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Un famoso proverbio afferma che “il cane è il migliore amico dell’uomo” ma non sempre la teoria si trasforma in pratica. Per il suo nono episodio, infatti, Into The Dark decide di scomodare nuovamente il maestro dell’horror, Stephen King, traendo ispirazione da “Cujo“, un altro suo famoso romanzo. Nel libro in questione viene narrata la storia di un docile e giocoso San Bernardo (Cujo) che, purtroppo, contrae la rabbia dopo essere stato morso da un pipistrello e diventa uno spietato mostro, ovviamente assetato di sangue.
Una vicenda simile capita a Maggie, protagonista della puntata ed interpretata da Judy Greer (“Arrested Development”, “Two and a Half Man”, “Kidding“): la donna, ormai prossima ai quaranta e troppo incline ad un atteggiamento ansioso, decide di adottare un cagnolino, come animale di supporto emotivo, per riuscire a gestire meglio i fallimenti della propria vita. Quello che all’inizio poteva sembrare un idillio perfetto, tra giochi, coccole e scodinzolate, si trasforma presto in un incubo. Reuben, il dolce meticcio di Maggie, nasconde un misterioso lato oscuro e, quando qualcuno minaccia la sua padrona, il cagnolino sfodera il suo Mister Hyde ed uccide tutti, tra eviscerazioni e schizzi di sangue.
La puntata, pur soffrendo di un minutaggio troppo allungato, mantiene un buon ritmo, aiutata anche dal giusto equilibrio tra horror ed humour diventato ormai marchio di fabbrica dello show. Aaron e Will Eisenberg – sceneggiatori dell’episodio – presentano una storia dell’orrore atipica in quanto allo spettatore riesce difficile scagliarsi contro un assassino dal musetto adorabile. Nonostante Reuben sia un killer a tutti gli effetti, il modo in cui elimina le proprie vittime ha un che di comico e di giustificabile, così che l’elemento horror non sovrasti mai del tutto la narrazione. Le scene splatter sono eseguite con un guizzo spassoso ed esilarante, sollevando il prodotto tra troppa serietà che avrebbe finito con il rovinare il tutto. La prima stagione, infatti, aveva come errore principale quello di prendersi troppo sul serio e di scadere nell’ovvietà dell’horror, presentando veri e propri lungometraggi che non avevano nulla da dire.
Un altro punto di forza di “Good Boy” è, senz’altro, la libera interpretazione che viene lasciata al pubblico. Certo, lo show mostra in maniera evidente la malvagità e le azioni di Reuben, ma potrebbe anche essere tutto frutto dell’immaginazione di Maggie o, ancora meglio, potrebbe essere Maggie la vera responsabile degli atroci delitti? La donna, infatti, stanca di essere sempre messa da parte e non considerata, potrebbe aver sviluppato un istinto omicida ed aver dato sfogo alla propria rabbia, finendo con il diventare una serial killer. La scena finale è un chiaro esempio di questa visione generale della puntata: Maggie, interamente coperta di sangue, abbraccia Reuben e viene arrestata dalla polizia che sembra quasi non accorgersi del cane.
“Good Boy” è un episodio che diverte – evento affatto scontato in una produzione di genere horror – e spaventa relativamente, ma di certo non era questo il fine ultimo degli autori. La riflessione sugli abissi nei quali può sprofondare la mente umana è un plus per la puntata che prospetta anche questo tipo di spiegazione.
“Good Boy” è un episodio che diverte – evento affatto scontato in una produzione di genere horror – e spaventa relativamente, ma di certo non era questo il fine ultimo degli autori. La riflessione sugli abissi nei quali può sprofondare la mente umana è un plus per la puntata che prospetta anche questo tipo di spiegazione.
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Si è quasi alla fine di questa seconda stagione per lo show prodotto dalla Blumhouse Television. Il percorso è stato lungo e non sempre in discesa, ma gli autori sembrano aver posto rimedio agli svariati errori della stagione precedente. Il giusto mix tra orrore e comicità è la carta vincente di Into The Dark.
Delivered 2×08 | ND milioni – ND rating |
Good Boy 2×09 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.