Tendenzialmente, ci sono sempre grandi aspettative per quanto riguarda gli episodi che anticipano il season finale. Gli sceneggiatori solitamente sfornano episodi intensi che portano a un climax più alto nel finale, in modo da salutare gli spettatori con un evento particolarmente importante oppure con un cliffhanger che tenga alta l’attesa per la stagione che verrà.
Tutto questo non avviene in “I’m Still Standing”, che serve come simulacro di ciò che Grey’s Anatomy rappresentava ormai molti anni fa.
UN PRE-SEASON FINALE CHE SA DI POCO
Sarà che Grey’s Anatomy ha sempre abituato i suoi fan a finali intensi e al cardiopalma, ma quest’anno si assiste a una drastica inversione di marcia.
“I’m still standing” sembra più un episodio filler che non decolla e che avrebbe potuto benissimo essere collocato in mezzo ad altri episodi.
Questa decisione stupisce, soprattutto perché un penultimo episodio di stagione degno di Grey’s Anatomy avrebbe potuto risollevare una stagione che dal punto di vista narrativo è stata altalenante e inghiottita dalla bolla del Covid.
DIVERSE SETTIMANE, DIVERSE STORYLINES
Come molti episodi di Grey’s Anatomy, anche questo mette in gioco diverse storylines, disseminandole in diverse settimane.
Il tentativo di Jo di adottare la piccola Luna fallisce miseramente nel momento in cui viene rifiutata la sua richiesta. Non è ancora chiaro il motivo, anche se non è una storia che abbia mai tenuto il pubblico con il fiato sospeso.
Hayes compare pochissimo come da molti episodi a questa parte. Viene da domandarsi il perché di tutta l’attenzione che è stata riposta in lui inizialmente (come McWidow) quando ora è caduto praticamente nel dimenticatoio.
Schmidt decide di dare una nuova possibilità a Nico che sembra convinto questa volta. Purtroppo, il personaggio di Nico non è mai stato ben caratterizzato e risulta difficile empatizzare con lui. Non è un brillante chirurgo e non cattura l’attenzione: diventa difficile empatizzare con lui e di conseguenza non si trova un vero senso alla relazione quasi forzata tra lui e Schmidt.
Maggie e Winston riescono a trovare un punto d’incontro nella decisione di come celebrare il loro matrimonio e sembra che, dopotutto, un lieto fine possa esserci anche in Grey’s Anatomy. La loro storyline è l’unica attualmente degna di essere guardata: il personaggio di Winston è stato fin da subito ben caratterizzato e inserito nel contesto in modo deciso e convincente, a differenza di altri characters.
Link passa dall’essere esausto nel vivere in una casa piena di bambini al desiderare di avere più figli nel giro di pochissime scene, tanto che anche Amelia non sa proprio più cosa pensare.
In tutto ciò, Meredith trascorre settimane in casa accompagnata dalle visite sporadiche della Bailey che in meno di un minuto riassume ciò che è accaduto a Ben nel corso degli ultimi episodi di Station 19.
Ci si trova davanti a un miscuglio confuso, disomogeneo e mal scritto, conseguenza del lavoro discontinuo degli sceneggiatori capeggiati da Krista Vernoff.
Diversi fattori non hanno contribuito alla buona riuscita di questa stagione, tra cui la messa in onda discontinua, l’incertezza sul futuro della serie (la stessa Vernoff ha ammesso che fino all’ultimo non poteva sapere se concepire il finale come un season finale o come un series finale) e, ovviamente, l’avvento del Covid, che ha ridefinito completamente il modo di fare televisione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Grey’s Anatomy si avvicina al suo epilogo stagionale con un episodio che non sa di molto, che lascia l’amaro in bocca a chi si ricorda quando Grey’s Anatomy sapeva davvero come dettare le regole nel panorama televisivo. “I’m Still Standing” non fa che ricordare che tutte le cose belle devono finire, ma che è meglio che finiscano prima di diventare una brutta copia di ciò che erano un tempo.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.