“CIÒ CHE SAPPIAMO È UNA GOCCIA; CIÒ CHE NON SAPPIAMO È UN OCEANO”
Una delicata storia d’amore attorniata da dolore e sofferenza. Dark sveste i panni del thriller fantascientifico ed in vista del finale di serie cerca un abito più adatto all’occasione. Dopo un episodio piegato al ripasso di cosa è avvenuto “nel frattempo”, tramite il quale Dark va a colmare ogni singolo buco di trama lasciato in sospeso, esponendo allo spettatore cosa fosse avvenuto offscreen per ogni ciclo e periodo storico, era arrivato il momento di fare i conti con il “peccato originale” che ha sciaguratamente creato questo eterno loop temporale. Anzi, come questa terza stagione ha insegnato, il termine esatto è nodo: un nodo che attorciglia i due universi fin qui presentati, Evaverse ed Adamverse, in un destino ineluttabile. Ma proprio questa visione dualistica, alla quale anche noi ci siamo rifatti in più recensioni parlando della serie, rappresenta l’errore di valutazione di fondo: i due universi non si trovano stretti in un nodo da loro creati, ma la colpa è da andare a ritrovare in un terzo mondo o, come viene precisato nell’episodio, nel mondo d’origine. Adamverse ed Evaverse altro non sono che fratture temporali create attorno ad un universo originario ben diverso ed è proprio qui che bisogna andare a ricercare questo innesco, per poter districare definitivamente la matassa.
L’innesco è il macchinario costruito da H.G. Tannhaus e mostrato nel bunker di Winden nel 1986 nello scorso episodio. Per la precisione, il 21 giugno 1986 H. G. Tannhaus nel tentativo di manipolare lo spazio-tempo e poter riabbracciare così facendo figlio, nuora e nipote provocherà l’apertura del portale andando a creare quel famigerato nodo tra l’Adamverse e l’Evaverse. Dopo questa detonazione, come appuntato da alcuni scienziati alla radio alcuni episodi fa, il tempo sembra cristallizzarsi per una frazione di secondo: sarà in questa frazione di secondo che i protagonisti principali di Dark (Martha e Jonas, ovviamente) dovranno cercare di intervenire.
“UNA PERSONA VIVE TRE VITE: LA PRIMA TERMINA CON LA PERDITA DELL’INGENUITÀ”
Forse la puntata si basa in maniera eccessivamente predominante su di un gigantesco deus ex machina impersonificato da Claudia che, ricomparsa nel finale della scorsa puntata, si ripresenta nel 2054 desiderosa di dare tutte le più accurate risposte ad Adam dopo che l’uomo comprende di non aver interrotto assolutamente nulla sacrificando Martha (per la seconda volta). D’altra parte la sequenza, nonostante appaia come un (più che corretto) spiegone, non per forza ricorre nell’errore di essere un deus ex machina visto e considerato che Claudia è fin dalla prima stagione apparsa come uno dei personaggi più illuminati (ossia volti a chiarire determinati passaggi) della serie. Anche Noah, sbagliando, poteva essere così inquadrato durante la prima stagione.
Claudia, il diavolo bianco, non lesina spiegazioni e dopo aver approfonditamente spiegato ad Adam quale sia l’innesco (Tannhaus nel mondo d’origine) e quale è il reale obbiettivo (impedire la dipartita dei parenti di Tannhaus per evitare la creazione dei viaggi temporali), da’ un ultimo compito proprio all’ex nemico.
Adam deve fare in modo che Jonas e Martha (dell’Evaverse), si coalizzino per impedire l’innesco agendo proprio in quel minuscolo lasso di tempo, in quella frazione di secondo in cui il tempo sembra essersi cristallizzato durante l’apocalisse. La sopravvivenza, elemento tanto caro ad Eva ed Adam fino a questo momento, appare appannaggio di pochi e centellinati personaggi, ossia quelli non facenti parte del famigerato nodo temporale che sta per essere in maniera definitiva distrutto.
“…LA SECONDA CON LA PERDITA DELL’INNOCENZA…”
Uno degli elementi fondamentali di Dark è da sempre la fiducia: vari personaggi compiono determinate azioni solamente perché indottrinati o perché ripongono la propria fiducia in modo cieco in questa o quella figura. Spesso questa fiducia si scopre successivamente essere riposta nella persona sbagliata: ne è esempio lampante Noah, discepolo di Adam per una vita e proprio da quest’ultimo colpito con il rapimento della figlia Charlotte (rapimento che spingerà Noah a diventare proprio discepolo di Adam). Causa ed effetto si mischiano attorno ad una fiducia momentanea e spesso e volentieri tradita.
Non appare impossibile, quindi, che Jonas decida di affidarsi ad Adam proprio alcuni istanti dopo che quest’ultimo (una sua versione, per l’esattezza) ha ucciso Martha sotto i suoi occhi. La promessa è quella della liberazione, della salvezza, promesse enormi e forse inavvicinabili ma a cui Jonas anela con disperazione ed assuefazione.
Ecco quindi che Jonas viene istruito sul da farsi (recarsi nel mondo d’origine per impedire la morte della famiglia di Tannhaus) e successivamente portato nel preciso istante in cui Magnus e Franziska stanno per prelevare Martha da Bartosz. La sequenza è rapida ed indolore, ma così non si può dire degli attimi di spaesamento tra i due.
I due si studiano con fare dubbioso. L’incedere è lento e la telecamera volutamente si allontana in prospettiva lasciando i due addolorati amanti davanti alla famigerata centrale nucleare di Winden. Il silenzio si rompe e tutto torna alla normalità: Martha realizza di ritrovarsi di fronte ad uno Jonas completamente estraneo a quanto accaduto in presenza di Eva; Jonas percepisce, a sensazione, la diversità tra questa Martha e quella dell’Adamverse. Ma l’obbiettivo è, forse per la prima volta dall’inizio della serie, comune per entrambi i personaggi. Si tratta questa di una chiave di lettura a cui Dark sembra prestarsi con facilità: le passate stagioni hanno mostrato come ogni singolo personaggio in scena avesse il proprio personale obbiettivo. Jonas doveva salvare Martha; Claudia cercare non far morire Regina; Martha salvare Jonas (e successivamente, diventata Eva, salvare il loro figlio). Si trattava di obbiettivi sotto un certo punto di vista carichi di egoismo dal momento che precludevano la possibilità che per risolvere la situazione quel determinato avvenimento dovesse accadere. L’inesorabile fallimento, quindi, si nascondeva dietro la porta nel preciso istante in cui l’egoismo faceva da padrone.
Ecco quindi che quando per la prima volta la meta prefissata è comune i risultati sono positivi (anche se dolce-amari).
Jonas e Martha si recano nelle caverne di Winden, lì dove tutto è iniziato, aspettando che Tannhaus azioni il suo macchinario per poter attraversare la frattura temporale e salvare la vita all’intera famiglia dell’anziano orologiaio.
“…E LA TERZA CON LA PERDITA DELLA VITA STESSA.”
L’attraversamento è puro e semplice misticismo in cui Jonas e Martha diventano rispettivamente l’uno il sogno dell’altra e viceversa andando a creare una sensazione, nello spettatore, di puro cinema d’autore.
Il dialogo con il figlio di Tannhaus, essenzialmente privo di grandi parole, ma ricolmo di sguardi e forti sensazioni, convince il ragazzo a fare marcia indietro, non passare sul tragico ponte, riappacificandosi così facendo con il padre.
Martha e Jonas sono arrivati alla fine del loro viaggio e sommessamente si ritrovano a chiedersi: “Credi che qualcosa di noi rimarrà? Oppure siamo solo questo, un sogno? E noi non siamo mai esistiti?”
La loro esistenza è stata causata da un errore, dal desiderio di un uomo di riportare la vita “nel frattempo”, così come veniva appuntato nella precedente puntata. Ma il desiderio di Tannhaus non è mai riuscito a concretizzarsi in nessuna delle due realtà nate (Adamverse ed Evaverse), così come nel mondo d’origine. La vita di Jonas e Martha è racchiusa in una frattura temporale, una percezione di nichilismo, un assaggio di cosmicismo (in puro stile Lovecraft) eppure ciò che ne esce sembra voler essere un altro messaggio.
L’indifferenza cosmica di Lovecraft, anche se da lui stesso allontanata dal nichilismo, si avvicina proprio a quest’ultimo concetto in quanto volutamente designata a ridurre il peso dell’umanità all’interno dell’intero cosmo. Un pensiero che Dark cerca di ampliare andando a sottolineare, partendo da questa indifferenza cosmica, come il peso dell’umanità non sia in maniera ineluttabile legato al cosmo quanto piuttosto alla vita delle singole persone che ci ritroviamo accanto.
L’esistenza di Jonas e Martha potrebbe non aver significato nulla per il cosmo intero, ma il legame tra i due, tra di loro e gli amici ed i parenti morti drammaticamente prima e dopo l’apocalisse è ineluttabile e trascende il concetto di indifferenza.
Dark si presta quindi all’ultima accorata analisi in un finale carico di angoscia, ma intriso di romanticismo spinto. La chiusura con la cover di What A Wonderful World è il colpo di grazia.
“SOLO QUANDO SI RAGGIUNGERÀ IL CENTRO SI COMPRENDERÀ”
Il comparto tecnico nemmeno occorre scomodarlo: regia e fotografia sempre sul pezzo. Si sprecano i richiami alle precedenti puntate: il paradiso citato nel quinto episodio, la storia dell’antenato di Tannhaus ed il famigerato filo di Arianna che rappresenta uno dei leit motiv stilistici che Dark è stato in grado di portarsi appresso dall’episodio “Sic Mundus Creatus Est”.
Particolare interesse suscita la sequenza di puro misticismo che si svolge nel portale che Martha e Jonas attraversano prima di accingersi a salvare la famiglia di Tannhaus: i richiami cinematografici a capolavori del calibro di 2001: Odissea Nello Spazio o al più recente (e discusso) Interstellar ovviamente si sprecano. Risulta più una semplice menzione questa dal momento che in una vera e propria analisi della sequenza risulterebbe superfluo approcciarsi: Martha e Jonas interferiscono con le loro reciproche vite esattamente come tutta la serie ha dimostrato nelle passate 25 puntate. Ma è lo stile ad aggiungere quel qualcosa in più.
Peter e Benni, Regina, Katharina, Wöller ed Hannah, in dolce attesa. Un temporale imperversa su Winden e la luce, dopo un tuono, abbandona la casa.
Lo spettatore si riflette negli occhi di Hannah che si cristallizzano sulla giacca a vento (ormai uno dei simboli di Dark), vista in precedenza indossata prima da Jonas e poi da Martha.
La donna sembra aver vissuto in un sogno quella che presumibilmente potrebbe essere stata la sensazione dell’Hannah dell’Adamverse mentre lo Straniero (ormai trasformatosi in Adam) la sta soffocando senza alcun tipo di rimorso. Ma è la chiusura, con richiamo al nome del bambino di cui è in dolce attesa, a rappresentare l’ennesimo tassello di un puzzle incredibilmente ben decorato ed esposto al pubblico. Jonas, lo sfortunato risultato di un nodo temporale nato per errore, avrà modo di nascere e crescere nel mondo d’origine. E, date le premesse dualistiche della serie, risulta corretto aspettarsi che anche Martha trovi spazio in questa realtà. D’altra parte è sempre stato tutto collegato, no?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La delicata storia d’amore presentata da Dark giunge a conclusione dopo 26 puntate cariche di dolore e sofferenza, di enigmi e intrighi. Dolore e sofferenza sono ciò che subiscono i personaggi in scena mentre tentano invano di remare contro il proprio destino che, come lo spettatore ormai ha imparato, ha il vizio di decidere il proprio corso.
La peculiarità rara di uno show come Dark è sicuramente la capacità d’essere riuscito a portare una risposta ad ogni singolo quesito apparso durante gli episodi. L’aspetto sul quale si potrebbe discutere verte sicuramente sulla genuinità e sulla praticità di queste risposte, dal punto di vista razionale, ma è indubbio che lo show sia riuscito ad accompagnare il proprio pubblico a destinazione fornendogli tutti gli elementi del caso.
Grazie Baran bo Odar. Semplicemente grazie.
Zwischen der Zeit 3×07 | ND milioni – ND rating |
Das Paradies 3×08 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
Non dimentichiamo Jantje Friese, la co-autrice! Una delle migliori, se non la migliore serie, degli ultimi vent’anni, a mio avviso.
Jonas e Matha, una delle storie d’amore più tormentate e struggenti di sempre!
Una meraviglioso viaggio, colmo di tutto ciò che l’animo umano necessita per sopravvivere, con ogni mezzo necessario, con la finalità di comprendere la propria esistenza aldilà del tempo e dello spazio, della vita e della morte.
Grazie per le splendide recensioni che non hanno fatto altro che impreziosire un prodotto di una bellezza scintillante e di una profondità di sguardo clamorosa che si colloca al vertice della serialità di tutti i tempi con pochi eguali.
Grazie mille, Michele, sia per il commento, sia per i complimenti. L’affresco narrativo di Dark è uno dei più particolari ed interessanti degli ultimi anni e questa serie è sicuramente riuscita a costruirsi un posto speciale nel cuore di tutti gli appassionati delle serie tv. La speranza è quella di vedere ben presto Baran bo Odar nuovamente al lavoro (c’è grande attesa, almeno da parte mia, per Tyll e 1899).