Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 2×03 – Making Friends And Influencing PeopleTEMPO DI LETTURA 7 min

/
0
(0)

C’è decisamente qualcosa che non va. Perchè se Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. riesce ad essere finalmente tutto quello che spettatori e fan volevano e speravano, come si spiega questo vertiginoso calo di ratings? Azzardando ipotesi, qualcuno potrebbe dire che “Heavy Is The Head” ha sbagliato per forza da qualche parte, scoraggiando di conseguenza molte persone alla visione di “Making Friends And Influencing People”; se però avete letto la recensione del secondo episodio sopracitato, ricorderete che non è così. Ma mi rendo conto che cominciare in questo modo, come uno di quei film che partono dalla fine, per poi raccontare tutta la pellicola a colpi di flashbacks, non è forse il migliore dei modi. Quindi, ripartiamo dall’inizio e spieghiamo cosa c’è di ironico e beffardo in una puntata che, con un titolo del genere, di amici se ne fa sempre meno e di gente sembra convincerne poca.
Se dovessimo fare un paragone sportivo, questa puntata non è una gara o una manifestazione sportiva di qualche tipo (come le Olimpiadi), ma degli esercizi di stretching, dove il ritorno di Donnie “Blizzard” Gill è solo il deus ex-machina del vero obiettivo dell’episodio. Non sappiamo di preciso quanto, ma di tempo tra la prima e la seconda stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. ne è passato, e anche se ritroviamo fisicamente gli stessi personaggi (più qualche nuovo elemento aggiunto), caratterialmente non lo sono; l’episodio ci vuole dire a gran voce che tutto è giocato sulla gara tra Hydra e S.H.I.E.L.D. a chi arriva prima al giovane Blizzard, ma in realtà lo è solo in parte, poichè questa sfida è solo uno specchio per le allodole, una trama creata sì con un suo fine per l’economia della serie, ma più mirata a lavorare sui personaggi e a far trovare alcuni di essi una nuova ragion d’essere. A livello di obiettivi, per questo S.H.I.E.L.D. under (re)construction non è cambiato quasi niente, i nemici sono sempre quelli ma i mezzi sono scarsi: è cambiato però l’approccio, il modo di affrontare e percepire la minaccia, i sacrifici che si è disposti a fare e come cambiano l’animo certe decisioni. Basti guardare all’utilizzo di Simmons, una scienziata inadatta per l’undercover mandata come spia in una base del nemico, o come l’utilizzo del traditore Ward come principale fonte di informazione; con Jemma si rischia e con Grant si fa un sacrificio, ma è proprio in questi quaranta minuti dedicati principalmente ad una brillante caratterizzazione che ci vengono spiegate un po’ di cosa, come e quanto è cambiato nei protagonisti.
E per farlo bastano solo poche frasi o poche azioni, basta prendere come esempio Skye, Coulson e Fitz; la prima spara a Gill quando ormai non c’è più modo di salvarlo, e il secondo dice esplicitamente a Fitz che egli è il Direttore, è nella natura di questa figura avere dei segreti e il terzo per poco non ammazzava una persona che considerava un amico nelle stesso modo in cui l’ha danneggiato a sua volta. Nella prima stagione, si sarebbero fatti molti più scrupoli, ma come si diceva: la lotta è contro l’Hydra, un Hydra più forte che mai e che ha richiesto anche agenti più duri e solerti che mai. Evolvi o muori.

Ma l’occhio vuole la sua parte e la produzione, che imparato molto degli errori commessi in precedenza, adesso diventa abbastanza abile da non sacrificare tutto il resto solo per lavorare sui protagonisti; di sicuro l’episodio è sopratutto “TeamCoulsoncentrico”, ma non solo quello. Il ritorno di Blizzard è la prova che il personaggio non è un semplice easter egg della prima stagione, ma pedina di una scacchiera più grande, di un Universo dove tutto è collegato; la ricerca dell’Hydra dei soggetti con superpoteri è la continuazione di un piccolo indizio rilasciato alla fine di Captain America: The Winter Soldier, altro segno che alla creazione di questo Universo narrativo c’è un disegno ad incastro molto complesso. Nonostante il lavoro di stretching caratteriale, questo Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. riesce ad infilarcelo, come riesce anche ad inserire alcune scene in cui Blizzard usa finalmente i suoi poteri (migliorando, quindi, anche gli effetti speciali), molta azione, dialoghi brillanti e addirittura uno humor inserito al punto giusto, e non forzato come la stagione precedente; in passato non ci sarebbe stato tempo per questo, o meglio, ci sarebbe stato ma l’avrebbero confezionato male, cosa che qui non succede e si dimostra ancora una volta la presa di coscienza dello show e il miglioramento generale. Forse l’unico vero difetto è Whitehall, se consideriamo il fatto che è il gran visir di tutti i nemici della season two, è ancora un villain un pò generico, non ancora ai livello del carismatico John Garrett.
Siamo quasi a fine recensione e scommetto che molti di voi sono arrivati fino qui un po incuriositi dall’introduzione e desiderosi di sapere qual’è il segreto che si cela dietro i bassi ascolti, nonostante l’ottima fattura raggiunta dallo show. Perdonate per il McGuffin, ma la risposta è: boh, non lo sappiamo. Il vero motivo rimane ancora un segreto che nemmeno la miglior spia riuscirà a far suo, ma possiamo di sicuro azzardare un’ipotesi: gli abitanti del vasto regno dei tv-addicted è solo gente di passaggio,  pochi di loro sono veramente degli assetati di telefilm nonché appassionati d’assalto desiderosi di scoprire con la propria testa; pochi sono quelli che vanno a toccare con mano (in questo caso, vedere con gli occhi) la vera qualità di una serie tv senza farsi influenzare dal giudizio altrui. Che è magari lo stesso giudizio delle persone che guardano Greys’ Anatomy, un telefilm che ha notoriamente perso la sua strada ma che la gente lo guarda per un solo motivo: abitudine, zero voglia di cambiare, zero voglia di scoprire. Dunque fancazzismo? Non proprio, quanto passatempo, e non inteso come hobby ma proprio nell’atto di “passare il tempo”: il telefilm è notoriamente meno impegnativo del libro e più corto del film, perfetto per staccare la spina. Hanno certamente ragione, ma una serie tv non dovrebbe essere percepita solo in questo modo, perché dovrebbe sopratutto appassionare. Il che è un peccato, si danneggia così una serie che ha praticamente tutto quello da cui si poteva pretendere da certe premesse e promesse fatta agli albori.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata (che a sto giro sono molto pochi).
  1. I metodi che usano Whitehall e Bakshi per piegare l’Agente 33 al volere dell’Hydra hanno un nome ben preciso: “Il Metodo Faustus”. Il nome che danno alla pratica è un chiaro riferimento a Johann Fennhoff, meglio conosciuto con l’alias del Dottor Fautus; il personaggio è uno psichiatra formidabile che ha deciso di darsi al crimine dopo aver scoperto un rivoluzionario e innovativo metodo per plagiare la mente delle persone e portarle a compiere obiettivi ben precisi tramite suggestione e ipnosi. Specializzato nell’introspezione della psiche e nella criminologia, nei comics darà parecchio filo da torcere a Capitan America, sopratutto all’amore della sua vita: Sharon Carter, sulla quale si accanirà parecchio sperando di far male (per vie trasversali) al Capitano.
  2. In questo episodio torna Donnie Gill, nei fumetti conosciuto come Blizzard e celebre avversario di Iron Man. Per sapere di più, consultate l’episodio della sua prima apparizione: “Seeds
  3. Sempre parlando di Donnie Gill, il progetto a cui Hydra lo destina nel suo programma viene chiamato “Progetto Blizzard”, ovvio riferimento al suo alter-ego da supercriminale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sopraffina caratterizzazione
  • La scena Fitz/Ward
  • Miglioramento effetti speciali
  • Riconfermato il salto di qualità
  • Tempistiche humor azzeccate
  • Bassi ascolti
  • Whitehall

 

Con “Making Friends And Influencing People”, Marvel’s Agents Of SHIELD confeziona una terza puntata molto solida, riuscendo in tutti gli obiettivi che si era prefissato: migliorare la caratterizzazione, senza sacrificare tutto il resto. Lascia amareggiati, però, il vertiginoso calo di ascolti, fenomeno attualmente inspiegabile che si sta già presentando come una minaccia peggiore dell’Hydra per il serial; il che, è davvero un peccato, visto la dilagante qualità che da tre episodi continua a sgorgare da questo telefilm.

 

Heavy Is The Head 2×02  5.05 milioni – 1.8 rating
Making Friends And Influencing People 2×03  4.39 milioni – 1.6 rating

 

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

1 Comment

  1. Ciao, spero che guardiate i commenti anche ai post vecchi.
    Volevo farvi notare che avete “invertito” due recensioni. “Heavy s the Head” è la puntata con Donnie Gill, mentre “Making friends and Influencing people” è la puntata in cui catturano l’uomo assorbente.

    Comunque belle le recensioni, e questa serie è uno sballo!! Un saluto

Precedente

Gotham 1×03 – The Baloonman

Prossima

Resurrection 2×02 – Echoes