“Without hope, without witness, without reward.”
Questa recensione avrà delle digressioni, parentesi e divagazioni, cercando e scavando in episodi di un più o meno recente passato, per cercare elementi in comune con quest’ultimo episodio, opera moffattiana per diversi aspetti. Esattamente come in tante altre recensioni di Doctor Who, ma questa volta dichiararlo sembrava fichissimo.
All’interno del vault c’è Missy, alias The Master. Soluzione semplice, senza troppi fronzoli, in linea con gli indizi disseminati nei precedenti episodi. Tanta è la linearità temporale che si sta cercando di instaurare in questa decima stagione che, in “Extremis”, è addirittura presente un flashback/spiegone, in cui viene raccontato, senza troppi colpi di scena e situazioni inimmaginabili, cosa è avvenuto a cavallo degli episodi speciali 2015 e 2016 e l’inizio della corrente stagione.
Digressione n. 1 La detenzione e condanna del Master, considerato alla stregua del peggiore criminale di Gallifrey, non è certo una novità. Durante l’epoca del Quarto Dottore (Tom Baker), vi fu una prima apparizione del pianeta natale dei Time Lord, nel serial “The Deadly Assassin”. In quel caso, villain della situazione era The Master, in una pessima condizione fisica, vista la sua incapacità del momento di rigenerarsi. Assumerà poi, qualche stagione più tardi, le sembianze di Anthony Ainley, non grazie ad una rigenerazione, ma “rubando” il corpo appartenente ad un’altra persona.
L’impossibilità di rigenerarsi, quindi, non sembra essere un freno per il Time Lord rinnegato, tant’è che quella citata non sembra essere l’unica volta in cui si è dimostrato particolarmente abile a scampare alla morte. Nel film del 1996 (in cui vi è la rigenerazione Settimo-Ottavo Dottore), la trama prende il via proprio durante il viaggio del Dottore, il quale da Skaro deve riportare su Gallifrey le ceneri del Master condannato a morte dai Dalek. Senza dilungarsi sul film, sapere che il villain principale sarà proprio The Master fa capire come, anche in quel caso, sia riuscito a cavarsela in qualche modo, in barba alle leggi gallifreyane.
Risulta abbastanza giustificata la misura dei Time Lord nel flashback, attuata nei confronti di Missy (uccisione, chiusura nel vault e custodia al corpo per 2000 anni) e, alla luce dei casi esposti finora, si capisce bene a cosa si riferisce il Signore del Tempo quando parla di relapses (letteralmente: ricadute).
Rassicurante quindi la risposta più semplice che ci si potesse aspettare (era facile prevedere chi vi fosse nella cassaforte), suggestiva la vista di Gallifrey, evocativo vedere i Time Lord all’opera. Ciò non toglie che assistere ad un flashback-spiegone all’interno di Doctor Who potrebbe, per certi versi, anche stonare un po’. Una serie che fa dei paradossi temporali e della non-linearità il suo punto forte, l’ultima cosa che dovrebbe adottare è proprio l’artificioso stravolgimento del continuum scenico per eccellenza. Risulta anche chiaro che una scelta simile sia indispensabile per porre le basi delle trame del prossimo futuro. Avvicinandoci al commiato di Moffat, non sarebbe un azzardo aspettarsi svolte narrative che faranno venire il mal di testa a molti.
Steven Moffat torna così, dopo “The Pilot“, a mettere la firma ad un episodio e lo spettatore navigato, senza saperlo, non ci avrebbe poi messo molto a dedurne la paternità, grazie ad una serie di tratti stilistici indistinguibili. Lo showrunner scozzese ha dimostrato spesso di avere una notevole vena creativa, quando si tratta di particolari tecnologie e concetti fantascientifici utili a nutrire una trama. Il colpo di scena finale, nel quale viene detto agli spettatori di aver visto un episodio in cui per la quasi maggior parte il Dottore non c’è, fornisce un doppio valore a questo episodio. Da un lato, infatti, “Extremis” assume quasi il valore di esercizio di stile, come “Blink”, se si volesse andare a trovare per forza un omologo. E’ anche vero che la 10×06 segna un effettivo giro di boa della stagione. La trama orizzontale cambia radicalmente. Svelato il mistero della cassaforte, vedendo anche il promo del prossimo episodio, sembra ovvio che si stia intensificando la diretta continuità da un episodio all’altro, inserendo questa volta una fantomatica e tragica invasione all’orizzonte. Senza dimenticare che The Master (con più volti) inevitabilmente giocherà un ruolo importante nell’economia degli eventi futuri.
Digressione n. 2 La realtà virtuale, protagonista di episodio, tende a creare una particolare analogia con uno dei migliori episodi degli ultimi tempi, ovvero “Heaven Sent“. Ciò che sconvolse il pubblico, in quell’episodio, era l’entità “informatica” del Dottore il quale sacrificava ogni volta se stesso per fornire alla sua copia futura elementi per proseguire la missione (forse parlava di sé, facendo riferimento a Super Mario). Allo stesso modo, in questo episodio, comprendendo di essere un’entità virtuale interna ad un sistema informatico, il Dottore-copia invia una mail al Dottore reale, tramite gli occhiali sonici. Sembra una forzatura, un deus ex-machina, ma non lo è. Il discorso proposto nell’episodio fila: la simulazione fedelissima, creata dai misteriosi alieni, ha reso funzionante un apparecchio sonico in possesso di connessione internet (gli occhiali del Dottore) potendo così interagire con un altro apparecchio simile (gli occhiali veri del Dottore).
Per certi versi “Extremis” rende questa decima stagione somigliante alla sesta, in cui un particolare episodio (“A Good Man Goes To War”) svelava il mistero dell’identità di River, dando così il via alla seconda metà di stagione.
Sempre nella sesta stagione veniva presentata la tematica del doppio, del confronto tra due copie, e soprattutto della straziante angoscia nel veder negata la propria identità. Avveniva nel duplice episodio “The Rebel Flesh”/”The Almost People”, in cui venivano create delle copie di operai destinati a compiti particolarmente pericolosi. Tale episodio, con un inaspettato colpo di scena finale, dava il via agli eventi proprio del già citato “A Good Man Goes To War”. Come non ricordare poi l’urlo “I’m Rory!” della copia Nestene, nel finale della quinta stagione?
“Extremis” non è “Heaven Sent”, non è “Blink”, non è neanche “A Good Man Goes To War” (al gusto di ogni singolo spettatore decidere quale meglio, quale peggio). La 10×06 non tradisce assolutamente lo stile della serie, grazie anche a tanti elementi che, come visto, evocano idee già presentate. “Extremis” aggiunge però anche un nuovo capitolo stilistico, in cui si consolida totalmente la personalità del Dottore di Capaldi. Sin dai primi tempi era stata annunciata la sua reincarnazione come tetra e oscura. La cecità come filo conduttore di questi episodi sembra voler essere contemporaneamente esperimento scenico (come sarebbero gli episodi con il Dottore portatore di un handicap?), ma anche lenta discesa di un Dottore arrivato quasi alla fine del suo percorso, privato di quell’aura di eroismo che aveva caratterizzato il Time Lord nelle precedenti stagioni. In questo momento, si può dire tranquillamente, il Dottore ha bisogno di aiuto, è bugiardo (Bill ancora non sa niente), nasconde segreti (Missy), è pensoso, ha rimorsi, conduce il Papa a casa della sua companion.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Oxygen 10×05 | 3.57 milioni – ND rating |
Extremis 10×06 | 4.16 milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.