Con un inizio tipico di un thriller che si rispetti si offre al pubblico Devil In Ohio, l’ennesima miniserie targata Netflix che terrà compagnia gli amanti del suddetto genere con 8 episodi della durata media di 40 minuti ciascuno.
Ispirato da eventi reali (senza voler essere un documentario di alcuna sorta) e tratto dall’omonimo romanzo di Daria Polatin (che ha anche ideato la serie stessa insieme ad altri nomi come Andrew Wilder, coproduttore di Criminal Minds), quello che – per ora – sembra quasi un remake oscuro di Unbreakable Kimmy Schmidt, riporta sotto i riflettori Emily Deschanel (che soprattutto i fan ricorderanno per ruoli di spicco in produzioni di successo come Bones) nei panni della dottoressa Suzanne Mathis che appare già nei primi minuti di “Broken Fall” quando una ragazza senza identità arriva nell’ospedale in cui lavora come psichiatra. Infatti, sebbene il titolo italiano di questo pilot sia “La Fine Di Una Disgrazia”, i problemi in realtà sembrano essere appena iniziati.
FALLEN ANGEL
Suzanne: “Are you feeling any better? You don’t have to be. Everyone always wants us to feel better, but sometimes we just wanna be”
Vista offuscata, ricordi confusi, ferite misteriose, sono le uniche e poche cose che si conoscono della ragazza senza nome (Madeleine Arthur) che trova supporto e comprensione soltanto grazie alla dottoressa Mathis che sembra sentirsi (altrettanto misteriosamente) particolarmente coinvolta, a punto tale che viene da chiedersi se si tratti di più che mera empatia e se c’entri qualcosa il segno intorno al polso sinistro che cerca attentamente di nascondere con l’orologio.
I giorni trascorrono, dell’intera vicenda si continua a sapere poco e l’unica persona a presentarsi in cerca della giovane donna è un uomo dal fare losco che afferma di essere lo sceriffo di Amon County (dove la teenager è stata trovata prima di essere portata in ospedale da un camionista), cosa che risulta difficile credere sia vera. Nel frattempo, nessun altro si presenterà e in attesa di essere affidata a una nuova struttura, Mae (che finalmente rivela il suo nome con un filo di voce) verrà accolta in casa Mathis.
MORNING STAR
Dani: “Why is mom always working?”
Jules: “Because she tries to save everyone”
Peter: “Hey, be nice. Your mom takes care of a lot of people”
La suspense dell’intera storyline viene interrotta e al contempo intensificata dalle scene familiari che vedono la dottoressa Mathis alle prese con il marito Peter (Samuel Heath Jaeger), un agente immobiliare in difficoltà con il lavoro, e con tre figlie (Jules, Xaria Dotson; Helen, Alisha Newton; Dani, Naomi Tan), ognuna con i propri problemi adolescenziali che sembrano ostacoli insormontabili.
Tra tutte, però, è la secondogenita Jules ad attirare maggiormente l’attenzione con la sua indole artistica e sensibile che, insieme alla sua evidente perspicacia, lascia facilmente intendere l’importanza che potrebbe avere per lo svolgimento della storia. Non sarà un caso, dopotutto, se Mae entrerà in sintonia proprio con Jules rivelando, per lo più involontariamente, dettagli di sé che desteranno ulteriori dubbi (forse sarebbe meglio dire timori) sul suo passato del quale non resta che domandarsi se sia effettivamente vittima. Con ciò, precisamente, si fa riferimento all’atteggiamento ambiguo di Mae che se da un lato è evidentemente sotto shock, dall’altro – specie in un paio di determinate occasioni – induce a sospettare che possa essere stata in primis complice degli eventi che le hanno poi procurato i successivi traumi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante alcune presenze robuste nel cast e la scenografia che si fa apprezzare soprattutto nel gioco tra flashback, per l’episodio pilota di una serie dal titolo accattivante come “Devil In Ohio” ci si aspetterebbe maggiore dinamismo, mentre i 40 minuti a disposizione fanno fatica a ingranare sempre in maniera giusta, infatti è solo il finale di puntata (con alcuni dettagli importanti) che nel giro di pochi secondi cattura veramente la curiosità dello spettatore che non ne abbia interrotto la visione prima…
Insomma, una serie che – nonostante la trama quasi scontata – potrebbe risultare piacevole fino alla fine (e probabilmente lo sarà), ma che quasi spreca la sua opportunità di sedurre e conquistare (anziché abbandonare) il pubblico.
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Amante della letteratura, decisamente meno della matematica, procrastinatrice seriale la cui unica costanza nella vita è la pizza. Giunge a Recenserie per mettere a tacere i sensi di colpa del troppo tempo speso a guardare serie TV anziché studiare e farsi una carriera.