Colony 3×04 – HospitiumTEMPO DI LETTURA 3 min

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Colony 3x04 - HospitiumBram:The RAPs are still the enemy, right? Even if they came here ‘cause of some other war, they still killed tens I don’t know hundreds of millions of people.
Katie:I know. Sure wish this kind of thing was black and white. It isn’t.
Bram:Then who are we fighting?
Katie:Same enemy we’ve always been fighting. The real war isn’t against the RAPs. Or whatever was in that capsule. It’s against ourselves.

 

In uno dei pochi momenti utili della sua vita, Bram (oltre a farsi allegramente i cazzi propri in giro per l’accampamento e dando fuoco a cose) ha per la prima volta una conversazione, breve ma importante, con la cagna maledetta di sua madre in cui, alla luce degli eventi di “Sierra Maestra“, si comincia giustamente a porre qualche legittima domanda. Tutto è ovviamente passibile di futura ret-con o di eventuali nuovi dettagli ma al momento, in assenza di prove tangibili, c’è solo la libertà di credere alle parole di un alieno o meno. Se i RAP/Click stanno effettivamente creando una struttura per difendersi dall’attacco dei loro nemici, allora la situazione è effettivamente più complicata rispetto a quella “semplice” idea d’invasione aliena. Ed in questo senso allora i livelli di frizione tra esseri umani e RAP/Click e tra ribelli e Autorità sarebbero estremamente diversi.
Nel discorso tra Katie e Bram emerge quindi tutta una serie di legittimi dubbi che a questo punto anche gli spettatori giustamente hanno cominciato a porsi: contro chi si sta veramente lottando? Da un lato ci sono differenze inconciliabili già all’interno della Resistenza (i Bowman ormai arrivano e creano tensioni in ogni posto come la migliore delle famiglie americane), specialmente circa l’approccio da utilizzare contro l’Autorità; dall’altro lato lo scontro per la riconquista della propria libertà è sempre vivida e quindi l’Autorità (e con essa tutti gli individui che hanno istituito questa dittatura) è sempre riconosciuta come il nemico da sconfiggere; infine ci sono i RAP/Click che però sono fin troppo distanti dalla portata della Resistenza che risultano come dei master of puppets apparentemente intoccabili. Ed ecco quindi che, in quest’ottica, la risposta di Mamma Bowman (“Same enemy we’ve always been fighting. The real war isn’t against the RAPs. Or whatever was in that capsule. It’s against ourselves.“) appare logica e razionale se vista in un contesto microscopico, ma estremamente puerile se guardata da una prospettiva più grande. E al momento non è nemmeno nell’interesse di Colony arrivare a quel livello, quanto mantenere ben saldo il livello “umano” della narrazione, perchè è quello il punto di vista su cui si vuole giocare.
Dietro la patina di puntata inutile, di cui potenzialmente “Hospitium” potrebbe fregiarsi, si trova un notevole dispendio di energie per dare profondità ed una certa contestualizzazione alla serie. Carlton Cuse, uno che nel 2010 è finito nella lista delle “100 persone più influenti al mondo” stilata dal Time, l’ha fatto di nuovo: stessa storia, diverse linee temporali. Esattamente come in Lost, e nella più totale assenza di riferimenti temporali, le due storyline separate dei Bowman e Broussard alla fine avvengono in momenti completamente diversi. Da “Ronin” a “Maquis” passano circa 6 mesi e questo viene detto dai Bowman stessi durante la season premiere, tuttavia l’errore, nonchè sorpresa dello spettatore, sta nell’assunzione dell’ipotesi che anche per Broussard sia passato esattamente lo stesso quantitativo di tempo. Evidentemente ne è passato di più. E non è male visto che si creano maggiori aspettative per le future puntate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Diverse linee temporali, a sorpresa
  • Buon flashback per tridimensionalizzare MacGregor
  • Generale ripetizione di alcuni schemi

 

A sorpresa Carlton Cuse ritorna a fare il Carlton Cuse snocciolando linee temporali che non possono che rendere migliore la narrazione di Colony. Pur sempre affetta da alcune piaghe ormai consolidate.

 

Sierra Maestra 3×03 0.70 milioni – 0.2 rating
Hospitium 3×04 0.70 milioni – 0.2 rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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