Paul: “There are all long. That’s the nature of existence. Life is suffering. I think you are beginning to understand that.”
Nikki: “Amen.”
Paul: “Can I show you something? [..] Ray is the cat.”
C’è una cosa che si è imparato a capire in queste prime tre stagioni di Fargo: nulla all’interno della narrazione accade per caso. Ogni singola inquadratura, ogni singola comparsa, ogni singolo dialogo è studiato alla perfezione curando con il massimo della precisione e dell’accuratezza anche il più piccolo dettaglio. Non è affatto un caso, dunque, che Paul Marrane, il personaggio interpretato da Ray Wise, intervenga nella narrazione nelle due puntate maggiormente dedicate ad una figura femminile. È stato un personaggio importante per il processo lavorativo di Gloria Burgle, dopo il loro doppio incontro in aereo e in un bar a Los Angeles, e lo è ancora di più per Nikki Swago che lo incontra dopo un inseguimento estenuante per il bosco con gli uomini di Varga in seguito all’assalto del pullman che la stava portando nel penitenziario.
I due si incontrano in un bowling sperduto tra la neve, quasi su un altro pianeta, tanto da far pensare che il loro dialogo non sia che il frutto delle allucinazioni della Swago dopo il ferimento. Si parlano, come due vecchi amici davanti ad un buon whisky ed uno sherry, e nel piccolissimo gattino che Paul ha con sè, Nikki rivede Ray, il suo più grande amore, perchè “casualmente” il nome del gatto è proprio Ray (“That’s not really a cat’s name, but when I looked at him, that was the name that stuck“). E Nikki, per un breve periodo, sembra davvero credere nella reincarnazione del suo uomo, forse perchè stravolta dall’estenuante fuga da Yuri, forse perchè proprio la situazione e l’incontro surreale con il character di Ray Wise inducono ad una estemporanea fede cieca.
Il ruolo che Marrane occupa in questa terza stagione di Fargo è da considerare in modo più assoluto perchè, e qui la questione diventa innegabile, le sue frasi criptiche e la tempistica delle sue apparizioni non possono essere razionalmente spiegabili: Paul è una sorta di narratore, un personaggio al di fuori di qualsiasi trama narrativa, è una guida, un tutorial di un videogioco che, di tanto in tanto, interviene personalmente per disquisire con i personaggi. Ed è lui, dopo aver dato a Nikki e a Mr. Wrench un modo per scappar via, a pronunciare a Yuri il nome di Helga, donna da lui stesso uccisa nella premiére stagionale, aprendo così nuove vie per il finale di stagione. Bisogna quindi apprezzare gli stranianti momenti in cui Paul decide di concedersi ai suoi personaggi perchè, in mezzo a tutte quelle parole forbite, si cela in realtà ben altro.
“Who Rules The Land Of Denial?” regala agli spettatori altri due inaspettati colpi di scena: il primo è l’ormai definitiva uscita dai giochi di Sy, figura diventata troppo d’intralcio per i diabolici piani di Varga. Il fidato amico di Emmit, infatti, viene avvelenato e, attraverso la sua malattia, Fargo fa un balzo in avanti di tre mesi, tre mesi di sostanziale calma in Minnesota ma è quella calma che si definisce la “quiete prima della tempesta”. Emmit Stussy non riesce più a reggere il peso delle cattive azioni che il business-man inglese l’ha costretto a fare e, per la prima volta in assoluto, riesce a prendersi gioco di lui facendo finta di ingoiare le pillole, per poi scappare al Commissariato di Polizia e confessare. Per il più grande dei fratelli, le perdite prima di Ray e poi di Sy sono state un peso troppo grande da sopportare, inoltre il probabile ritorno in scena di Nikki con i cimeli di Ray sono stati l’elemento che ha fatto scattare il definitivo senso di colpa di Emmit. La personalità di Varga è ormai padrona anche del suo destino e l’unico modo per venirne fuori, paradossalmente, è proprio quello di collaborare con Gloria, l’unica che ha sempre sentito una certa puzza di bruciato in tutta questa storia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Law Of Inevitability 3×07 | 1.03 milioni – 0.3 rating |
Who Rules The Land Of Denial? 3×08 | 1.14 milioni – 0.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.
Impossibile non notare che location e tipologia dell'intera scena nel bowling, sono una mega autocitazione dei Cohen, dal film Il Grande Lebowski 🙂