a dopo sbornia. Una situazione che non piace a nessuno, nè a noi nè Karen, Becca, Charlie e Marcy ed è proprio questo il problema di questa season premiere infatti. Se come ogni anno nel primo episodio si presentano una trama e dei personaggi che ritroveremo nel corso della stagione, qui c’è da mettersi le mani nei capelli visto che Atticus Fetch non è minimamente paragonabile a Samurai Apocalypse e per quanto riguarda la trama, a parte l’atmosfera cupa e depressa che si respira, l’idea del musical è quanto di più brutto si potesse avere. Ok ha scritto un libro famoso, ne hanno tratto un film di successo e poi? Ha scritto un seguito che ha avuto altrettanto successo, ora gettato nel dimenticatoio. Poi la scorsa stagione sembrava che la carriera di Hank potesse andare avanti distanziandosi da quanto fatto nel passato ma Kapinos non la pensa allo stesso modo e, causa anche forse la crisi di idee che pervade tutta Hollywood che continua a sfornare remake cinematografici di altri remake cinematografici, ha tirato fuori dal cilindro il musical. Dio ci odia tutti e con lui anche Tom Kapinos.
Ma lasciamo da parte Hank e guardiamo tutti gli altri comprimari a partire da Becca che, anche lei come gli sceneggiatori hollywoodiani, è allo sbando e pertanto decide di mollare l’università per seguire le orme del padre scrittore alcolista. Ottima scelta, ci vediamo in rehab fra un paio d’anni.
Marcy e Charlie dal canto loro sono le ombre dei personaggi di qualche anno fa: lei ha divorziato per la seconda volta, lui vive passando le giornate a guardare miriadi di corpi nudi fornicare su Tubegalore. Anche qui non si denota una crescita ma solo una stantia permanenza nella squallida routine dei due ex.
E a questo punto puntereste tutto sull’evoluzione caratteriale di Karen e sulla crescita del personaggio che tutt’ora non si sa come faccia a mantenersi facendo l’arredatrice d’interni ed invece, dulcis in fundo, anche lei è rimasta bloccata nella donna che era nelle prime serie di Californication. Oggettivamente è giusto così perchè è innamorata di Hank e perchè siamo tutti in attesa di un happy ending però dopo sei stagioni si perpetra il luogo comune della donna che non riesce a vivere senza un uomo vicino e questo sembra alquanto riduttivo per una che ne ha passate così tante come lei. Ennesimo punto a sfavore di questa stagione.
Insomma non l’inizio che tutti ci aspettavamo ma neppure un disastro totale, diciamo più un mezzo passo falso che, in parte obbligato ed in parte no, serve a far redimere Hank una volta per tutte, per avere un padre migliore ed un uomo migliore. Riuscirà Tom Kapinos a non buttare tutto in vacca?
Con queste premesse, e con l’idea strampalata di tramutare in musical rock il libro di Hank, ci inoltriamo in questa sesta stagione dedita alla crescita spirituale e alla redenzione del nostro scrittore preferito. Come è parso chiaro a tutti, il subconscio di Hank lo accusa del coma di Carrie e l’unico modo che il romanziere conosce per redimersi è sbronzarsi e deprimersi in un costante circolo di autocommiserazione misto a dopo sbornia. Una situazione che non piace a nessuno, nè a noi nè Karen, Becca, Charlie e Marcy ed è proprio questo il problema di questa season premiere infatti. Se come ogni anno nel primo episodio si presentano una trama e dei personaggi che ritroveremo nel corso della stagione, qui c’è da mettersi le mani nei capelli visto che Atticus Fetch non è minimamente paragonabile a Samurai Apocalypse e per quanto riguarda la trama, a parte l’atmosfera cupa e depressa che si respira, l’idea del musical è quanto di più brutto si potesse avere. Ok ha scritto un libro famoso, ne hanno tratto un film di successo e poi? Ha scritto un seguito che ha avuto altrettanto successo, ora gettato nel dimenticatoio. Poi la scorsa stagione sembrava che la carriera di Hank potesse andare avanti distanziandosi da quanto fatto nel passato ma Kapinos non la pensa allo stesso modo e, causa anche forse la crisi di idee che pervade tutta Hollywood che continua a sfornare remake cinematografici di altri remake cinematografici, ha tirato fuori dal cilindro il musical. Dio ci odia tutti e con lui anche Tom Kapinos.
Ma lasciamo da parte Hank e guardiamo tutti gli altri comprimari a partire da Becca che, anche lei come gli sceneggiatori hollywoodiani, è allo sbando e pertanto decide di mollare l’università per seguire le orme del padre scrittore alcolista. Ottima scelta, ci vediamo in rehab fra un paio d’anni.
Marcy e Charlie dal canto loro sono le ombre dei personaggi di qualche anno fa: lei ha divorziato per la seconda volta, lui vive passando le giornate a guardare miriadi di corpi nudi fornicare su Tubegalore. Anche qui non si denota una crescita ma solo una stantia permanenza nella squallida routine dei due ex.
E a questo punto puntereste tutto sull’evoluzione caratteriale di Karen e sulla crescita del personaggio che tutt’ora non si sa come faccia a mantenersi facendo l’arredatrice d’interni ed invece, dulcis in fundo, anche lei è rimasta bloccata nella donna che era nelle prime serie di Californication. Oggettivamente è giusto così perchè è innamorata di Hank e perchè siamo tutti in attesa di un happy ending però dopo sei stagioni si perpetra il luogo comune della donna che non riesce a vivere senza un uomo vicino e questo sembra alquanto riduttivo per una che ne ha passate così tante come lei. Ennesimo punto a sfavore di questa stagione.
Insomma non l’inizio che tutti ci aspettavamo ma neppure un disastro totale, diciamo più un mezzo passo falso che, in parte obbligato ed in parte no, serve a far redimere Hank una volta per tutte, per avere un padre migliore ed un uomo migliore. Riuscirà Tom Kapinos a non buttare tutto in vacca?
PRO:
- David Duchovny è sempre eccezionale nel rendere depresso e autodistruttivo il suo personaggio
- L’aereo e la rissa con Atticus Fetch
- Monologo di Charlie su Tubegalore
- Hank che piscia e poi beve dalla stessa bottiglia esclamando: “Deeeeeeelicious”
CONTRO:
- Becca che mira ad emulare Hank facendo la scrittrice: enorme no.
- L’adattamento del libro in musical, pessima trovata
- Crisi di contenuti e di idee
Una season premiere che non convince del tutto e non si capisce dove si voglia andare a parere nel lungo periodo visto e considerato che non si può pensare di far restare Hank in rehab per 12 episodi. Aspettiamo e vediamo l’evolversi della situazione fiduciosi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.
Dico solo "deeeeeeeeeelicoius".
Ovviamente concordo su tutto.
Ma sono fiducioso per le prossime puntate.