“When this organizing body first established the Office of Interchange, it was done in the spirit of diplomacy and goodwill. The belief that through negotiation and collaboration, we could cultivate a common trust between our worlds. In the end, we were wrong.
Wrong to believe in common trust.
Wrong to believe that goodwill between our worlds was possible.
Wrong to believe our human experiment could be the success we so badly wanted it to be.
Several weeks ago, our worlds experienced an act of terror. Now we have word of an even graver threat. A threat that can no longer be responsibly ignored. Management has convened today and in light of this threat, has decided that, in 24 hours, we will close the Crossing from both sides. Permanently and irrevocably. You will be given one day to negotiate and execute the return of all crossers in opposing worlds. Once that has completed, we will begin the process of terminating the Office of Diplomacy in its current role.”
Counterpart conclude il proprio secondo (e ultimo?) ciclo narrativo facendo delle vere e proprie pulizie primaverili: molti personaggi vengono definitivamente eliminati dallo show mentre altri vedono la propria controparte passare a miglior vita (facendo i conti con il cast, quindi, si tratta di una pulizia solo parziale).
La serie targata Starz aveva iniziato il proprio percorso narrativo cercando di spingere lo spettatore a porsi le domande “come e perché si è creata questa diversità tra i due mondi?”
Successivamente si è preferito approfondire socialmente la questione andando ad analizzare le varie sfumature tra i personaggi: le versioni Alpha e Prime dei vari protagonisti rappresentano luce ed ombra di uno stesso individuo; bontà e cattiveria che si alternano e che in alcuni casi (per Howard, per esempio) risultano addirittura scisse in due personaggi ben distinti. Non è un caso che il gioco del Go venga così profondamente inteso da parte del creatore Justin Marks come una metafora in grado di poter spiegare al pubblico buona parte delle meccaniche della serie. E non è nemmeno un caso che nella nostra recensione del pilot venisse riportata la famosa citazione di John Locke relativamente alla suddivisione tra Bene e Male del mondo.
Ecco quindi che si ripropone con forza la fatidica domanda:
“Can we really escape our identity?”
La frase è estrapolata dal dialogo avvenuto tra Howard Prime e Nadia al bar, prima che quest’ultima venisse brutalmente uccisa. Durante il finale della prima stagione, quando venne ripresa la frase, appuntammo che è difficile riuscire a fuggire da ciò che si è realmente, un misto di luci ed ombre.
Howard, tuttavia, nonostante l’evoluzione verso la violenza, verso la quale è stato prepotentemente spinto durante questa stagione (a causa di ECHO, principalmente), riesce a mantenere intatta la propria morale, il proprio credo ed il suo essere una persona dotata di raziocinio e sentimenti, diversamente da quanto dimostrato più volte (e ribadito nel finale di questa stagione) da parte di Howard Prime. Incapace di portare a termine la missione di morte, Howard Alpha delega alla parte peggiore di sé (ad Howard Prime) di uccidere il resto degli infiltrati che stanno per diffondere la letale influenza che già in passato aveva creato una profonda crisi di fiducia tra i due mondi, come raccontato in “Twin Cities”.
Alpha si affida quindi a Prime che, determinato a trovare vendetta per la morte di Emily (non quella del suo mondo, ma quella a lui più similare), fa piazza pulita di ogni singolo ostacolo. Una facilità forse troppo estrema, una banale conclusione della storia: tutto potrebbe essere detto di questa scena che chiude la storia e che pone in maniera incontrovertibile la parola fine alla diatriba tra i due universi. Eppure, la sequenza funziona sia dal punto di vista della sceneggiatura (i ragazzi vengono ritrovati in un punto di snodo, prima della loro effettiva divisione), sia da quello della regia (scena della sparatoria che, seppur breve, non può che catturare l’attenzione dello spettatore). La velocità di esecuzione e la solita bravura di J.K. Simmons fanno il resto del lavoro: Counterpart finisce lì, in quella stazione, tutto ciò che seguirà saranno pure e semplici appendici di trama che potrebbero servire come ponte e base per una futura terza stagione (nel caso in cui il creatore riuscisse a trovare un canale che voglia sobbarcarsi le spese).
Claire e Peter non vengono smascherati, bensì reintegrati nei ruoli in precedenza già da loro ricoperti: lei quello della spia (questa volta a servizio dei “buoni”), lui nuovamente in Strategy.
Howard Prime e Baldwin (un personaggio svuotato di ogni potenziale di cui ancora si fatica a comprenderne l’utilità) tornano nel loro mondo in compagnia di tanti altri crossers come loro, assistendo alla chiusura definitiva del passaggio.
Howard Alpha è nuovamente solo, questa volta abbandonato anche dalla speranza di poter riabbracciare la moglie: Emily, fondamentale dal punto di vista della trama grazie ai suoi ricordi, perde la vita nella scena più cliché della serie. Un’annotazione che deve essere intesa come tale e non come critica visto e considerato che l’avvenimento acquisisce senso e permette ai due Howard di progredire ulteriormente nella loro personale evoluzione.
“Better Angels” e “No Man’s Land, Part 2” mantengono un elemento narrativo in comune che assume però due pesi specifici ben distinti. In entrambi i finali il passaggio viene chiuso, quasi rappresentasse un leitmotiv narrativo, ma le motivazioni sono ben distinte: in “No Man’s Land, Part 2” fu Management, quello vero, a prendere tale decisione a seguito dell’attentato false flag; in “Better Angels” il passaggio viene definitivamente chiuso per decisione di Mira dopo l’eliminazione di Management.
La morte della stessa Mira per mano di Emily Prime pone fine al ciclo narrativo relativo ad Indigo e lascerebbe la strada spianata, in caso di approdo su altro canale (o piattaforma), ad una nuova storia.
Un elemento per cui si potrebbe criticare Counterpart è l’assenza di una vera e propria contrapposizione legittima dal punto di vista etico tra buoni e cattivi: ciò che in “Twin Cities” aveva funzionato davvero bene era l’assenza di una corretta linea di demarcazione tra le due realtà. Mondo Alpha e mondo Prime erano allo stesso tempo sia i buoni, sia i cattivi. Senza nessuna distinzione. Le varie scelte protratte dai personaggi determinavano se una decisione era ascrivibile nella colonna delle cose negative o di quelle positive.
Tutte le altre puntate, invece, hanno sì creato nello spettatore l’impressione che giusto e sbagliato dipendessero dal punto di vista del personaggio in questione (se Prime o Alpha), ma è una sensazione che è andata scemando, soprattutto durante la seconda stagione.
Nonostante si possa considerare la questione Indigo conclusa ed il pericolo della super influenza archiviato, un grosso “ma” aleggia nell’aria: Yanek, esattamente, per cosa è morto?
Sappiamo che l’iniezione fattagli da Mira è stata fatale e lo ha condotto a morte. I colpi di tosse poco prima della dipartita sono risuonati come un chiaro elemento non puramente decorativo della scena, ma come sintomo di qualcosa ben più pericoloso. Se Yanek è stato semplicemente avvelenato da parte di Mira, che ritenendolo responsabile (giustamente) di quanto avvenuto ha deciso di ucciderlo, la problematica termina qui.
Ma se, invece, Mira avesse deciso di iniettare a Yanek il virus rendendolo il paziente zero, la sua morte sta allora a significare che la realtà Alpha è in grave pericolo e a rischio epidemia? Il dubbio pare legittimo e giustificato da svariati fattori. Tuttavia, non si tratta di un vero e proprio finale aperto, quanto piuttosto di una backdoor narrativa, se così vogliamo inquadrarla, che gli sceneggiatori hanno voluto concedersi nel caso in cui si ritrovassero a dover lavorare, in futuro, alla terza stagione.
“Now, through my own infirmity I recover what he was to me: my opposite.” (Virginia Woolf, The Waves)
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.