“Gennaro Savastano è turnat.”
Gli equilibri, le alleanze e anche l’ambiente famigliare, sono da sempre stati portatori di effimeri equilibri. Una persona, per proprio tornaconto personale, era pronto a svendere (a fazioni avverse o a persone terze) chiunque: dal migliore amico alla fidanzata; dalla propria moglie al proprio padre. Gomorra, da questo punto di vista, si è sempre prodigata per far capire allo spettatore che quella che sta andando in scena è solo un’estenuante battaglia tra individui vinti, mai vittoriosi: per poter ottenere un tornaconto si ritrovano infatti nella posizione di svendere una parte della loro vita, del loro passato. E’ uno scambio che più volte durante la serie si è rivelato fallace.
Pietro, Ciro e Gennaro sono dei vinti, quindi. Vittoriosi a turni alterni, sì, ma mai in grado di poter ristabilire un ordine naturale all’interno delle loro vite. Gennaro, in particolar modo, ha tentato di ristabilire ordine nella vita sua e di quella della sua famiglia portando avanti il progetto aeroportuale che vede proprio in questo episodio la sua inaugurazione. Ed è proprio nella scena dell’ufficiale apertura della struttura che è riscontrabile il suo essere un vinto: la festa si svolge mentre lui, costretto alla non partecipazione, si ritrova ad essere misero spettatore della sua stessa idea, del suo stesso progetto. Questa distanza tra realtà e sogno affligge un personaggio come quello di Gennaro, da sempre percepito come distante (a suo modo) da quel modo di vivere la criminalità che era proprio di Pietro.
E’ appunto solo una percezione quella che rimane dopo questo dodicesimo episodio stagionale: Gennaro ritorna a Secondigliano e fa letteralmente piazza pulita di buona parte di quelle persone che nel primo episodio era riuscito ad “incastrare” all’interno della sua alleanza.
I Levante, Patrizia, Michele: tutte persone ormai scomode e impossibilitate a rientrare all’interno di un ruolo “amico”. O’ Diplomato (Capaccio) e Sangueblu rappresentano gli unici personaggi ancora in piedi dopo questo ritorno che ha annichilito ogni fazione avversa: O’ Diplomato, però, ha da poco perso il fratello quindi è chiaramente indebolito ed in una posizione di svantaggio rispetto a Gennaro; Sangueblu, invece, si ritrova senza gruppo e senza fidanzata dopo che una soffiata di Michelangelo (obbligato da Gennaro) rivela il loro nascondiglio a Forcella.
Grande assente all’interno di entrambi gli episodi è sicuramente la figura di O’ Maestrale di cui, ancora, non è dato sapere l’identità: le voci sono tante al riguardo, così come le fantomatiche teorie dei fan che vedrebbero l’Immortale essersi salvato sul finale della terza stagione e miracolosamente pronto a scendere in campo nuovamente. Una teoria raffazzonata che trova (o cerca di trovare) nel trailer del film che uscirà a dicembre riguardante l’Immortale, Ciro Di Marzio, un’ulteriore motivazione a supporto.
Inutile discutere di teorie, sicuramente è solo da appuntare che se ci ritrovassimo, durante la quinta stagione di Gomorra, a dover parlare di un ritorno in scena di Ciro sarebbe difficile non ritenere ridicola questo tipo di scelta da parte della produzione e degli sceneggiatori. Il motivo è presto detto: Ciro ha concluso il proprio arco narrativo e la serie può benissimo procedere ed appoggiarsi su svariate sottotrame senza il bisogno del suo ritorno in scena.
“La verità è che per quelli come noi i sogni non esistono.”
Chiusa la parentesi Immortale, quindi, cosa è stata questa quarta stagione di Gomorra?
Questo quarto ciclo ha cercato di portare in scena il cambiamento, o meglio ancora il tentativo di cambiamento, di Gennaro Savastano. Tuttavia la criminalità, questo tipo di criminalità, si cuce addosso alle persone che difficilmente riescono a liberarsene. Non c’è redenzione senza la morte: questo ha insegnato Gomorra al proprio pubblico e questo la serie decide nuovamente di portare in scena.
Michelangelo e Patrizia muoiono per mano della stessa persona che lì li aveva posti, a capo della catena alimentare.
Il confronto finale ed il breve dialogo tra Patrizia e Gennaro sublimano un episodio fino a quel momento più risolutivo che altro: poche parole, molti sguardi ed una fotografia che gela il sangue. La brutalità con cui Gennaro elimina Patrizia, che sappiamo essere in dolce attesa, sparando un ulteriore colpo mentre è riversa senza vita a terra, rende tutto ancora più devastante da guardare e difficile da digerire. Ma è questo Gomorra: un affresco più reale possibile del lato cruento della criminalità.
La vittoria-sconfitta di Gennaro è totale.
Parliamo di vittoria perché il non più giovane Savastano è riuscito a ristabilire ordine a Secondigliano, imponendosi con il sangue e la violenza. Stringendo, soprattutto, una importante alleanza.
Ma è anche una sconfitta: l’alleanza da lui stesso creata è andata in frantumi impedendogli di allontanarsi definitivamente dalle sue radici malavitose. E’ il passato da cui Gennaro sta cercando di scappare senza mai riuscirci.
L’entrata in scena, in questa quarta stagione, del magistrato Walter Ruggieri potrebbe finalmente rappresentare la decisione della serie di riprendere un filone narrativo sempre funzionale, ossia la sempre presente lotta tra criminalità e giustizia. Elemento che potrebbe infondere maggiore verve ad una serie che non sembra intenzionata a mollare.
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Episodio 11 4×11 | ND milioni – ND rating |
Episodio 12 4×12 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.