Counterpart 2×07 – No Strings AttachedTEMPO DI LETTURA 3 min

Dopo la puntata più bella della storia di Counterpart, era difficile potersi ripetere (anche vista l’assenza della penna di Justin Marks) ed infatti il miracolo non è avvenuto. Poco male, non ci si poteva aspettare un episodio epico a 3 puntate dal season (o forse series?) finale ed infatti così è stato. D’altronde, dopo le tanto agognate rivelazioni circa la creazione del mondo Prime, ci voleva per forza un’oretta che desse ampio respiro alla narrazione, posizionasse le pedine in vista del gran finale e lasciasse digerire il tutto. Quindi, almeno in questo caso, va benissimo accontentarsi di un Save Them All, non c’è niente di negativo in tutto ciò.

Peter: “No, Roland. She’s right. We are. We’re completely blind to the people close to us. We really are. I couldn’t see someone right next to me for who she really was. And that put everyone here in danger. And when I found out the truth, when I found out the truth about her, I didn’t do the right thing and bring her in.
I tried to protect myself. My job, my status. Things that I wanted. Which is why I can’t work here anymore. I’m the liability. I’m sorry. I resign.“

Visto come era terminata “Shadow Puppets“, “No Strings Attached” concentra giustamente la gran parte del proprio minutaggio sulla figura di Peter, totalmente stravolto e depauperato di ogni valore. Di fatto, nel momento peggiore della sua vita.
Peter Quayle non si è mai contraddistinto per il suo acume o per la sua scaltrezza, ha sempre dato l’idea di essere quel classico figlio di papà (della moglie) che si erge tra le gerarchie aziendali più per spinte che per bravura. E come quei classici figli di papà, anche lui si è sempre sentito tutto sommato idoneo al ruolo, almeno fino a quando il mondo non è cominciato a crollargli addosso. Clare prima, Clare dopo e ora anche la sua segretaria: praticamente un colpo alle palle dopo l’altro che lo hanno portato a farsi un esame di coscienza circa la sua vera abilità come direttore di Strategy, con conseguenti dimissioni per manifesta incapacità. Dimissioni non necessariamente prevedibili (e questa è la vera sorpresa) vista l’importanza data dalla presenza di un character di rilievo nell’organizzazione del mondo Alpha ma comunque comprensibili e, come tutte le sue scelte, anche temporalmente errate. Non va infatti dimenticata la tresca di Claire proprio nel momento in cui Peter ha riscoperto, più per solitudine che per vero sentimento, l’amore per lei. Quindi occhi decisamente puntati su questo quadretto famigliare in fuga nella Indigo del mondo Alpha.
Oltre a Peter c’è ovviamente un focus sugli Howard che proseguono lentamente, come tutti gli altri personaggi, un percorso ancora non chiarissimo verso il season finale. Ma questo non è necessariamente un male perché, con le premesse di un cataclisma non naturale che dovrebbe affossare il mondo Alpha, ci sono tutte le buone intenzioni per indirizzare entrambi i character nel posto giusto e al momento giusto. D’altronde prima o poi dovranno tornare nei rispettivi mondi. O no?

Come già detto in apertura di recensione, questa è la puntata che ci si aspettava di vedere e che giustamente è arrivata. Il Save Them All non è una punizione, quanto piuttosto il riflesso di un episodio che fa il suo dovere e traghetta la serie verso il proprio finale. Né più, né meno. Ovviamente da qui in poi ci si aspetta un crescendo.