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A pochi episodi dal termine era lecito attendersi una certa velocizzazione narrativa, un crescendo che avrebbe accompagnato lo spettatore verso il finale di questa stagione. Eppure, Counterpart sembra non voler mettere in mostra le proprie potenzialità.
Potenzialità che lo spettatore ha avuto modo di apprezzare: “Twin Cities” rappresenta non solo un caposaldo di come un ottimo episodio di Counterpart andrebbe inteso, bensì a più largo spettro, di come un ottimo episodio di una qualsiasi serie in generale andrebbe inteso. Era naturale, tuttavia, che gli episodi immediatamente successivi non avrebbero potuto attestarsi sullo stesso livello. Sia per una volontà puramente di sceneggiatura, sia per dar modo allo spettatore di digerire un episodio decisamente pesante. E, per i più informati, il fatto che Justin Marks non ricoprisse più il duplice ruolo di sceneggiatore/regista di episodio risultava sicuramente un segnale di questo quieto traghettamento.
Un “quieto” che sotto determinati aspetti riesce comunque a tingersi di action con risvolti forse del tutto inaspettati, quale per esempio è il volta faccia di Shadow ed il suo consegnarsi all’autorità del mondo da lei tanto odiato. Deve essere fatta menzione anche della fine della copertura di Howard Prime che, per proteggere Emily Alpha da un commando armato, si mostra per chi realmente è agli occhi della moglie della sua controparte. Proprio attorno a questa porzione di trama torna a calamitare uno dei personaggi peggio gestiti all’interno della storia e che gli sceneggiatori sembrano intenzionati a ritirare fuori giusto ora che la stagione sta giungendo alla sua naturale conclusione: Baldwin. La giovane killer non ha più ragione d’esistere da diverso tempo e la sua comparsata, seppur fugace, serve come puro e semplice deus ex machina per salvare Howard e di conseguenza Emily. Niente di più. La sua storia ha smesso di gravitare al nocciolo di interesse della sceneggiatura ormai da tempo e c’è da sperare che, se non viene presa la decisione di tagliarla definitivamente dallo show non facendola più comparire, si opti per una sua eliminazione fisica. A questo punto solo la morte del personaggio potrebbe fargli riacquistare senso, null’altro.
Della consegna di Peter e Clare alle autorità, per la precisione a Naya Temple, si è fatta menzione poco sopra, ma c’è da sottolineare come questa porzione di trama conduca ad un certo delineamento ben preciso di schemi a loro modo ridondanti. O, valutata l’oggetto della serie tv, sarebbe opportuno far notare come la storia sia fatta di cicli e ricicli: Yanek condusse in collisione le due realtà perché il desiderio di poter assaporare la vita della sua controparte era troppo forte. Per la precisione, il suo desiderio più grande era riabbracciare il proprio figlio. Uno schema che, con le debite differenze, viene riproposto con Emily e la piccola Anna (scorcio di passato che ha rappresentato opening di un episodio di questa stagione).
Anche l’elemento del virus dell’influenza sembra volersi riproporre nel mondo di Counterpart. Dopo essere stato arma ed allo stesso tempo semplice deterrente, il suo mortale effetto era riuscito a farsi strada in una delle due realtà. L’obbiettivo di Mira, ora, sembrerebbe essere quello di portare a termine la sua personale vendetta scatenando un altro virus influenzale. Valutando i passati episodi e consci dell’imminente incontro di Management c’è da valutare quale sia il reale piano del capo di Indigo. Manca, quindi, una rappresentazione del quadro più generale degli intricati meccanismi di Counterpart ed è compito degli ultimi due episodi cercare di mettere un po’ di ordine ed aiutare lo spettatore a tirare le somme. Altrimenti si rischia di far ricordare questo secondo ciclo per un solo episodio (“Twin Cities”) che, seppur splendido, non può da solo tenere a galla la barca.
Potenzialità che lo spettatore ha avuto modo di apprezzare: “Twin Cities” rappresenta non solo un caposaldo di come un ottimo episodio di Counterpart andrebbe inteso, bensì a più largo spettro, di come un ottimo episodio di una qualsiasi serie in generale andrebbe inteso. Era naturale, tuttavia, che gli episodi immediatamente successivi non avrebbero potuto attestarsi sullo stesso livello. Sia per una volontà puramente di sceneggiatura, sia per dar modo allo spettatore di digerire un episodio decisamente pesante. E, per i più informati, il fatto che Justin Marks non ricoprisse più il duplice ruolo di sceneggiatore/regista di episodio risultava sicuramente un segnale di questo quieto traghettamento.
Un “quieto” che sotto determinati aspetti riesce comunque a tingersi di action con risvolti forse del tutto inaspettati, quale per esempio è il volta faccia di Shadow ed il suo consegnarsi all’autorità del mondo da lei tanto odiato. Deve essere fatta menzione anche della fine della copertura di Howard Prime che, per proteggere Emily Alpha da un commando armato, si mostra per chi realmente è agli occhi della moglie della sua controparte. Proprio attorno a questa porzione di trama torna a calamitare uno dei personaggi peggio gestiti all’interno della storia e che gli sceneggiatori sembrano intenzionati a ritirare fuori giusto ora che la stagione sta giungendo alla sua naturale conclusione: Baldwin. La giovane killer non ha più ragione d’esistere da diverso tempo e la sua comparsata, seppur fugace, serve come puro e semplice deus ex machina per salvare Howard e di conseguenza Emily. Niente di più. La sua storia ha smesso di gravitare al nocciolo di interesse della sceneggiatura ormai da tempo e c’è da sperare che, se non viene presa la decisione di tagliarla definitivamente dallo show non facendola più comparire, si opti per una sua eliminazione fisica. A questo punto solo la morte del personaggio potrebbe fargli riacquistare senso, null’altro.
Della consegna di Peter e Clare alle autorità, per la precisione a Naya Temple, si è fatta menzione poco sopra, ma c’è da sottolineare come questa porzione di trama conduca ad un certo delineamento ben preciso di schemi a loro modo ridondanti. O, valutata l’oggetto della serie tv, sarebbe opportuno far notare come la storia sia fatta di cicli e ricicli: Yanek condusse in collisione le due realtà perché il desiderio di poter assaporare la vita della sua controparte era troppo forte. Per la precisione, il suo desiderio più grande era riabbracciare il proprio figlio. Uno schema che, con le debite differenze, viene riproposto con Emily e la piccola Anna (scorcio di passato che ha rappresentato opening di un episodio di questa stagione).
Anche l’elemento del virus dell’influenza sembra volersi riproporre nel mondo di Counterpart. Dopo essere stato arma ed allo stesso tempo semplice deterrente, il suo mortale effetto era riuscito a farsi strada in una delle due realtà. L’obbiettivo di Mira, ora, sembrerebbe essere quello di portare a termine la sua personale vendetta scatenando un altro virus influenzale. Valutando i passati episodi e consci dell’imminente incontro di Management c’è da valutare quale sia il reale piano del capo di Indigo. Manca, quindi, una rappresentazione del quadro più generale degli intricati meccanismi di Counterpart ed è compito degli ultimi due episodi cercare di mettere un po’ di ordine ed aiutare lo spettatore a tirare le somme. Altrimenti si rischia di far ricordare questo secondo ciclo per un solo episodio (“Twin Cities”) che, seppur splendido, non può da solo tenere a galla la barca.
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Due episodi alla conclusione ed il rischio di rendere questa seconda stagione una blanda cornice di un episodio degno di nota. Un qualcosa che deve essere scongiurato visto e considerato che Counterpart ha le carte in regola per intrattenere il proprio pubblico con un alto livello di qualità seriale. Bisogna fare in modo che “Twin Cities” non sia stato un caso, ma la normalità.
No Strings Attached 2×07 | 0.26 milioni – 0.1 rating |
In From The Cold 2×08 | 0.23 milioni – 0.1 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.