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Grey’s Anatomy 17×07 – Helplessly HopingTEMPO DI LETTURA 4 min

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Greys-Anatomy-17x07Ancora una volta Grey’s Anatomy si mescola narrativamente parlando con Station 19, per la gioia di Krista Vernoff che per prima ha da sempre sottolineato l’importanza dei collegamenti tra i due show. Un ritorno in grande stile per questa sfortunata diciassettesima stagione per cui la Vernoff sta lavorando ad un finale che possa adattarsi sia a finale di stagione, sia a finale di serie. Perché, ad oggi, ancora non si hanno ufficialità riguardo il rinnovo dello show così come quello di Ellen Pompeo. L’accordo stretto nel 2018 tra la ABC e l’attrice per le stagioni 15 e 16 l’hanno incoronata attrice protagonista più pagata della TV e nonostante le contrattazioni vengano individuate come positive resta la sensazione che Grey’s Anatomy, al massimo, rimarrà nei palinsesti televisivi ancora per un paio di stagioni. Non di più. Molto dipende però dalla volontà di Ellen Pompeo e da questo punto di vista la Vernoff si lascia ogni strada aperta mantenendo Meredith in precario equilibrio tra la vita e la morte (nel fantomatico limbo-spiaggia) e tergiversando con tutto il resto del cast.
La sensazione di chiusura si percepisce da diversi passaggi: il ritorno di svariate guest star all’interno dello show (dopo Patrick Dempsey e T.R. Knight manca ancora all’appello Sarah Drew); la crescita anagrafica e di minutaggio per Zola (una sorta di testimone metaforico che viene passato di mano); varie narrazioni che sembrano iniziare a chiudersi (Owen destinato alla solitudine, Tom e Teddy); morti di un certo rilievo.

L’USCITA DI SCENA DI ANDREW


È in particolar modo da quest’ultimo passaggio che la serie decide di ripartire, rimescolando nuovamente le carte. A dicembre la serie aveva lasciato il proprio pubblico con i DeLuca alle prese con l’inseguimento in puro stile detective privati, un inseguimento che in “Helplessly Hoping” trova la propria tragica conclusione. Per la precisione la parte action della vicenda viene presentata in “Train In Vain”, sesta puntata della quarta stagione di Station 19, altro prodotto Shondaland. Tornati nelle corsie del Grey-Sloan Andrew viene subito ricoverato e preparato per l’operazione per salvarlo dalla profonda coltellata subita a sfregio da un uomo che, evidentemente, proteggeva Opal, la trafficante di bambini già apparsa in Grey’s Anatomy. Da questo punto di vista è sicuramente discutibile la gestione dell’attacco subito da Andrew: l’uomo non viene minimamente ripreso in volto, compare dal nulla e l’intera sottotrama si risolve con l’arresto di entrambi. Il tutto, praticamente, offscreen.
Se da un lato abbiamo una gestione approssimativa di determinati particolari, dall’altro c’è la consueta mastodontica gestione da parte di Grey’s Anatomy per quanto concerne le uscite di scena violente dei personaggi principali. Se c’è una cosa che non occorre insegnare alla serie della ABC, infatti, è come infarcire una morte per far struggere il cuore al proprio pubblico. Anche la scomparsa di Andrew, personaggio lasciato in disparte spesso e volentieri nell’ultimo periodo, riesce a dimostrarsi avvenimento carico di emozioni, sentimentalismo e dolore. Un dolore provato da buona parte del cast: Richard e Miranda; Elm e Schmitt; Owen e Teddy. Lo show sa come giocarsi bene le proprie carte mettendo in pericolo il proprio cast, uno strumento a tratti cinico e spietato da parte delle showrunner ma che sottolinea ancora una volta come tutti gli equilibri siano precari all’interno di questo prodotto e che nessuno dovrebbe avere la percezione di sicurezza.
Altro elemento cardine è la musica che come un martello aiuta ad imprimere determinate scene nella mente dello spettatore: ascoltando oggi “Off I Go” di Greg Laswell risulta difficile non far correre la mente alla scena dell’ascensore di Izzie e George.

IL LIMBO


Assenza di battito. Linea piatta. Ancora una morte, ancora la necessità di ripartire alzando la testa.
Ad Andrew sono concesse le ultime scene in compagnia di Meredith, sulla spiaggia-limbo ormai divenuta simbolo di questa stagione e luogo di ritrovo dei personaggi del passato. I due si scambiano pochi fugaci sguardi, ma tanto basta ad Andrew per sottolineare la sua assenza di rimpianti per breve relazione tra i due.
Proprio del limbo inizia ad intravedersi un leitmotiv narrativo visto e considerato che ogni personaggio fin qui apparso in compagnia di Meredith ha sottolineato all’interno dei dialoghi come la giovane dottoressa abbia tirato fuori il meglio da loro: Derek, George ed ora Andrew. Uno schema che si ripete, quindi, e che a suo modo funziona. Esattamente come le morti eccellenti di Grey’s Anatomy.
Assenza di battito. Linea piatta. Ancora una morte, ancora la necessità di ripartire alzando la testa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Andrew e la sua uscita di scena
  • Gestione della morte all’interno di Grey’s Anatomy
  • La musica
  • Poche sottotrame e tutte con minutaggio, giustamente, ridotto
  • Jo ed Hayes
  • Gestione assolutamente discutibile dell’attacco ad Andrew
  • Questa dipendenza dalla morte da parte dello show non può sicuramente essere annoverata tra i punti positivi: per avere un episodio buono occorre tagliare una testa dal cast principale?

 

La morte del personaggio interpretato da Giacomo Giannotti rappresenta il punto di partenza da cui Grey’s Anatomy decide di ripartire per questa diciassettesima stagione. Una scelta forte ed importante a cui andrà dato un seguito d’altrettanto livello, altrimenti si rischierebbe d’aver sacrificato un ottimo personaggio senza ottenere alcun tipo di risultato.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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