Escape at Dannemora 1×07 – Part 7TEMPO DI LETTURA 5 min

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Che tutto da un momento all’altro sarebbe esploso, era già abbastanza chiaro guardando gli episodi precedenti. Addirittura dal primo si percepisce, vedendo la scena iniziale con Tilly interrogata, che nulla all’interno di Escape At Dannemora sarebbe andato per il verso giusto per i protagonisti.
In un certo senso, quello che è impossibile da percepire è il modo in cui tutto si sarebbe sgonfiato come una bolla di sapone che viene a contatto con un terreno accidentato. Per ricercare un colpevole nell’intricata situazione che ha portato i protagonisti all’intreccio finale, basta attuare un comportamento profondamente umano, puntare il dito. Il vero colpevole in questo caso infatti è Tilly, ma allo stesso tempo Richard, così come David. Nessuno di loro, per un motivo o per l’altro, è libero da colpe.
Proprio questa risulta la parte affascinante dell’ultima puntata della nuova miniserie di Showtime – candidata tra l’altro ai Golden Globe nella categoria di appartenenza – il fatto che la cristallizzazione che la conclude renda onore alla ragione di esistenza dello show. Se per anni si è dibattuto su cosa un buon finale debba veramente esprimere in uno show televisivo, senza trovare una risposta completamente giusta, il rimanere in linea con quello che lo spettatore ha visto, con le caratteristiche dei personaggi che ha seguito e con le tematiche che hanno più contraddistinto il prodotto, pare un buon punto di arrivo, e il season finale di Escape At Dannemora restituisce senza dubbio una sensazione soddisfacente.
Pur essendo lontano da epiche narrazioni, condite da anni di teorie e speculazioni come quelle di Lost o I Soprano, la conclusione dello show in questione mantiene una coerenza narrativa incredibile.
La fuga dei carcerati, perfettamente incastrata al breakdown psicologico di Tilly, ormai staccatasi dalla fantasia di poter mantenere una vita normale dopo i fatti, rispecchia la parte di storia che ci si aspetta in uno show come questo: quella legata alla sopravvivenza. Se, però, in certi ambiti la sopravvivenza si lega alla redenzione, Escape at Dannemora si posiziona esattamente al polo opposto, dove niente di positivo salva gli eroi di turno e traspare soltanto un elemento a dominare sugli altri, ovvero la debolezza umana.
Fuori dalla prigione i due fuggitivi si rivelano come delle personalità molto diverse da quelle che lo spettatore aveva avuto modo di conoscere nel corso degli episodi: lo stesso Richard, personaggio fermo e sicuro di sé, si presenta come un impulsivo decisamente fuori posto all’esterno del penitenziario, caratteristica che lo tradisce portandolo a commettere delle stupidaggini in serie, preludio di una morte molto cruenta.
L’episodio non si concentra molto sul come i due fuggitivi completeranno l’evasione, quanto sul tempo che ci metteranno per essere catturati; lo spettatore sa già che il loro destino sarà quello di tornare all’inferno e per Richard il viaggio non può che condurre lì. Sono proprio le sue insicurezze e la sua incapacità di vivere nel mondo comune a segnare la sua condanna. David, allo stesso modo, si costruisce il suo inferno portandosi dietro Richard nonostante le sue enormi difficoltà nel non farsi scoprire e, come ricordato dopo la cattura, senza Matt alle calcagna probabilmente David avrebbe completato la fuga in solitaria scavalcando la frontiera. L’aver dato la parola (unica cosa su cui si può contare nelle mura di una prigione) al compagno, quindi, conferma il suo onore ma allo stesso tempo lo costringe ad una punizione ancora più dura da elaborare.
La performance più straordinaria però è da attribuire ancora una volta a Patricia Arquette. Rilasciata dall’ospedale, Tilly cade sotto il peso delle proprie colpe, nonostante un’iniziale resistenza, in cui si ritrova accerchiata e poi volontariamente vittima degli interrogatori della polizia; nessuno cade nel tranello della donna, che racconta anche di essere stata indotta con la violenza alle azioni compiute. Tilly vive il suo inferno come una punizione per aver privilegiato le attenzioni amorose e il proprio benessere sessuale rispetto al vantaggio della comunità. Il suo interesse esclusivamente personale non avrebbe mai avuto un freno, ed è un altro grande merito dello show quello di aver presentato un personaggio veramente orribile dal punto di vista umano che non fa nulla per espiare le proprie colpe ma, semplicemente, come una persona comune, tenta nei modi più stupidi di salvarsi la pelle, rimanendo fedele al proprio io. Tilly non si concentra nella ricerca di un modo per redimere la propria anima, anzi, nella scena finale, in cui deve rilasciare la sua dichiarazione al giudice, conferma ancora una volta che il suo desiderio insaziabile è l’unico elemento che muove la sua vita e che per sempre caratterizzerà la sua persona.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La recitazione di tutti e tre i protagonisti
  • Le persone rappresentano il principale problema delle altre persone
  • Richard Matt e le difficoltà ad adattarsi al mondo fuori dalla prigione
  • Mantenere sempre la parola data
  • Tilly incapace di cambiare il proprio modo di essere nonostante l’autodistruzione
  • Le scene finali con il racconto del futuro prossimo di tutti i personaggi
  • Per quanto sia stato eccezionale a livello recitativo, il personaggio di Paul Dano ha ricevuto poca attenzione all’interno della serie. Un peccato non aver fatto di meglio nel raccontare il suo passato

 

Escape at Dannemora chiude in bellezza, confermandosi un prodotto di realismo di alto livello e presentando alla grande le prerogative di tutti i personaggi. Un grande mix di recitazione, tecnica, musica e psicologia umana che ha meritatamente accompagnato lo show alla nomination ai Golden Globe 2019.

 

Part Six 1×06 0.58 milioni – 0.11 rating
Part Seven 1×07 0.71 milioni – 0.14 rating

 

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