How often do they play this game? Would they win big money here? Would you?”
“Why Does Everybody Hate The Jews?”, ennesimo siparietto a metà tra il trash e l’esilarante offerto da Hunters, propone una chiara parodia dei giochi a premi tipici americani, con l’unica differenza che l’obiettivo del gioco è azzeccare più ragioni possibili per cui tutti odiano gli ebrei. I tre concorrenti si alternano dando assurde risposte sicuramente divertenti, ma che a ben pensarci non si discostano più di tanto dalla realtà. Il tutto si chiude stavolta con una chiara riflessione rivolta direttamente allo spettatore. Ciò che questa breve scenetta vuole rendere chiaro e colpevolizzare è come l’odio si propaghi proprio sparlando tra le mura domestiche o alimentando sciocche convinzioni in segreto tra sé e sé.
Non è certo la prima volta che Hunters fa da ponte tra finzione e realtà: gli eventi principali e le vicissitudini dei personaggi sono chiaramente fittizi, ma il contesto in cui si trovano è assolutamente realistico. In questo episodio uno dei punti focali è il ritrovamento e interrogatorio di Wernher Von Braun, scienziato e ingegnere missilistico prima per la Germania nazista e poi reclutato dagli Stati Uniti con l’Operazione Paperclip.
È bene fare il punto della situazione proprio perché quest’uomo è realmente esistito. Ovviamente la sua morte non ha nulla a che fare con i Cacciatori, ma è una “licenza poetica” che la serie si prende per esprimere un concetto reale: lo sconcerto di Jonah nel sapere che un nazista fosse così amato e acclamato in America può bene o male rappresentare lo stesso sconcerto che può provare un qualsiasi spettatore venendo a sapere ciò. Le parole di Meyer chiudono la questione dando una risposta, per quanto apparentemente insensata, all’ingenua e implicita domanda “Perché quell’uomo era tanto osannato e importante se in realtà era un nazista?”.“Jonah, who did the Nazis kill? Jews. The majority of this country or any, for that matter couldn’t care less.”
Il precedente episodio di Hunters si era chiuso con il gruppo di protagonisti in una condizione tragica: Meyer in carcere, Lonny accoltellato e Murray sacrificatosi nel tentativo di disinnescare la bomba piazzata da Travis sulla metropolitana. Ebbene, “The Jewish Question” si adopera, almeno in parte, a riportare un equilibrio trai Cacciatori, rimettendo le cose a posto. Se i risvolti di Lonny e Meyer si risolvono molto in fretta (il primo sopravvissuto all’accoltellamento e riuscito – non si sa bene come – a salvarsi; il secondo scarcerato dalla stessa Millie, responsabile del suo arresto), molto più spazio viene dato alle conseguenze della morte di Murray (unico evento ovviamente irreversibile). L’episodio è infatti in gran parte incentrato sui due personaggi che più vengono sconvolti e toccati da tale dipartita, ovvero Jonah e Mindy.
È stato ben espresso nel corso della serie l’unico contrasto nella coppia Markowitz: se Mindy è una religiosa devota, forse la più fedele trai Cacciatori, Murray è invece un ateo convinto, divenuto tale dopo gli orrori della Shoah. Un argomento ricorrente nei dialoghi tra questi due simpatici personaggi è sempre stato proprio questo battibeccare riguardo la mancanza di fede di Murray. Non un elemento di grande importanza all’interno della trama, ma di certo essenziale per il personaggio di Mindy, che, una volta venuta a conoscenza delle ultime parole del marito (“Hodu l’Adonai, l’Adonai ki tov”, ovvero “Sia ringraziato Dio, perché Egli è buono”), scoppia infatti in un pianto liberatorio.
In una toccante scena successiva, Mindy immagina anche di chiacchierare col marito scomparso e di ricongiungersi per un breve momento anche col figlio Aaron, cercando conforto nel sapere che entrambi ora sono assieme nell’Aldilà e che vegliano l’uno sull’altro. Il tutto si chiude con l’uccisione – stavolta nella realtà – di Moritz da parte della donna. Mindy immagina infatti che Aaron chieda di mostrare pietà al suo assassino e, per rispettare il suo volere, uccide l’uomo senza infliggergli ulteriore dolore.
Come già detto, l’altro personaggio centrale dell’episodio è Jonah, che prosegue il suo percorso di crescita arrivando a somigliare forse fin troppo a suo nonno Meyer. Essenziale nella puntata e per il protagonista è capire per cosa e perché lui stia continuando a lottare. Questa domanda e la determinazione del personaggio si ripresentano sempre ad ogni morte alla quale il giovane assiste: entra nella vita dei Cacciatori cercando vendetta per l’uccisione della nonna; torna nel gruppo e ne diventa ufficialmente un membro per trovare l’assassino del migliore amico e infine sposa la causa più grande piuttosto che la vendetta personale dopo aver assistito al sacrificio di Murray. Quest’ultimo decesso rievoca in Jonah tutte le morti a cui ha dovuto assistere e per cui si colpevolizza. Questo, assieme agli ambigui insegnamenti di Meyer, portano Jonah ad un cambiamento enorme, che lo trasforma in un ragazzo spietato, ormai indifferente alle torture perpetrate verso i nazisti e che, anzi, se ne fa carico personalmente, anche oltrepassando il limite. Un Jonah dunque molto diverso da quello visto nel secondo episodio.
Incoraggiato da Meyer, che vediamo sfoggiare un sorriso sadico e compiaciuto nel vedere la risolutezza crudele di suo nipote, il ragazzo si convince che così stia onorando la memoria di sua nonna Ruth, ignorando ormai le immaginarie (ma veritiere) proteste della donna.
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Shalom Mutherf***er 1×07 | ND milioni – ND rating |
The Jewish Question 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.