È giusto fare le giuste premesse a questo episodio, che inaugura col botto la seconda metà di questa stagione di Counterpart: dopo quella che era stata – ovviamente – una pausa voluta, eravamo tutti preparati al puntatone, ma non saremmo mai stati preparati a quello che abbiamo visto. La serie scopre inaspettatamente tutte le carte, assi nella manica compresi, in una puntata incentrata sull’antefatto all’origine della storia, che racconta espressamente come, quando e perché i due universi esistono, così simili ma così tragicamente diversi.
A differenza del ritmo serrato e del rincorrersi di indizi che aveva caratterizzato la prima stagione come nel più classico dei thriller, i primi cinque episodi della seconda stagione sono invece stati un continuo e confusionario accumularsi di punti interrogativi. Ciò ha dato agli sceneggiatori l’occasione per allargare la trama e tessere più minuziosamente la storia dei personaggi, creando un inquietante senso di aspettativa nei confronti di un mistero più grande, racchiuso profeticamente nelle parole dello scorso episodio:
Yanek: “I am the reason our two worlds exist.”
Tutta la verità dell’universo di Counterpart è rinchiusa in questa affermazione di Yanek, prigioniero anche lui ad Echo per delle colpe che ancora dovrà scontare pienamente. Lui è la ragione per la quale questi due mondi esistono. È stato Yanek a causare per negligenza lo sdoppiamento molecolare che ha dato vita alle due realtà parallele, ma ancor di più è stato Yanek ad originare la catena di eventi che hanno portato alle tragiche differenze tra i due universi. Tutto il sesto episodio si sviluppa intrecciandosi attorno ad un solido filo conduttore: il suo legame di sangue con Mira, sua figlia. Il padre del più grande evento mai verificatosi nella storia del mondo, è anche il padre della terrorista che sta lottando per distruggerlo.
Counterpart prende spunto da idee già viste nel mondo della fantascienza e del mistery, sia cinematografico sia delle serie tv (da The Butterfly Effect a The Leftovers), ma lo fa scegliendo gli elementi migliori e mettendoli insieme magistralmente in un episodio praticamente perfetto. Il ritmo della narrazione è scandito da un continuo disequilibrio tra amore e odio, vita e morte, progresso scientifico e senso di responsabilità, che si alternano rivelando pezzo per pezzo come la realtà si costruisca e prenda forma in base alle nostre scelte. Una verità che è sempre stata affrontata in Counterpart nella dicotomia tra good-Howard e bad-Howard, ma che adesso viene trasportata dal piano esistenziale al piano materiale, mostrando impietosamente le sue dirette conseguenze sulla vita dei protagonisti.
Il tema della “scelta” è centrale in questo episodio e viene continuamente sottolineato da una regia attenta che lascia sospesi nei punti giusti, facendo sentire allo spettatore l’amaro del dubbio per poi lasciarlo precipitare insieme a Yanek nel baratro del lutto, nell’illusione della seconda opportunità e nella collera dell’invidia. Delle numerose decisioni che vengono prese in 58 minuti di puntata ne viene fortemente evidenziato l’aspetto meramente umano, che condiziona inevitabilmente anche il più brillante degli scienziati. La responsabilità di dirigere un progetto enorme, come quello del governare il confine tra due mondi, fagocita il protagonista e lo porta a prendere tutte le decisioni sbagliate dal momento in cui comincia a venire meno alle rigide regole che lui stesso aveva stabilito.
Yanek: “What we are presented with, is an opportunity unique in the history of our species. There will of course be terms. First, the secret comes before our lives. We must protect it from getting in the wrong hands. Second, none of us may meddle in the lives of our echo. We are not our other. Our other is not us. We must remain discreet to ourselves.”
L’apparente razionalità delle scelte di Yanek cela in realtà una componente emotiva molto forte che arriva a prendere del tutto il sopravvento nella scena culmine dell’omicidio, umanizzandolo fino alla perdita del controllo e del senso di libero arbitrio che lo caratterizzavano all’inizio dell’episodio. Un senso di predeterminazione o, se vogliamo, di volontà superiore, che si colloca al di sopra dei personaggi, accompagna la demolizione di Yanek e raggiunge il punto di massimo sconforto nel momento in cui viene suggerita la creazione del virus, riportando lo spettatore fuori dallo schermo e facendolo riflettere sull’avidità del genere umano e sul suo istinto alla prevaricazione.
Questa impareggiabile densità di contenuti rispetto agli episodi precedenti è inoltre accompagnata da una geniale collocazione storica degli eventi. Anch’essa, infatti, contribuisce ad avvicinare lo spettatore al protagonista nella parte iniziale dell’episodio, ambientata nella Berlino Est realmente esistita, per poi farlo ri-allontanare nella seconda parte, in cui si torna alla realtà spazio-temporale fittizia della serie tv. I riferimenti storici sono reali e precisi, e stabiliscono le ragioni e le tempistiche in balìa dei quali Yanek perderà (o non perderà) suo figlio, avendo conseguenze dirette sulle vicende di Counterpart. L’atmosfera dell’epoca è ricreata alla perfezione anche nei sentimenti dei personaggi: il senso di oppressione della moglie Isabell e quello di ribellione del figlio Rainer, la passione per il progresso e il senso di estraneità del mondo scientifico alle trame geopolitiche, persino l’ossessione per la corsa agli armamenti e il riferimento implicito alla bomba atomica.
Juma: “You are talking about a weapon”
Yanek: “An insurance. For peace. […] It would never be used. Could never be used. Just a precaution.”
Juma: “Then why would we need such a thing?”
Yanek: “Because if we’re having this conversation… who’s to say they aren’t having it too?”
La puntata è in definitiva confezionata alla perfezione e chiude il cerchio raccordando il drammatico antefatto con gli eventi dell’episodio precedente, esaurendo ampiamente le ragioni all’origine della operazione Indigo e dando una spiegazione al progetto di Mira: riunire Management, smascherato in questo episodio dall’alone di mistero, per distruggere definitivamente il portale tra i due universi e ristabilire l’ordine delle cose, come sarebbe dovuto accadere tanto tempo prima. La rivalutazione di Mira è notevole, la sua missione è conseguenza estrema di un meccanismo di controllo che si è rinchiuso su se stesso e che è fuggito dalle proprie responsabilità. I ruoli si trovano quindi ribaltati: la terrorista, che arriva a sacrificare dei bambini per la sua missione, viene dotata di ragioni condivisibili, mentre Management, composto da scienziati illuminati, ripara con vigliaccheria nella segretezza dopo aver causato la morte di migliaia di persone per mantenere il suo potere.
Ad episodio terminato non si può che rimanere ammirati della visione, il lavoro compiuto ha un valore notevole e contribuisce senz’altro a portare il mondo delle serie tv ad un livello superiore. Quello che era stato un timido crescendo, si è definitivamente tramutato in un salto di qualità. Ci si chiede inevitabilmente cosa Counterpart ci regalerà nei rimanenti episodi ricongiungendosi alla storyline principale. Nell’attesa del prossimo episodio, questo meriterà di essere riguardato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Shadow Puppets 2×05 | 0.24 milioni – 0.1 rating |
Twin Cities 2×06 | 0.27 milioni – 0.1 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.