“Your father entrusted me the task of looking after you. I’m not sure that involves taking afternoon tea with a murderer.”
Anche la quarta stagione di Outlander si avvia al termine e, ad un solo episodio dal season finale, grazie a “Providence” regala l’ennesima lezione in fatto di stile e di narrazione.
Se c’è un elemento che ha caratterizzato maggiormente questo ciclo di episodi è senz’altro stata la varietà delle storyline raccontate che hanno abbracciato molti più personaggi rispetto al solito. A parte l’insediamento nella nuova realtà avvenuto nelle prime puntate, Claire e Jamie sono stati via via messi un po’ ai margini della narrazione, lasciando il posto a Brianna e Roger, che dal canto loro hanno iniziato a raccontare una trama simile ma al tempo stesso diversa che ha, tuttavia, coinvolto senza problemi gli spettatori. Da questo punto di vista, “Providence” ha evidenziato maggiormente questa collettività di narrazione acquisita dalla serie e, in attesa di scoprire cosa riserverà l’ultimo episodio per i protagonisti storici, questa puntata si è spalmata su diversi fronti, dando spessore a più personaggi mantenendo però alto il livello di profondità narrativa tipico di Outlander.
Il protagonista per eccellenza di questo penultimo episodio può essere considerato senz’altro Roger. Un personaggio apparso quasi in sordina che pian piano si è guadagnato il suo giusto spazio e che ha usufruito meritatamente di quest’oretta di visione per consolidare ufficialmente la sua posizione all’interno della trama. Se Roger finora era apparso perlopiù impostato su un’unica sfumatura, incentrato principalmente verso il suo amore per Bree, quest’episodio ha reso decisamente più complesso il suo personaggio, regalandogli una trama interna diversa ma egualmente profonda e stratificata in svariate componenti emotive.
“[…] I’ve learned something from my pain. I’ve changed. There’s a saying where I come from: ‘Look out for number one’. From now on, that’s me, and if you’re smart, you’ll do the same. Turn your back on love and take your freedom. Save yourself, because if you don’t… no one ever will.”
Il tentativo di egoismo e self-preservation a cui Roger aveva cercato di aggrapparsi è risultato alla fine vano, annientato dalla vera natura dell’uomo, incapace di scappare e lasciare il prete in balia di un atroce destino. Una lente d’ingrandimento, questa, posta sul carattere di Roger che ha regalato un’ottima possibilità di mostrare ancora meglio agli spettatori questo personaggio.
Parallelamente al viaggio interiore di Roger, però, non si può fare a meno di lodare gli autori per aver saputo rendere magistralmente sulla scena anche la tragica storyline dedicata al prete e alla sua amata. Due personaggi ovviamente sconosciuti, che in quei limitati minuti a loro dedicategli sono riusciti a trasmettere dolore e amore ad un livello estremamente profondo, sottolineando l’immensa capacità di Outlander di rendere al meglio qualsiasi trama, con quel tragico finale espresso in maniera sublime.
Oltre a seguire le sventure di Roger, questa penultima puntata si è concentrata anche su altri personaggi, divisi in un primo momento in due trame separate, per poi ritrovarsi a convergere nello stesso luogo. Il salvataggio di Murtagh dalla prigione viene sicuramente accolto in maniera positiva in quanto il personaggio rimane uno dei punti fermi dello show che fa sempre piacere avere intorno; tuttavia, in quest’occasione è anche un altro personaggio che finalmente si ritaglia il suo spazio all’interno della stagione: Fergus, con tanto di aiuto dalla consorte, si pone al centro della scena per la prima volta in questi episodi e non può che risultare gradevole vederlo in primo piano anche a distanza da Jamie.
A fare da contorno a tutti questi eventi, infine, spicca inesorabilmente la parte dedicata a Brianna. Scortata da Lord John, con il quale si consolida una sempre più forte complicità, Bree, spinta dalle parole del padre, affronta in maniera esemplare il confronto con Bonnet. Un dialogo che spicca per potenza emotiva e significato, esaltando la forza d’animo di Brianna e tentando, forse in maniera alquanto smodata, di trovare un po’ di compassione nell’infimo personaggio di Stephen Bonnet.
Con tutti questi tasselli messi al loro posto, ci si appresta a guardare gli ultimi momenti stagionali sapendo che, qualsiasi cosa succeda, il livello di storia e di proposizione scenica ed emotiva difficilmente riusciranno a deludere.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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If Not For Hope 4×11 | 1.27 milioni – 0.2 rating |
Providence 4×12 | ND milioni – ND rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.