L’avevamo supposto e si è dimostrato vero purtroppo, lo scorso episodio è stato solo un fuoco di paglia, il classico miglioramento di un paziente prima di esalare l’ultimo respiro.
Non c’è nessuna possibilità di salvezza per i personaggi di Grey’s Anatomy, ormai lo sappiamo e questa ventitreesima puntata ce lo ha confermato ancora una volta. In questa stagione non c’è stato un incedente aereo, né spari, ma un incendio. In “True Colors” potrebbe esserci una piccola gioia, invece no: c’è una sorella che torna dal nulla – quella di Owen di cui abbiamo sentito parlare lungo questa interminabile stagione -, c’è una relazione che potrebbe diventare stabile – Meredith vorrebbe far conoscere Riggs ai suoi figli -, c’è una dottoressa che torna a lavorare dopo essere stata seguita da uno psicologo – Edwards non sa che quello potrebbe essere il suo ultimo giorno di vita.
“True Colors” dimostra ancora una volta tutte le fragilità di una serie che non ha più motivo di esistere e si mostra per quello che è, un circolo vizioso in cui l’importante è mettere tutto nel calderone: morte, sangue, vendetta e paura.
La sensazione è di trovarsi di fronte a un prodotto che ha poco senso anche per gli stessi autori, produttori, ideatori, o meglio ne ha uno enorme, quello di fare soldi. In virtù di questo unico scopo si allunga questo brodo e la sola domanda che si può fare lo spettatore è: quale delle varie piaghe bibliche toccheranno questa volta ai nostri eroi?
Meredith è quasi sul punto di essere felice dopo che per l’intera stagione c’è stato un tedioso e noioso tira e molla con quel sant’uomo di Nathan che le ha detto in continuazione: “Io ti aspetto, io ci sono” – già questa è una sospensione della realtà e della verità che ascrive Grey’s Anatomy al romanzo romantico dove si insegna che c’è sempre un principe azzurro che aspetta.
La dottoressa è disposta addirittura a vivere la normalità, ma non le viene permesso – questo per la Rhimes vorrebbe dire avvicinarsi all’ultima stagione e non realizzarne altre – e così si tira fuori dal cilindro la famosa sorella di Owen, la moglie di Riggs, che incredibilmente esce dalle tenebre e fra poche ore sarà a Seattle.
Questa situazione lo spettatore l’ha già vissuta quando la Grey e il dottor Stranamore erano in procinto di iniziare una relazione e l’ex moglie di Sheperd aveva deciso di andare a lavorare proprio in quell’ospedale.
La povera Edwards torna al lavoro dopo la punizione della Minnick ed il fato vuole che proprio quel giorno potrebbe rischiare la vita – potrebbe perché abbiamo imparato che i personaggi di Grey’s Anatomy hanno sette vite come i gatti e quindi si salvano anche dagli incidenti più gravi.
Grey’s Anatomy ormai è paragonabile alle più terribili calamità naturali, alle malattie più devastanti e ora anche ad un incendio; sì è come quegli incendi che divampano e bruciano ogni cosa, i personaggi, quel briciolo di senso che qualche storyline possedeva e l’empatia che forse lo spettatore in qualche caso ancora provava. Le fiamme che smangiano il corpo dello stupratore smangiano anche noi che guardiamo questa serie e che sentiamo da vicino l’odore acre della carne avvolta dalle lingue di fuoco. Siamo però anche la Edwards che assiste a questa scena, devastata e impaurita; il risultato è che anche noi siamo ostaggio di questo ultimo sacrificio seriale che è “True Colors”.
Nessun “colore vero” nelle sfumature di questo episodio, solo coloranti di bassa qualità e i personaggi annegano in tutto questo restando aggrovigliati su se stessi: Karev, di fronte al marito di Jo, è intrappolato ancora nel ruolo di eroe positivo che salva la principessa, Edwards, per il suo buon cuore, fa fuggire un paziente che in realtà è uno stupratore, Meredith è di nuovo sul punto di raggiungere un po’ di pace ma sicuramente ciò non accadrà, Owen e la Sheperd sono uniti davanti al dolore e l’Ospedale è sotto l’assedio della sua stessa ideatrice.
Certo, ormai è chiaro, la scelta della Rhimes è quella di rompere lo scorrere normale della vita con inciampi, insuccessi, lutti e dolori in modo da poter rendere lo show più intenso; il risultato invece è la noia. È difficile, se non impossibile, essere annoiati quando uno stupratore rapisce una dottoressa per fuggire dall’ospedale e poi per salvarsi appicca un incendio, eppure accade proprio questo. Non c’è nessuna tensione, nessuna empatia.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Leave It Inside 13×22 | 7.09 milioni – 1.8 rating |
True Colors 13×23 | 6.90 milioni – 1.8 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.